domenica 18 gennaio 2015

C'E' UNA TESTE A FAVORE DI BOSSETTI MA LA PROCURA LA IGNORA

 

Tiziana Maiolo. giornalista de Il Garantista, sembra credere all'innocenza di Massimo Bossetti, che si trova da sette mesi in carcere con l'accusa di essere l'assassino di Yara Gambirasio. Però non è questa sua personale convinzione che sembra motivarla quanto la difesa dei principi di presunzione di non colpevolezza e della libertà personale, che non dovrebbe essere mai violata se non per gravi, specifiche e comprovate circostanze. 
Sicuramente sette mesi senza che l'Accusa si decida a partorire la richiesta di rinvio a giudizio sono tanti. Certo, i nostri inquirenti possono pensare che in India fanno passare tre anni senza nemmeno partorire una precisa imputazione, ma non mi sembra un paragone accettabile né opportuno.
Curioso, nel giorno in cui il Garantista postava questo articolo della Maiolo con la notizia di un testimone che potrebbe essere utile alla tesi che Altri sia l'assassino della ragazza, quelli di Quarto Grado, una delle tre-quattro trasmissioni spazzatura che campano sul forcaiolismo nazionale, ignoravano questa teste e ne mandavano in tv un'altra che, viceversa, porta acqua ( piuttosto torbida a dire il vero, basata com'è su congetture e forse ) alla tesi preferita, cioè quella colpevolista.


Il Garantista


C’è una testimone che scagiona Bossetti

a. massimo Bossetti
Un muratore rumeno, ha fatto lavoretti a casa Gambirasio e ha un furgone bianco. Nel 2010 raccontava di avere una ragazza molto giovane, minorenne, che viveva in provincia di Bergamo, faceva la “danzatrice” e si chiamava Yara. Sembra l’identikit perfetto dell’alter- Bossetti. E, come lui, non va criminalizzato. Ma la storia va raccontata. E’ dai difensori di Bossetti che arriva la notizia di un’indagine difensiva che ha rintracciato una testimone “molto attendibile”, la quale ha parlato, nella sua deposizione, del giovane muratore rumeno.
La testimone, una signora di una certa età, lo aveva conosciuto quando lui cercava una stanza dove alloggiare. Non si sa, per ora, in quale città. Prima di aver perfezionato l’accordo ( complicato dal fatto che il ragazzo rumeno voleva anche spostare a casa della signora la residenza ), il giovane muratore un paio di volte le aveva chiesto la possibilità di ripulirsi o fare una doccia. Le aveva anche raccontato di questa ragazza, che lui rispettava, tanto che mostrava un medaglione e giurava “sul suo dio” che mai l’avrebbe toccata finché lei non fosse stata maggiorenne. Ma come mai si chiama Yara, aveva chiesto la signora incuriosita, è straniera? No no, aveva risposto lui, è di Bergamo, anzi di un paese vicino a Bergamo. E’ una danzatrice, aveva aggiunto, fa ginnastica e vince premi con le sue compagne. Il ragazzo dice anche che lui e Yara si vedevano di nascosto dalla famiglia, anche perché tra loro c’era una certa differenza di età.
Questi discorsi erano avvenuti tra settembre e novembre del 2010. Il 26 novembre, proprio il giorno in cui la ragazzina sparì, il muratore rumeno chiama la signora, chiede se può andare da lei a fare una doccia perché è in partenza per la Romania e prima deve andare a salutare la sua ragazza. Poi parte con un’altra persona. Il giorno dopo chiama la signora per dire che è arrivato bene, ma lo fa in modo frettoloso e con un tono brusco che non aveva mai avuto, poi chiude la telefonata. La sua interlocutrice, stupita per il tono e per la fretta, lo richiama, ma trova una segreteria estera. Nel frattempo nelle valli bergamasche tutti cercano Yara. Quando la nostra testimone apprende la notizia della sparizione fa due più due e deduce che i due ragazzi siano scappati insieme, che abbiano fatto la “fuitina”.
Tre giorni dopo però, quando apprende dell’arresto scenografico in mezzo al mare del muratore marocchino Fikri, immagina che gli inquirenti siano fuori strada e abbiano fermato un innocente. Che cosa fa dunque? Quello che viene in mente a una persona non pratica di questure e palazzi di giustizia. Ferma un carabiniere per strada, ingenuamente gli dice “avete arrestato un innocente”, lui la invita ad andare a deporre, lei si scoccia e gli fornisce le proprie generalità, il numero di telefono e l’indirizzo. Che caratterino! Se vi interessa, sapete dove sono, chiude. Non sarà mai una testimone, nessuno la chiamerà.
Si farà viva di nuovo nei mesi scorsi, quando, dal suo punto di vista, un altro innocente finirà in carcere, Massimo Bossetti. Questa volta impugna carta e penna e scrive all’avvocato. Così nascono le indagini difensive, incontri diversi nel corso delle settimane,decine di viaggi all’estero del dottor Denti, il criminologo che assiste l’avvocato Galvagni nella difesa di Bossetti. Il muratore rumeno è individuato, anche se non ancora contattato. Il resto è ancora notizia riservata. Ma interesserà tutto ciò gli inquirenti, o sono così affezionati alla propria ipotesi inquisitoria da non avere nessuna curiosità?
Intanto arrivano i risultati ufficiali delle perizie disposte su una serie di oggetti sequestrati a Massimo Bossetti, dall’auto al furgone al telefonino: tutti negativi, da nessuna parte ci sono tracce di Yara. Nei confronti del muratore bergamasco rimane solo la prova del dna. Che è parsa troppo poco persino agli inquirenti, tanto che hanno lasciato scadere il termine di 180 giorni entro cui avrebbero potuto far celebrare il processo con il rito immediato. E Bossetti è in custodia cautelare da sette mesi.


1 commento:

  1. MARCO PAGELLA

    Ed il disposto ex art. 358 C.P. ? Se sono sicuri del quadro indiziario perché non chiudono le Indagini ?

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