E' un po' che non mi occupo del campionato di calcio italiano, non entusiasmandomi la Juventus di Allegri, alla quale preferisco quella di Conte (quella del primo anno soprattutto, che mangiava l'erba e che non perse con nessuno) e tantomeno il duello con la Roma, con un allenatore che, personalmente, era assai meglio non fosse arrivato su quella sponda del Tevere. I tifosi di calcio sono brutte bestie, presisposti geneticamente al pianto, al complesso persecutorio, alla convinzione che l'ingiustizia colpisca sempre e solo la propria squadra. Quelli della Lupa non fanno eccezione, anzi.
In un ambiente fomentato da non so quante radio che campano praticamente sul calcio e su questo tifo, a Roma di tutto c'era bisogno meno che di un allenatore come Garcia, una pessima copia di Mourinho (che almeno sapeva essere anche spiritoso). Belli i tempi di Liedholm (dotato di elegante ironia) e di Eriksson, probabilmente non a caso due svedesi. Insomma, calcio spesso mediocre, con le solita grida manzoniane, anzi un po' peggio quando di mezzo c'è la Capitale.
DI qui una certa presa di distanza. Ieri sera, come al solito, ho ignorato la partita in tv, piacevolmente a cena di amici.
Tornato a casa, ho visto su FB i commenti contenti dell'amico De Simone, e ho capito che doveva essere andata bene ai bianconeri. IN effetti avevano vinto al San Paolo 3-1, vittoria francamente insperata, visto la pareggite imperante tra i giovanotti di Allegri, e il fatto che il Napoli, contro le cd. grandi, e al San Paolo, fa in genere buone partite (la migliore, quella in cui sconfisse nettamente la Roma). Stamane leggo i servizi, vedo in video una sintesi della partita e la mia soddisfazione si sgonfia subito. Siamo alle solite. Qui conta SOLO e SEMPRE il RISULTATO.
La Juve ha vinto una partita in cui, incredibilmente, rispetto allo sciupio che più spesso la contraddistingue, ha fatto 4 tiri e 3 gol. RIspetto ad occasioni recenti, è stata più fortunata, mentre gli avversari sono stati più imprecisi nelle loro occasioni. Ne è venuta fuori una vittoria rotonda e bugiarda. Ma i commenti parlano di Juve "solida", che ha saputo soffrire, finalmente concreta dopo le ultime partite in cui spumeggiava per un tempo, non chiudeva i matches nel momento favorevole, finendo sempre rimontata. E sarà pure. Però le domande forse dovrebbero essere altre, al di là del risultato. Come gioca questa squadra ? A me non sembra bene. In difesa, orfani dall'inizio del giocatore più forte, che è Barzagli, e con Buffon che la sua ampia maturità inizia a mostrarla di sovente, siamo decisamente meno forti che nel passato. A metà campo, abbiamo smesso di mangiare il prato, tendiamo più al possesso palla, con efficacia relativa, specie sotto porta avversaria. Gli attaccanti, a parte Tevez, sono piuttosto stitici.
Ci sono delle fiammate positive, leggo, ma che non durano mai più di 30 minuti. E il resto della partita ?
Però abbiamo "sbancato" il San Paolo, e tutte queste considerazioni non contano.
Si è vinto no ? E allora tutto il resto è filosofia inutile.
No, non mi piace il calcio italiano.
Scatto Juve
Pogba, Caceres e Vidal piegano il Napoli,
bianconeri a +3
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI NAPOLI La legge dei grandi numeri, quella che per definizione azzera le statistiche, si manifesta al posto giusto al momento giusto per la Juventus che temeva molto questa giornata.
Era dal 30 settembre 2000 che Madama non vinceva a Napoli. Non c’era riuscita negli anni di Lippi, Capello e Conte, ci riesce ora, alla fine di una partita scorbutica, iniziata e conclusa da due colpi di genio (e di potenza pura) di Pogba e Vidal, intervallati dal ritorno con gol di Caceres. Così alla fine di questa giornata, in cui era stata anche paventata la perdita del primo posto in classifica detenuto dal 2013, la Juventus si ritrova addirittura con tre preziosi punti di vantaggio sulla Roma.
La squadra di Allegri ha palesato alcuni dei soliti errori permettendosi un po’ più di solidità, è mancato il Napoli, velleitario e confuso, tutto scatti e accelerazioni, ma incapace di innescare i suoi interpreti offensivi.
La brillantezza del gruppo Benitez sulle note di Pino Daniele, celebrato sobriamente senza far tracimare il ricordo nella melensaggine, stenta a manifestarsi contro una Juventus impostata con un profilo basso e sornione.
Allegri tiene in panchina Lichtsteiner preferendogli il redivivo Caceres. Benitez invece non fa sorprese. Una, e non buona, è di De Guzman che si divora un gol abissale davanti a Buffon.
Non c’è un gran ritmo, si sta come d’inverno (che qui c’è come pioggia ma non come temperature) sugli alberi le foglie, con la paura che un refolo di vento faccia il disastro.
Il Napoli cerca il contropiede rapido e assassino, la Juventus preferisce il solito palleggio. Spesso impreciso e barocco.
Ogni tanto uno dei grandi solisti juventini si ricorda della sua classe. Pogba intercetta la traiettoria di un pallonetto e inventa una girata al volo che colpisce il palo interno e non lascia scampo a Rafael.
Per il resto del primo tempo si cincischia, però una possibile palla gol capita alla Juventus, sui piedi di Caceres. Preciso l’inserimento, potente il tiro, ma sul primo palo. Così la Juventus termina in vantaggio il primo tempo della sua quinta partita consecutiva: Sampdoria, Cagliari, Supercoppa, Inter. E la domanda epocale è: riuscirà Madama a conservarlo?
Dall’avvio del secondo tempo l’orientamento è per il no. La Juventus perde troppi palloni a centrocampo. I quattro giocatori che formano il rombo d’oro bianconero non riescono più ad avviare un’azione.
Sembra che, in casa bianconera, esista questa regola: mai più di un coniglio bianco a partita. Paul Pogba, per esempio, estratto il suo, quasi si eclissa. E così, con l’ingresso del peperino Mertens il Napoli, che pure non ha combinato molto, pareggia con Britos su angolo.
Eppure questa volta la Juve estrae dal cilindro il carattere. Va di nuovo in vantaggio con Caceres, protagonista assoluto: ritorna dopo l’infortunio con la Roma, segna, in leggero fuorigioco, il 2-1 su punizione di Pirlo, si fa di nuovo male.
Dopo il 2-1 Allegri ridisegna la squadra sistemandola un 5-3-2 con chiaro intento conservatorio. Madama sbuffa, fatica, sbaglia, rischia ma regge. E Vidal, per la legge dei conigli, estrae il suo con un sinistro micidiale mandando tutti a casa.
Roberto Perrone
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