domenica 15 febbraio 2015

SPERIAMO CHE ALMENO SUL REFERENDUM SULLE RIFORME RANZI NON MENTA

 

Le riforme ce le facciamo da soli. Bene. siccome l'uomo che dice queste umili parole ha promesso che le sottoporrà a referendum popolare che le faccia, poi vedremo. Perchè, come gli ricorda Ainis oggi sul Corriere, la maggioranza di cui si vale per farle è truccata, da un premio dichiarato incostituzionale prima e dalla transumanza di un centinaio di parlamentari poi. Non un granché. Quanto al voto popolare, i dati sull'astensione non li vedrei confortanti...
Il dubbio è che la promessa non la mantenga. Non sarebbe una novità per il Pinocchio di Palazzo Chigi



Il peggior modo di riscrivere la Carta di tutti
di Michele Ainis

 

 Nessun dorma, canta il tenore mentre aspetta Turandot. E infatti i nostri deputati sono rimasti insonni per tre notti, insultando, strattonando, lanciando giavellotti. Troppi caffè, evidentemente. Ma dovremmo svegliarci anche noialtri, invece dormiamo come pargoli.
Perché è questa la nota più dolente: la riforma costituzionale cade nel silenzio degli astanti, benché lassù non ci facciano caso. Saranno i doppi vetri che proteggono il Palazzo: loro non ci sentono, noi non li sentiamo. Ma che cos’è una Costituzione? È un pezzo di carta, diceva Calamandrei: lo lascio cadere e non si muove. Per animarla serve un popolo, serve un sentimento. Viceversa adesso circola solo risentimento.
Non era così, ai suoi tempi. Nel 1946 si tenevano comizi in piazze affollatissime, si discuteva nei partiti, c’era in edicola perfino una rivista ( La costituente ), che accompagnò i lavori dell’Assemblea. Anche nel 2005, però, durante il parto della Devolution un fremito percorse gli italiani. Di qua i circoli di Forza Italia, di là i comitati Dossetti, le Acli, i sindacati. E l’anno dopo al referendum, benché senza quorum, votò il 53% degli elettori.
Ma adesso, alla partecipazione, è subentrata l’astensione. Le Politiche del 2013 hanno registrato l’affluenza più bassa della storia repubblicana. Nel 2014, in Emilia-Romagna, altro record negativo: si presentò alle urne il 37% appena degli aventi diritto. E nel frattempo la «cittadinanza sfiduciata» è diventata il doppio, osserva Carlo Carboni ( L’implosione delle élite - Leader contro in Italia ed Europa ).
Come ci è potuto accadere? Magari sarà colpa della crisi: a forza di stringere la cinghia, ci siamo trasformati in un popolo anoressico. Ma è soprattutto colpa loro, la nostra inappetenza. Basta fare un po’ di conti: in un paio d’anni hanno cambiato gruppo 184 parlamentari, uno su cinque. Correndo per lo più in soccorso del vincitore, sicché il Partito democratico ingrossa le sue fila, mentre da Scelta civica s’apre un esodo di massa. Ma questa no, non è una scelta civica.
Dopo di che il Pd timbra la riforma in solitudine, perché le opposizioni escono dall’Aula. O meglio, non in solitudine: con i transfughi, con i 127 deputati eletti in virtù d’un premio annullato poi dalla Consulta. Totale, 308 voti. Curioso: gli stessi che, nel novembre 2011, incassò Silvio Berlusconi sul rendiconto dello Stato. Lui ci rimise la poltrona, ora quel numero basta per correggere quaranta articoli della Costituzione. Che Forza Italia approva al Senato, disapprova alla Camera.

5 commenti:

  1. PAOLO CAVUTO

    Oggettivamente sarebbe il momento giusto (nel senso di "giustizia", non nel senso di "opportuno" o "conveniente" per qualcuno) per tornare al voto..però..almeno co' sta benedetta riforma elettorale. Troppo "giusto" come pensiero?

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    1. Assolutamente d'accordo sul fatto che sarebbe giusto tornare al voto. Sulla riforma elettorale, qualche dubbio ce l'ho, sia per il fatto che si voterebbe in due modi diversi alla Camera e al Senato (il bicameralismo perfetto sussiste), sia per un sistema che sembra troppo cucito addosso ai desiderata del PD renziano. Mi piacerebbe misurare la prepotenza di Renzi non sorretta da bonus di maggioranza. Il 40% sarebbe una soglia anche accettabile, per far scattare il premio, ma non con un'astensione che viaggia oltre il 30%. In più, c'è poi il ballottaggio, nel caso, probabile, in cui quel 40% resti non raggiunto. In GB, dove pure c'è l'uninominale maggioritario, e in Germania, dove la Merkel aveva preso il 42% dei voti, sono dovuti ricorrere ad alleanze per formare i governi. Il principio di governabilità non può stravolgere quello di rappresentanza, e un partito col 25% (se non meno) del consenso degli aventi diritto non può, per alchimia elettorale, avere la maggioranza assoluta.

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    2. PAOLO

      Hai ragione, dimenticavo che il Senato è oggetto di riforma costituzionale. Sulla legge elettorale sono d'accordo, non è il massimo: ma, almeno fino a 2 settimane fa, sembrava condivisa da una maggioranza "larga" (non sto qui a discutere sul fatto che FI sia sempre stato un partito carismatico, per non dire patronale, e che il PD lo sia, di fatto, diventato). Credo che in Italia la governabilità sia diventata più urgente, e che si possa rinunciare a qualcosa in fatto di rappresentanza; anche se personalmente reintrodurrei subito le preferenze. Come vedi ho idee non molto chiare al riguardo, ma credo che sia ora di avere un governo legittimato da un voto.

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  2. LUIGI DESIDERATO

    l referendum e' secondo costituzione. Neppure l' impostore guelfo potra' evitarlo. E speriamo gli italiani gli diano la bastonata che serve e si merita.

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    1. Mi sembrava di ricordare anche io così. In realtà il referendum è obbligatorio quando il Parlamento approva le riforme senza maggioranza qualificata, come sembra evidente avverrà. Quindi Renzi non fa nessuna concessione ma è costretto dagli eventi.

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