martedì 3 febbraio 2015

UN GIORNO I PICCOLI DEI TORNERANNO QUELLO CHE SONO : BAMBINI




Una cosa curiosa mi è accaduta negli ultimi giorni. In Tv sono andati in onda, a distanza di un giorno l'uno dall'altro, film già visti e che mi erano piaciuti. Uno storico, come Kramer contro Kramer, con dei giovani Dustin Hoffman e Meryl Streep (1979), un altro più recente, ma anch'esso di oltre dieci anni fa fa : Prova a prendermi (2002), con Leonardo Di Caprio.
Bè ci sono due scene emblematiche che ci danno il segno del tempo passato, non sempre in meglio.
Partiamo dal primo film. Dustin Hofmann è in causa con l'ex moglie che, dopo essersene andata perché in crisi di identità, lasciandolo solo col figlio Billy, ritorna e chiede l'affidamento del piccolo. Battaglia giudiziaria che nonostante tutti i progressi fatti come padre "mammo", Hofmann perde. Vuole appellarsi ma l'amico avvocato lo avverte "stavolta per provare a vincere dovremo portare Billy in aula". E il padre di rimando "No, a queste condizioni no". E rinuncia all'appello. 
Poi il film finisce bene, con la madre che fa un passo indietro, anche lei per il bene del figlio.
Secondo film. Qui il figlio è Leonardo Di Caprio, decisamente più grande di Billy ma evidentemente ancora non maggiorenne, visto che quando sono i suoi di genitori a divorziare, un gentile signore gli si presenta e con pacatezza gli chiede di scrivere su un foglio il nome del genitore con cui vuole continuare a vivere. "Vai in camera tua e prenditi il tempo che ti serve", gli dice l'uomo con comprensione.
Leonardo scappa di casa. 
Sono film vecchi, datati.
In linea con quei sentimenti ricordo un'udienza, di almeno 20 anni fa, in cui una madre aveva portato in aula la figlia piccola, chiedendo che venisse ascoltata dal giudice. Il magistrato, una donna, con cortesia e fermezza disse che la bambina doveva essere allontanata.
Altri tempi, evidentemente.  Migliori.
Oggi, per la legge italiana, l'ascolto dei minori in aula è obbligatorio compiuti i 12 anni, e prima la cosa è lasciata alla valutazione del giudice.
Nelle cause di separazione giudiziale, è ricorrente il ritornello : "è il bambino/a che non vuole vedere il padre/la madre, fatevelo dire da lui/lei"
Non parliamo poi delle accuse di maltrattamenti e/o molestie sui minori, che finiscono 5 volte su 10 archiviate (non arrivano quindi nemmeno alla dignità di una valutazione in un'udienza ), e delle restanti 5, 3 si chiudono con il proscioglimento, ma intanto tutti i danni che potevano fare sono stati fatti. 
No, non credo sia stata un'idea brillante questa che ha aperto la strada, di fatto, all'influenza, spesso decisiva, che viene data alla volontà dei minori.
Se ne sopravvaluta la capacità di indipendenza, di sottrarsi alla pressione e al condizionamento che su di essi esercitano genitori e adulti infingardi, anni luce lontani dall'esempio dei protagonisti di Kramer contro Kramer.
Si sottovalutano elementi pure sempre  ripetuti nei convegni - e dimenticati nelle ctu - dagli psicologi per i quali il minore, in una situazione conflittuale, dando ormai per scontato che un genitore lo perderà, si butta su quello percepito come "più forte", in modo da conservarne almeno uno. "Più forte", non il più adeguato ( o, più spesso, meno inadeguato) a favorirne una crescita sufficientemente equilibrata (nelle separazioni conflittuali non accade mai). 
Di Caprio, per non dover scegliere tra la madre e il padre, per non scrivere quel nome su un foglio di carta, scappa.
Quelli di oggi cercano di capire, viste le brutte, cosa gli conviene di più, senza sapere che quella scelta, con ogni probabilità, che si rivelerà come rinnegazione di uno dei due genitori, la pagheranno, dentro di sé, tutta la vita.
E il nostro sistema è oggi concepito per favorire tutto questo.
Sono certissimo che un giorno tutto questo finirà, che rinsaviremo, i minori cesseranno di essere piccoli dei, si tornerà a stabilire regole generali che sottrarranno i figli dalle squallide contese di qualche genitore demente, affiancato da avvocati e consulenti prezzolati. 
Si cercherà un equilibrio tra i diritti di tutti, senza questo mantra fallace e simil teocratico dell'"interesse superiore del minore".
I bambini torneranno ad essere bambini.
Sarà un bel giorno. Ma prima di allora avremo ucciso emotivamente migliaia di individui. Grandi e piccoli.

Di seguito, uno stralcio di un intervento della D.ssa Marisa Nicolini in tema di false denunce di abuso sessuale (noi ce ne occupammo lungamente in un apprezzato post del 2012 : http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2012/07/le-false-denunce-di-abuso-sessuale-sui.html).




La quarta tipologia, la più frequente, annovera soggetti – che possono essere o meno portatori di disagio psichiatrico – pervasi dall’odio e dal desiderio di vendetta nei confronti dell’ex partner, tanto da disporsi a strumentalizzare il minore pur di distruggere il ‘nemico’, senza chiedersi se la prima vittima di questa guerra totale non sia proprio quella più indifesa: loro figlio.
In tutti questi casi, anche quando la falsa denuncia viene finalmente ad essere dichiarata infondata, si determina la vittimizzazione di figli e padre, a causa del tempo – spesso lungo – in cui non è stato permesso loro di frequentarsi, della vergogna e dell’imbarazzo di entrambi che consegue ai casi in cui il minore è stato manipolato per rivelare abusi mai subìti, della stigmatizzazione subìta dal genitore ad opera dei media e che nessuna sentenza di assoluzione potrà mai completamente cancellare, del terribile effetto confusivo sullo sviluppo psicologico del minore che l’induzione di falsi ricordi determina.
Tutto ciò richiede che l’operatore (psicologico, di polizia, legale, ecc.) si disponga in modo emotivamente neutro di fronte ad una denuncia di abuso sessuale, senza ipotesi pregiudiziali che orientino in modo distorto, in un senso o nell’altro, l’approccio con l’indagine e con il minore in particolare, nel più rigoroso rispetto di una metodologia comunicativa e relazionale garante della massima possibilità di raccogliere dalle presunte vittime resoconti veritieri, grazie a modalità di conduzione del colloquio rigorose e scientificamente fondate.
Pertanto il fenomeno delle false denunce impone agli operatori che si occupano di abuso ai minori un ulteriore incremento di professionalità, nella consapevolezza della gravità delle conseguenze sia di un abuso non riconosciuto, che di un abuso erroneamente convalidato, perché le tracce che resteranno nella psiche dei minori saranno comunque indelebili.
 

4 commenti:

  1. RICCARDO CATTARINI

    Perfetto Stefano. Non sopporto gli obblighi per i giudici in materia di prove. La verità, come disse una volta un mio compagno di Forum Giustizia Pd (vedi alle volte anche lì vengono fuori cose semi sensate) è che non ci fidiamo dei giudici, e quindi concepiamo la procedura come un recinto, da un lato con le garanzie formali penalistiche, dall'altro con norme demenziali come quella che qui commenti, che se ho ben capito impongono l'audizione di un ragazzino, con atto evidentemente assai invasivo, anche se si potrebbe evitare. Soluzioni? Non lo so, mi dicono solo che nei paesi anglosassoni la procedura di fatto non esiste, è il Giudice saggio che decide. Certo che da noi se non rendi le norme cogenti, i giudici non le applicano, il CPP è pieno di norme ragionevoli, di fatto disapplicate. Leggiti ad esempio il 506 n.1 CPP: l'indicazione alle parti di nuovi temi da provare non esiste proprio, e ce ne sono tante altre.

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  2. CATALDO INTRIERI

    L'ascolto dei minori: un'acuta ed al solito controcorrente critica del camerlengo stavolta nel settore di competenza. E' un bene far decidere al figlio?

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  3. ANNA PULIAFITO

    Finalmente un bel pezzo davvero!

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  4. RAFFAELLA ROJATTI

    Una riflessione molto giusta

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