mercoledì 11 marzo 2015

ANNETTA : BERLUSCONI ASSOLTO, L'INFORMAZIONE FORCAIOLA CONDANNATA

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Nel giorno del lutto di personaggi tristi come Travaglio, Ferrarella, Di Pietro, girotondini, popolo viola (vabbè, scribacchini a parte, gli altri sono sbiaditi ex  partigiani di un tempo che fu, da parecchio marginalizzati dalla storia ), giudici e pm militanti o dimissionari, mi piace dare spazio al commento di colleghi e amici  del PD che, forse perché buoni conoscitori del diritto, non sono sbalorditi dall'assoluzione definitiva di Berlusconi sancita dalla Corte di Cassazione che ha confermato la sentenza della Corte d'Appello di Milano nel cd. processo Ruby. In questo momento, compassionevole va il nostro pensiero alle tre irinni del collegio di primo grado, che comminarono una condanna addirittura superiore alla richiesta dell'accusa ( la Boccassini si era "fermata" a sei anni, loro no, SETTE ! ) e all'ex presidente Tranfa, che  si è perfino dimesso (oddio, 70 anni li aveva fatti...) per manifestare il suo dissenso dai colleghi che lo avevano messo in minoranza nel giudizio d'appello, ribaltando la sentenza del Tribunale.
Le prime investite di una missione che ha comunque prodotto il suo scopo, e alla quale hanno sacrificato la propria credibilità, il secondo uscendo nel modo peggiore di scena, meritandosi il durissimo biasimo del suo superiore gerarchico, il presidente Canzio ( ripassare, del caso, il post  http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2014/10/il-presidente-canzio-biasima-duramenta.html ).
Naturalmente tutta questa gente - basta scorrere il livido sarcasmo di tutti coloro, comici compresi, che sull'antiberlusconismo, Ruby e le olgettine hanno campato lustri - è convinta che la Cassazione abbia salvato il Cavaliere, che magari da domani il patto del Nazareno risorgerà. E le penne forcaiole, di cui, con stili diversi, Travaglio e Ferrarella sono solo i capibanda, continuano a ripetere i loro mantra : funzionari di polizia concussi, cioè sottoposti a pressioni insostenibili (mai provate...tutta psicologica l'ipotesi dell'accusa e dei suoi sodali, con Coppi che ha buon gioco nel ricordare che essere "potenti" non è di per sé un reato), inverosimiglianza della tesi difensiva per la quale  Berlusconi non conosceva la minore età di Ruby, ché bastava guardarla...E qui, basta rivedere le foto della ragazza Image result for ruby berlusconi, la malafede di questi signori è più luminosa del sole a mezzogiorno.
 Di queste cose - le lacune giudiziarie dell'accusa, la squallida operazione politica, il pessimo connubio informazione - procura (fu Violante, mentore dell'autore dell'articolo che segue, a coniare il felice auspicio della separazione delle carriere tra magistrati e giornalisti...) - scrive con efficacia e chiarezza Massimiliano Annetta, avvocato, politico e uomo di valori di sinistra.
Buona Lettura


L'ASSOLUZIONE DI BERLUSCONI E' LA SCONFITTA POLITICA CULTURALE DI UN MONDO 


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Il Berlusconi politico, fin dalla sua discesa in campo, non mi è mai piaciuto, e non perché portasse il doppio petto o la cravatta a pois, ma perché, sin da quel lontano 1994, mi pareva proporsi come il rinnovato campione di quello che Gramsci definiva il “matrimonio” tra borghesia umbertina e plebi incolte che aveva fatto da brodo di coltura al ventennio fascista.

Insomma Berlusconi non mi piaceva e non mi piace, parafrasando più prosaicamente Gaber, poiché espressione della italica borghesia “statale, parastatale e affine”. Allo stesso modo di come dopo di lui non mi sarebbero piaciuti i Di Pietro e i Grillo: né di destra né di sinistra, espressione di una politica vuota, fatta con la sola coerenza dei sondaggi.

Ma questa è politica e non c’entra, o meglio non dovrebbe entrarci, con la giustizia, ché, come ammoniva Calamandrei, “quando per la porta della magistratura entra la politica, la giustizia esce dalla finestra”.

Ieri, sul piano giudiziario, Berlusconi ha conseguito una indubbia vittoria. La Cassazione ha confermato la sentenza di assoluzione della Corte di Appello di Milano e questo chiude il capitolo certamente più infamante delle sue traversie giudiziarie.

Subito è stato un fiorire di difensori di ufficio dell’accusa e delle sue tesi che hanno, come nel luglio scorso, tirato in ballo la Legge Severino e lo stanco refrain delle leggi ad personam. L’argomento, all’un tempo, prova poco e prova troppo. Prova poco perché non è dato comprendere come lo spacchettamento del vecchio art. 317 del codice penale, che disciplinava la concussione, nel novellato 317 e nel nuovo 319 quater, abbia determinato le sorti processuali dell’ex premier. Ma, soprattutto, prova troppo perché pretende di svilire l’assenza di “indebito vantaggio” a elemento senza importanza. Insomma la Severino, ben lungi dall’essere una legge ad personam, ha solo fatto esplodere l’incongruenza di un’accusa per concussione senza concusso (Ostuni ha sempre negato di essersi sentito condizionato) e di uno strano processo nel quale, al netto delle “furbizie orientali” di Ruby, l’accusa ha rinunciato, chissà perché, alla sua testimonianza.

Ma non è neppure il piano giudiziario ad interessarmi, bensì quello più squisitamente politico-culturale. Titolo a cinque colonne di Repubblica, un grido disperato: "La Cassazione salva Berlusconi". Salva, non conferma, né assolve (che pure sarebbe stata un’improprietà, ché la Cassazione non assolve e non condanna e, cari giornalisti che vi occupate di giudiziaria, almeno i rudimenti della procedura penale sarebbe bene conoscerli).

Non mi ha sorpreso il titolo di Repubblica perché comprendo che sia dura riconoscere, per tutti coloro che per anni hanno spacciato, e non solo nei confronti di Berlusconi e dei suoi pruriginosi bunga bunga, un avviso di garanzia per una condanna definitiva o intercettazioni prive di alcun rilievo penale, nelle quali magari si parlava di corna, come verità rivelate, che ieri hanno, loro si, ricevuto una condanna definitiva.

Perché hai voglia a dire nella società dominata dai media che la giustizia non ha risolto i suoi problemi con l’informazione; la questione è palindroma, ché nemmeno l’informazione ha risolto i suoi problemi con la giustizia.

Lo schema è sempre il solito: interscambio interessato tra notizie e pubblicità. Giornalismo da riporto, l’ha definito qualcuno. Io do’ le notizie al giornalista amico e in cambio ascendo all’empireo della notorietà. Ci si sono costruite carriere da una parte e dall’altra, solleticando la pancia di una società malata che ha bisogno di eroi per coprire i propri vuoti.

Bene, anzi male. Questa informazione, che ha sobillato il giustizialismo di massa di un’ opinione pubblica sempre più impoverita ed impaurita, che vede nella caduta del potente un mezzo per confermare i suoi sospetti anticasta e per assolvere sempre e comunque se stessa, ha creato i presupposti per un grave arretramento civile.

Ieri, anche se quasi nessuno l’ha detto, per questa colpa è stata condannata.

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