lunedì 2 marzo 2015

DE LUCA CANDIDATO GOVERNATORE IN CAMPANIA. E' QUESTO IL CAMBIAMENTO DI VERSO ???

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Immagino l'imbarazzo dei miei amici renziani di fronte all'esito delle primarie campane, con De Luca vincitore e quindi prossimo candidato per il PD alle elezioni regionali  venture.
Imbarazzo perché l'uomo non è esattamente il "nuovo che avanza",  ed è anche uno dei più, come dire, disinvolti ?, tra i personaggi politici in pista. Condannato per il reato di  abuso d'ufficio, incurante dell'ordinanza del Tribunale per la quale si doveva dimettere da sindaco essendo divenuto viceministro ai tempi del governo Letta, De Luca è uno di quelli che di pelo sullo stomaco ce ne ha da far invidia ai maneggioni della DC di un tempo (avete presente Sbardella, Evangelisti ? ) , altro che rappresentante del partito dei "migliori" ! 
Non che il suo competitor. Cozzolino, fosse questa perla...
Insomma, da quelle parti il nuovo non si afferma.
Personalmente, peraltro, mi fanno piacere gli schiaffoni presi da due personaggi che non apprezzo : Saviano e Migliore. Il primo aveva esortato i campani a disertare le primarie, per dare un segnale, e infatti ci sono andati in 150.000..., l'altro è uno dei tanti Jago in giro nel PD, provenienti da barche rivelatisi scomode per la carriera, che aveva provato a candidarsi per poi sottrarsi alla conta (che sarebbe stata mortificante). 
Le primarie restano strumento che sta portando più danni che benefici, ma nel PD sono prigionieri del loro mantra di "diversità".
I risultati sono questi.





La politica campana resta ferma al passato
 di Antonio Polito 


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Ha vinto Vincenzo De Luca, l’intramontabile sindaco-ras di Salerno. Secondo è Andrea Cozzolino, l’impenitente delfino di Bassolino. Perde Roberto Saviano, guru della sinistra legalista, che aveva incitato i militanti del Pd al boicottaggio delle primarie: l’affluenza alle urne è stata invece forte, oltre quota 150 mila. Certamente un successo, anche se non si sa quanto drogato: un collaboratore del Corriere del Mezzogiorno è riuscito ieri a votare in quattro seggi del salernitano con lo stesso certificato.
Ma, nonostante l’afflusso ai seggi, non ha molto da festeggiare neanche Matteo Renzi. Il segretario del Pd deve aver tirato ieri sera un sospiro di sollievo: si temeva il bis del 2011, quando per i brogli furono annullate le primarie a Napoli, e invece almeno finora le contestazioni sono poche, perfino meno che in Liguria, forse anche grazie alla spasmodica attenzione dei media. Eppure il Pd che si è imposto in Campania non è il suo, ha piuttosto il volto del passato, è dominato come sempre dai signori delle tessere e delle clientele, e quel che è peggio si è dimostrato impermeabile ad ogni tentativo di rottamazione.
Il Pd di Roma ha dovuto ammainare la bandiera della questione morale, consentendo a De Luca di gareggiare nonostante una condanna penale per abuso di ufficio, che gli costerà l’immediata sospensione dall’incarico da parte del prefetto in caso di elezione a governatore della Campania, a norma della legge Severino. Di più: il sindaco di Salerno è stato dichiarato decaduto da un tribunale perché si è ostinatamente rifiutato per un anno di ottemperare alla legge che gli imponeva di dimettersi dopo essere stato nominato viceministro del governo Letta. La vittoria di De Luca è insomma il risultato più imbarazzante per la segreteria Renzi: non sarà facile per il premier fare la campagna elettorale in Campania accanto a lui, contro il centrodestra di Caldoro.
Cozzolino, secondo arrivato, è stato invece il braccio destro di Bassolino nell’ultima Giunta regionale, quella che fu travolta dallo scandalo dei rifiuti: non esattamente l’immagine che il premier vuole dare del suo nuovo partito della nazione. Mentre si è dovuto ritirare Gennaro Migliore, l’ homo novus lanciato in campo da Renzi nella speranza che con lui si riuscissero ad evitare le primarie, che alla fine si è trovato solo nella gabbia dei leoni ed è scappato. Perfino Gino Nicolais, lo scienziato presidente del Cnr, è stato brutalmente messo da parte, tant’era la voglia delle correnti di contarsi nell’ordalia delle primarie.
Forse è giunto il momento di riflettere sul senso di gare così fatte, puri duelli personalistici, in cui lo scambio di favori e di promesse prevale sul confronto politico, senza neanche il tempo di una campagna elettorale degna di questo nome (rinviate per quattro volte, le primarie sono state confermate appena quattro giorni prima del voto), aperte all’inquinamento di pacchetti di voti provenienti da altri partiti (un eurodeputato si è dimesso dal Pd accusando i candidati di aver stretto patti con la destra dei cosentiniani; un altro deputato ha accusato l’Udc salernitana di aver fatto votare i suoi).
Più che il rapporto con l’elettorato, conta la mobilitazione delle truppe sul territorio. In competizioni così è davvero difficile che vinca il migliore. Il massimo che si può sperare è che non vinca il peggiore.




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