Non so se sono vere le dichiarazioni attribuite al ministro greco della difesa, Panos Kammenos, se lo fossero, l'unica speranza che l'uomo avesse ingerito sostanze stupefacenti di cattiva qualità. Come altrimenti giustificare la minaccia di riempire l'Europa di immigrati, terroristi compresi, se le istituzioni della UE negassero i fondi necessari alla Grecia. O la borsa o la vita !
Kammenos non è di Syriza, ma della destra nazionalista, ma il concetto, in termini meno netti, sarebbe stato espresso anche da altri esponenti governativi, quali i ministri degli interni e degli esteri...
Pare che Tsipras sia interventuo sui suoi per gettare un po' di acqua sul fuoco, con i tedeschi particolarmente infuriati.
Come scrive giustamente Danilo Taino - di seguito - non c'è dubbio che l'Unione Europea ha bisogno di "ripensare se stessa", ma questa strada non sembra decisamente la migliore.
Quello che la Grecia
non può fare:
rinviare ancora
di Danilo Taino
Nessuno vuole la Grecia fuori dall’euro. Al di là delle possibili ripercussioni di mercato e finanziarie di un evento del genere, le conseguenze politiche sarebbero pesanti. L’intero progetto europeo verrebbe scosso: questa non sarebbe necessariamente una cosa cattiva, la Ue ha bisogno di ripensare se stessa; avverrebbe però sull’onda di una «espulsione» che provocherebbe risentimenti nazionali e politici in tutto il continente, sarebbe l’apertura di conflitti dagli esiti non prevedibili.
In più, c’è la situazione politica internazionale. Angela Merkel — che ieri da Tokyo, in qualità di presidente di turno del G7, ha parlato ai giapponesi di come la Germania ha fatto i conti con il passato nazista — sostiene che oggi la sfida maggiore per l’Europa è quella portata dalla Russia di Putin in Ucraina. Un fronte di crisi interno alla Ue sul caso greco avrebbe l’effetto di disunire gli europei proprio quando hanno bisogno di mostrarsi uniti di fronte a Mosca. E poi c’è il fatto che i greci non meritano di pagare ulteriormente l’irresponsabilità della loro classe dirigente che, dietro l’assistenzialismo, ha profittato di uno Stato lottizzato, clientelare e corrotto. Il nuovo governo guidato da Tsipras è legittimato dalle elezioni vinte a introdurre riforme radicali in Grecia. Due cose, però, non può fare. Una è il continuo rinvio di queste riforme: ancora ieri, i ministri delle Finanze dell’Eurogruppo hanno sottolineato che le proposte di Atene sono insufficienti per un progetto condiviso, sono generiche, poco dettagliate. Non chiariscono ad esempio cosa intenda fare il governo ellenico in fatto di mercato del lavoro e privatizzazioni, aspetti ritenuti chiave per riportare la Grecia su una strada non solo di crescita ma di ricostruzione. L’altra cosa che Atene non può fare è pretendere che gli altri 18 membri dell’Eurozona cambino politica se non vogliono: semplicemente, non lo faranno. I tempi sono stretti, passare alla fase in cui si fa sul serio è urgente. L’alternativa è pessima.
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