lunedì 13 aprile 2015

AINIS E I DUBBI DI COSTITUZIONALITA' SULL' ITALICUM

 

Si avvicina il momento del voto al Senato sull'Italicum, che dovrebbe, secondo le intenzioni dell'uomo che comanda, ma non governa (copyright : Enrico Letta ), sancire l'approvazione definitiva della nuova legge elettorale. Michele Ainis, prendendo spunto da un articolo fortemente critico di Antonio Polito  (   ), pubblicato qualche giorno fa sullo stesso Corriere, oggi scrive un editoriale dove evidenzia a sua volta alcune criticità importanti della normativa in questione, ricordando all'esecutivo un dato molto importante : il rischio di incostituzionalità di un testo che, rimanendo com'è, appare deficitario sul lato della rappresentanza e degli equilibri tra maggioranza e opposizione (sostanzialmente, quelli di cui parlava Polito, parlando di Gigante e Cespugli). Dubito assai che il rischio di bocciatura, ventilato dal costituzionalista, possa venire dal presidente Mattarella, che sembra conoscere il significato della parola gratitudine (in genere è una virtù...nel caso di specie, trattandosi del Capo dello Stato di tutti gli italiani, meno) , ma la Corte Costituzionale, col Porcellum, ha già dimostrato di essere sensibili ai temi segnalati...
Ma i tempi di una pronuncia della Consulta non sono certo veloci, e in fondo a Renzino basta che l'Italicum, cucitosi addosso come un abito su misura (Panebianco, nell'editoriale     ) , duri fino alle prossime elezioni, che non necessariamente dovrebbero giungere a fine legislatura (2018), anzi...
Buona Lettura


LE TRAVI CHE ACCECANO
L’ITALICUM
di Michele Ainis
 

Aprile è il mese più crudele, diceva Thomas Eliot. Quest’anno la sua crudeltà s’esercita sulla legge elettorale. Mercoledì scorso è iniziato l’esame in Commissione; il 27, giorno di paga, a pagare sarà l’Aula. Ma dov’è la cattiveria dell’ Italicum ? Non nel suo concepimento, benché uno dei due genitori (Berlusconi) l’abbia ripudiato. Dopotutto, senza questa nuova creatura, dovremmo allattare quella vecchia: un proporzionale super (il Consultellum ), che a sua volta allatterebbe mille partitini in Parlamento. È la sua gestazione, tuttavia, a procurarci il mal di pancia. È la traduzione dei principi in regole. Perché regole fasulle possono ben falsificare ogni valore, tramutarlo in disvalore.
Da qui l’allarme suonato dalla minoranza del Pd. Preoccupazione giusta, ma per ragioni sbagliate. Dicono: sommando la nuova legge elettorale all’abolizione del Senato, s’avvia una deriva autoritaria. Troppo governo, poco Parlamento. Dunque senza correttivi all’Italicum non voteremo la riforma della Carta. E no, non è la Costituzione che diventa incostituzionale a causa della legge elettorale, ma casomai l’opposto. Bisogna distinguere i due piani, altrimenti si cade dalle scale. Ri-dicono: i capilista bloccati sono una vergogna, dateci le preferenze. Come se non fossero ancora una volta una vergogna i 26 mila voti di preferenza incassati da Fiorito (scandalo dei gruppi consiliari in Lazio) o gli 82 mila di Ferrandino (scandalo delle Coop di Ischia). Come se le preferenze plurime non fossero già state introdotte dall’ Italicum , insieme alle pluricandidature. Anzi: l’abuso delle seconde favorirà l’uso delle prime.

Se vengo eletto in 10 collegi come capolista, poi dovrò sceglierne uno; sicché gli altri 9 posti al sole andranno ai candidati più votati.
Ma loro vedono la pagliuzza, non la trave. Invece entrambi gli occhi di questa legge elettorale vengono accecati da due travi: di merito e di metodo. Perché in primo luogo alleverà un gigante con tanti cespugli, per riprendere l’espressione di Antonio Polito ( Corriere , 8 aprile). L’ Italicum premia il partito vittorioso, determina l’investitura diretta del premier, però con una soglia d’accesso al 3% spegne l’opposizione, la frantuma, le impedisce ogni funzione di controllo. Il voto diventa un plebiscito, il plebiscito muta i parlamentari in plebe. E perché in secondo luogo la legge è viziata anche nel metodo, dato che s’applica a una Camera, quando il Parlamento ne ospita ancora due. La clausola di salvaguardia — che posticipa i suoi effetti al 1º luglio 2016 — è un ombrello bucato: nessuno può garantirci che a quella data la riforma del Senato sarà approdata in porto. E allora avremmo un sistema stralunato, con due Camere armate l’una contro l’altra, un maggioritario di qua, un proporzionale di là.
La via d’uscita? Non certo un voto di fiducia, per blindare l’ Italicum zittendo le opposizioni in Parlamento. C’è un precedente, è vero: De Gasperi nel 1953, rispetto alla «legge truffa». Pessimo precedente, dato che la materia elettorale si coniuga alla materia costituzionale, secondo l’articolo 72 della nostra stessa Carta. E poi sarebbe come ammettere che la truffa si ripete, quando basterebbero un paio di correzioni per disarmare il truffatore. In primo luogo mettendo nero su bianco che la nuova legge elettorale entrerà in vigore soltanto dopo la cancellazione del Senato elettivo. E in secondo luogo alzando la soglia al 5%, come in Germania. O anche, perché no?, battezzando un premio di minoranza, per il partito che arrivi secondo in campionato. Così il potere incontrerà un contropotere. Renzi ha in gran sospetto ogni modifica, perché teme il riesame del Senato. Ma all’esame di Stato troverà comunque Mattarella, e dopo di lui pure la Consulta. Meglio evitare bocciature. 


1 commento:

  1. Non ne ho molta di fantasia Perché credo che l’utopia sia la luce per un domani migliore.
    Per fare si che questo entri nelle menti va alimentata e credimi faccio molta fatica perché io appartengo alla generazione nata ne l’era fascista dove gli analfabeti erano la maggioranza siamo sopravvissuti al fascismo alla distruzione della guerra ma il sogno utopico non ci a mai abbandonato con sacrificio abbiamo ricostruito L’ITALIA da consegnare ai nostri figli per un domani migliore. L’ignoranza credevamo fosse la nostra debolezza i fatti ci hanno smentito. Noi senza licenza elementare abbiamo avuto come insegnante l’esperienza che ci ha fatto capire che le ideologie non esistono sono solo create ad arte dalla classe dominante per creare fazioni da sottomettere al proprio volere Ti domanderai ma dove vuole arrivare? Ci arrivo subito al sogno utopico che se venisse coltivato è l’unica salvezza L’utopia unica luce per un domani migliore senza partiti che fanno chiacchiere da 66 anni Utopia per un popolo coeso a l’interesse comune non dei pochi come avviene da sempre con la sparizione di tutto ciò che sino ad oggi ci a ingannato per il loro tornaconto
    Sfruttando credenze politiche e religiose hanno approfittato dell’ignoranza per gettare radici cosi profonde del male da ingannare anche chi ignorante non è
    Tutto questo ha fatto il suo tempo per questo più li lasceremo al potere e più si avvicinerà la fine fa da spia la crisi mondiale creata dalla cupidigia anticamera della fine di tutto
    L’unico antidoto? è il sogno utopico che diventa realtà rispecchiando cosi il volere di chi ha creato un mondo perfetto. Dominato dalla gente più imperfetta che esiste sulla faccia della terra L’utopia è il messia del terzo millennio dove quell’uno per cento che domina il mondo cederà il passo al nuovo privo dell’interesse dei pochi a beneficio di tutto il mondo unito in un solo credo la fratellanza . scusami se ti ho annoiato ma noi ignoranti con pochi vocaboli ci ripetiamo allungando lo scrivere per spiegare il nostro pensiero.

    PS Non c’è nessuna differenza fra ( Democrazia e Comunismo)
    Sino a che nel Mondo prevarrà la cupidigia
    il Popolo sarà Sempre sfruttato dalla classe dominante.

    La differenza ci sarà quando il credo delle forze Politiche
    Si completerà fondendosi a formare un solo credo ( EGUAGLIANZA SOCIALE)
    Vittorio.A

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