In passato, nel riportare le intemerate di Piero Ostellino contro il Premier, prendevo le distanze. Non dalla sostanza, ché condividevo per lo più, ma per i toni.
L'arroganza crescente di renzino a Palazzo Chigi, l'autismo dei suoi, mi stanno facendo pensare che anche nei modi il patriarca del giornalismo liberale in Italia abbia ragione.
A differenza di Ostellino, continuo però a non credere che Renzi possa essere addirittura un pericolo per la democrazia. Forse perché lo sottovaluto.
Questo l'articolo sulla rubrica settimanale, Il Dubbio, traslocata dal Corriere al Giornale.
Buona Lettura
Renzi e le riforme millantate
Nello
stesso momento in cui si profila un'altra ondata di tasse, il
presidente del Consiglio annuncia che, nel 2016, diminuiranno
Nello
stesso momento in cui si profila un'altra ondata di tasse, il
presidente del Consiglio annuncia che, nel 2016, diminuiranno
Nello
stesso momento in cui si profila un'altra ondata di tasse - questa
volta locali, e il governo centrale entra in conflitto con i sindaci di
mezza Italia cui ha delegato l'incombenza dopo aver loro ridotto la
capacità di spesa - il presidente del Consiglio annuncia che, nel 2016,
le tasse diminuiranno.
Si rivela quello che è: un imbroglioncello, tanto cinico da
credersi il più furbo di tutti e di poterla mettere nel sacco a
chiunque, ma che ha incominciato a perdere consensi. Non si può
ingannare tutti e sempre...
Vado scrivendo da tempo che siamo nelle mani come si direbbe in America - di un venditore di auto usate dal quale sarebbe sconsigliabile, per evitare fregature, comprarne una. Non è il riformista che dice di essere, bensì un trasformista e un propagandista di se stesso che perpetua la politica di sempre della sinistra alleata ad una Pubblica amministrazione parassitaria, inefficiente e avida; una sinistra che non fa le riforme delle quali c'è bisogno, e che lo stesso capo del governo millanta e propaganda come fossero già state fatte; provvedimenti che servono solo ad accrescere il potere personale dell'inquilino di Palazzo Chigi. Ma la parte degli italiani che ancora crede in lui associa la scomparsa dalla scena politica di Rosy Bindi a un cambiamento abilmente reclamizzato. Contemporaneamente, non è evidentemente neppure un caso sia in cantiere una ristrutturazione della Rai che, per il modo col quale la si prospetta e l'importanza che riveste nella formazione dell'opinione pubblica, minaccia di trasformarsi in una sorta di ufficio pubblicità del capo del governo. Del resto, basta già sfogliare qualche giornale e seguire i telegiornali per capire come andrà a finire. Il Paese non sta uscendo dalla recessione e, se ne uscirà, sarà per fattori esterni, di certo non per il governo. Il debito pubblico e la disoccupazione aumentano, ma, a giudicare da giornali e telegiornali, «tutto va per il meglio»; paghiamo tasse sempre più elevate, ma siamo felici perché abbiamo comprato l'auto usata, dando credito al piazzista che ce l'ha venduta, raccontandoci che ne pagheremo di meno. Il presidente del Consiglio gira l'Italia, ostentando la sicumera del ragazzo del bar che ha appena raccontato agli amici di essersi portato a letto la cassiera del negozio di fronte... Se tutto ciò non fosse ridicolo, sarebbe tragico. Da tempo vado scrivendo che Matteo Renzi è un pericolo per la democrazia. Ora, anche Corriere e Repubblica , che pur lo hanno sostenuto e ancora languidamente lo sostengono, pare se ne siano finalmente accorti e lo scrivono, ancorché con prudente cautela. Ma se una stampa libera, che eserciti la sua funzione critica nei confronti del potere politico, è il fondamento della moderna democrazia, la nostra è tutt'altro che in buona salute.
Vado scrivendo da tempo che siamo nelle mani come si direbbe in America - di un venditore di auto usate dal quale sarebbe sconsigliabile, per evitare fregature, comprarne una. Non è il riformista che dice di essere, bensì un trasformista e un propagandista di se stesso che perpetua la politica di sempre della sinistra alleata ad una Pubblica amministrazione parassitaria, inefficiente e avida; una sinistra che non fa le riforme delle quali c'è bisogno, e che lo stesso capo del governo millanta e propaganda come fossero già state fatte; provvedimenti che servono solo ad accrescere il potere personale dell'inquilino di Palazzo Chigi. Ma la parte degli italiani che ancora crede in lui associa la scomparsa dalla scena politica di Rosy Bindi a un cambiamento abilmente reclamizzato. Contemporaneamente, non è evidentemente neppure un caso sia in cantiere una ristrutturazione della Rai che, per il modo col quale la si prospetta e l'importanza che riveste nella formazione dell'opinione pubblica, minaccia di trasformarsi in una sorta di ufficio pubblicità del capo del governo. Del resto, basta già sfogliare qualche giornale e seguire i telegiornali per capire come andrà a finire. Il Paese non sta uscendo dalla recessione e, se ne uscirà, sarà per fattori esterni, di certo non per il governo. Il debito pubblico e la disoccupazione aumentano, ma, a giudicare da giornali e telegiornali, «tutto va per il meglio»; paghiamo tasse sempre più elevate, ma siamo felici perché abbiamo comprato l'auto usata, dando credito al piazzista che ce l'ha venduta, raccontandoci che ne pagheremo di meno. Il presidente del Consiglio gira l'Italia, ostentando la sicumera del ragazzo del bar che ha appena raccontato agli amici di essersi portato a letto la cassiera del negozio di fronte... Se tutto ciò non fosse ridicolo, sarebbe tragico. Da tempo vado scrivendo che Matteo Renzi è un pericolo per la democrazia. Ora, anche Corriere e Repubblica , che pur lo hanno sostenuto e ancora languidamente lo sostengono, pare se ne siano finalmente accorti e lo scrivono, ancorché con prudente cautela. Ma se una stampa libera, che eserciti la sua funzione critica nei confronti del potere politico, è il fondamento della moderna democrazia, la nostra è tutt'altro che in buona salute.
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