mercoledì 15 aprile 2015

ATTENTO MISTER ALLEGRI, CON IL CIRCO. SE CONTA SOLO VINCERE, APPENA PERDI COSA RESTA ?



Ho finito da non molto il libro con la biografia calcistica di Arrigo Sacchi : CALCIO TOTALE.
Leggibile ma nulla di che. Il pensiero sacchiano è noto, avendolo espresso in molteplici occasioni il suo autore e i suoi epigoni sia durante la carriera agonistica che dopo. Tuttora, facendo il commentatore televisivo su Sky, Sacchi dice sempre le stesse cose....conta il collettivo,  la squadra è un'orchestra (e naturalmente l'allenatore è il direttore...altro che 10% di incidenza !!), il calcio all'italiana non va bene, i giocatori devono sapere far tutto, il campionissimo si deve mettere a disposizione della squadra e non viceversa. Naturalmente il nostro è talebano ma non scemo, e sa benissimo che questo non è l'unico calcio vincente (basti pensare al Napoli di Maradona...) , né il solo a dare spettacolo. Però può vantarsi a ragione nel dire che il SUO Milan è entrato nella storia non solo per le vittorie ( tra l'altro, nei suoi 5 anni sulla panchina rossonera, ha vinto un solo scudetto, anche se un altro glielo rubarono...) ma per il MODO in cui quella squadra giocava. Io francamente non ricordo una squadra italiana più forte e spettacolare del Milan degli olandesi volanti, dove però i magnifici assi orange - Van Basten, Gullit e Rijkard - erano completati da fior di campioni indigeni : Baresi, Maldini, Donadoni, poi Ancelotti, Virdis,  sostenuti da giocatori meno talentuosi ma bravissimi come Tassotti, Evani, Massaro, Colombo. Non amo gli assolutisti, e Sacchi lo era e lo è, però condivido, senza le sue esasperazioni, il suo concetto di sport applicato al calcio : privilegiare l'attacco, vincere meritando e possibilmente divertendo, non giudicare una partita solo in base al risultato, praticare la cultura della "sconfitta", da non vivere come una "piccola morte" (Conte...).
Non è che il Sacchi allenatore sia poi sempre riuscito ad attenersi ai suoi credo assoluti. L'ho visto rosicare come un castoro in più di un'occasione dopo una sconfitta, non dimenticando, del caso, di prendersela con l'arbitro (qualche volta aveva ragione, altre no, ma la "cultura" in ogni caso dov'era finita ? l'arbitro può sbagliare no ? esattamente come il mister nel fare un cambio o uno schema, o un calciatore una giocata), e non sempre è riuscito ad esprimere un gioco brillante. Anzi, con la Nazionale, nel famoso mondiale americano, dove perdemmo la finale ai rigori, praticamente mai, anche se, va detto, in quel torneo si giocava in un caldo soffocante. 
In realtà, come Conte, anche Sacchi non era il mister ideale per la Nazionale azzurra, essendo un allenatore laddove lì serve soprattutto un buon selezionatore che sappia ben motivare e fare gruppo per un mese. In questo furono bravissimi Bearzot e Lippi, che infatti il mondiale lo hanno vinto e anche bene (o benino). 
Tutto questo per raccontare del libro e per immaginare la smorfia sacchiana nell'ascoltare il motto caro a Mister Allegri, il suo ormai noto "chi vuole divertirsi vada al circo". 
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Al bravo ( quanto, lo vedremo) Max consiglierei di riflettere su questa considerazione. La sua filosofia, certo non originale, del "conta solo vincere" reca inevitabilmente un seccante corollario : se perdi sei un coglione.  Se invece giochi bene, forse a volte ti ricordano anche se non hai vinto. E l'Olanda                del calcio totale di Cruyff del 1974 la ricordano tutti, anche se arrivò seconda.




Allegri promuove la Juve: “Contava solo vincere. Ma a tratti siamo stati troppo disordinati”

Il tecnico e il successo di misura sul Monaco: «Poco show? Chi vuole divertirsi va al circo»
ANSA
Massimiliano Allegri è alla prima stagione sulla panchina della Juve

torino

Alla fine Massimiliano Allegri si tiene partita e risultato: «Sono soddisfatto dell’1-0 - dice alla fine l’allenatore juventino - perché quello è ciò che conta, nei quarti di Champions. Ma sono soddisfatto anche della prestazione, a tratti: all’inizio siamo stati un pochino disordinati, ma alla fine se non fai una buona partita non vinci». La sfida resta comunque aperta, e si deciderà mercoledì prossimo, a Montecarlo: «E non cominciamo a dire che il Monaco è meno forte in casa che fuori, perché non è vero». Dello spettacolo, non si preoccupa molto: «Chi vuole divertirsi - si mette a ridere Allegri - può andare al circo. Io non vado in panchina per divertirmi». 
Restano comunque difetti da limare: «Nei primi venti minuti abbiamo sbagliato troppi passaggi in uscita, e ci siamo un po’ incartati per conto nostro. Però loro hanno ottimi giocatori e organizzazione: chi si aspettava un quarto di finale facile non aveva considerato i loro numeri. Sono la miglior difesa del campionato francese, e s’è visto». Meglio nella ripresa: «Nel secondo tempo abbiamo concesso poco o niente al Monaco». 
Insomma, il tecnico bianconero è contento: «Questo è un buon risultato, c’è da andare a conquistarsi la semifinale a Monaco, dove dovremo fare un’altra partita, sapendo che per passare il turno serve fare gol». 
Leonardo Jardim s’è arrabbiato molto per il rigore fischiato a Carvalho su Morata, ma Allegri non perde la calma: «Dalla panchina non ho visto se era fuori o dentro l’area, ma di certo pensavo che fosse un fallo da ultimo uomo». Ovvero, da punire con il cartellino rosso. Al rigore ci ha pensato Vidal, che pure era stato degradato, da cecchino: «Ma no, i rigoristi sono due, Tevez e Vidal - spiega l’allenatore - e Carlos ha preferito lasciare ad Arturo. Comunque fosse andata, la responsabilità sarebbe stata comunque mia».

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