domenica 19 aprile 2015

OCSE : IL LIBERO SCAMBIO FA BENE ALL'OCCUPAZIONE

 

 Sono certo che agli amici liberali e del Tea Party faranno piacere i numeri sfornati da Danilo Taino in polemica con la giornata indetta da soggetti poco produttivi - tra cui i sindacati naturalmente - contro i trattati di libero scambio. La parola libertà a questa gente suona male, ci vedono un "inganno" dei ricchi contro i poveri, lo strumento della diseguaglianza, un attentato ai lavoratori.
Peccato che i numeri dicano altro...
Buona Lettura




Il libero scambio fa bene all’occupazione
di Danilo Taino (Statistics editor)
 

Ieri si è celebrata la «Giornata di azione globale contro i trattati di libero scambio». Sindacati, organizzazioni non governative, associazioni politiche, movimenti sociali si sono mobilitati per fermare quegli accordi in discussione tra Stati che intendono ridurre le tariffe di import e export e abbassare le barriere che ostacolano i commerci alle dogane. La ragione della protesta: queste liberalizzazioni favorirebbero i ricchi e le multinazionali a scapito dei lavoratori. Le statistiche che legano commercio internazionale, lavoro e redditi raccontano però tutta un’altra storia.
 I 14 maggiori studi effettuati dal 2000 a oggi dall’Ocse — il centro studi probabilmente più rilevante al mondo — hanno tutti concluso che il commercio gioca un ruolo positivo sui redditi delle Nazioni che lo praticano. Tra il 1970 e il 2000 , i lavoratori manifatturieri dei Paesi con economie aperte agli scambi hanno avuto redditi dalle tre alle nove volte maggiori (a seconda delle regioni) dei lavoratori delle economie protette e chiuse. L’Ocse sottolinea un calcolo fatto nel 2008 in Cile: i dipendenti di aziende attive nei settori più aperti dell’economia avevano salari del 25% superiori a chi lavorava in settori meno aperti. Le paure legate al cosiddetto offshoring — lo spostamento di fabbriche in Paesi a basso costo della manodopera — sono poco fondate, sempre secondo l’Ocse: «Studi condotti su Regno Unito, Stati Uniti, Germania e Italia dimostrano che l’ offshoring di prodotti intermedi o non ha impatto o, se ce l’ha, ha un affetto positivo sia sull’occupazione che sui salari». Uno studio trentennale dell’Ocse mostra che le condizioni di lavoro e i diritti sindacali sono di gran lunga migliori nelle economie aperte che in quelle chiuse.
 In un paper recente, lo stesso centro studi ha simulato l’effetto di liberalizzazioni commerciali multilaterali. Se nel mondo le tariffe all’importazione e le barriere non tariffarie scendessero del 50% , l’aumento sul reddito in Italia sarebbe di otto miliardi di dollari nel breve periodo e di 124 miliardi nel lungo. Ciò vale per tutti i Paesi, ricchi o poveri: l’India, per citarne uno, guadagnerebbe nove miliardi nel breve
e 43 nel lungo. In Italia, l’occupazione migliorerebbe dello 0,23% in poco tempo e del 2,71% negli anni successivi; in India, dello 0,6% e del 2,12% . Proposta: che le altre 364 giornate dell’anno siano a favore dei trattati di libero scambio.

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