martedì 7 aprile 2015

SALVATE IL SOLDATO PIERO (SANSONETTI)

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Lo dicevo, da qualche giorno, che temevo tirasse non una buona aria per il giornale di noi garantisti, quello diretto da Piero Sansonetti. Piccoli segnali, come la scarsa cura della pagina on line del quotidiano, le proposte di abbonamento diverse dagli altri, le foto non più tutte a colori...
Poi, la comprensione, parlando, ascoltando, leggendo i commenti su FB, che noialtri avvocati, che pure dovremmo acquistare in blocco questo quotidiano, parlo dei penalisti TUTTI e quelli non, ma che hanno a cuore la Giustizia dei diritti e delle garanzie, invece disertiamo. Siamo 150.000, quelli che fanno penale saranno almeno 30.000...basterebbe che un terzo di questa armata brancaleone che inflaziona i Tribunali spendesse 1 euro (!!??!) al giorno perché il Garantista potesse veleggiare da scialuppa leggera e corsara in un mare procelloso dove la fanno da padroni l'ipocrisia "terzista" (ma in realtà giustizialista, ancorché in guanti bianchi, come la definisco io) dei giornaloni, e la demagogia forcaiola e panpenalista fomentata dalla triade micidiale costituita da PM, Fatto e Grillini (con supporti vari), quelli che vogliono la "democrazia giudiziaria".
Invece non accade, e mi domando perché. Troppo di sinistra per alcuni ? Sicuramente lo è per me, che sono un liberale, però non tremo di sdegno per gli articoli pro Landini che mi capita di leggere, limitandomi a non essere d'accordo, e invece apprezzando lo spazio dato al diverso pensiero di autori come Polillo ma soprattutto plaudendo alla battaglia, altrove condotta solo dai radicali, per una Giustizia finalmente diversa e quindi, chissà, anche giusta.
Oppure troppo critico con Renzino, per quegli amici che, non so come, conciliano la tessera del PD - QUESTO PD - con l'essere garantisti ? Al posto loro profitterei dell'occasione, nel quotidiano compromesso con la coscienza, per spezzare una lancia dalla parte giusta alla modica spesa di un euro...
Non avviene, ed è male.
Infine ci sono i pigri, quelli che in edicola ormai non vanno nemmeno più, oppure pensano che tanto non avranno tempo per leggerlo, il giornale. Non avari dunque, solo pigri.
A loro rivolgo un appello : fateli due passi, e se poi il giornale lo sfogliate soltanto, non fa nulla, comunque un contributo lo avrete dato. 
Oppure abbonatevi.
Ma il GARANTISTA deve vivere. 




Il Garantista

Il “Fatto” vorrebbe chiuderci. Logico. Ma…



a. Marco Travaglio

C’è un signore che su twitter ha scritto così: «Felice per il fallimento del Garantista. Sansonetti mafioso». E ha corredato questo post con la foto di un tizio (non so se sia lui stesso) col dito medio all’insù. Chi è? Beh, importa poco, dice di chiamarsi Enrico Moriero ed è un lettore del “Fatto”, il giornale di Travaglio.
Il linguaggio, si capisce, è quello. Il nostro Enrico si riferisce a un articolo pubblicato nell’edizione on line del “Fatto”, credo ieri, nel quale si riferisce ai lettori dello stato di agitazione sindacale al nostro giornale (per via degli stipendi non ancora pagati) e poi si prosegue con un attacco violento e frontale del quale, francamente, c’è poco da stupirsi.
Al “Fatto” non è mai piaciuto il “Garantista”, e non poteva essere altrimenti. Il “Fatto” è il giornale dei magistrati e noi siamo nati, dichiaratamente, per opporci allo strapotere della magistratura. Del resto anche noi,molto spesso, attacchiamo il “Fatto”, non perché vogliamo che chiuda, ci mancherebbe, ma perché ci sembra utile contestare le posizioni e le idee della magistratura, che consideriamo autoritarie e molto pericolose per la conservazione della libertà e dello Stato di diritto.
Ancora sull’ultimo numero del giornale, quello di Pasqua, abbiamo dedicato tutta la terza pagina a una polemica molto aspra con Marco Travaglio per via delle sue posizioni favorevoli all’abolizione dei diritti alla privacy, e lo avevamo accusato di “sognare” un’Italia di spioni, che assomigli alla Germania di Honecker e Ulbricht. Non so se le frustate tirate il giorno dopo dal “Fatto” on line siano state una reazione a quell’articolo, o se la coincidenza temporale sia casuale. Non è molto importante.
Noi però, quando attacchiamo il “Fatto”, generalmente, attacchiamo le posizioni che esprime. Non cerchiamo di screditarlo come impresa editoriale o come gruppo politico-giudiziario. Anche perché, obiettivamente, il “Fatto” è una impresa editoriale molto solida e un gruppo politico molto forte: vende un botto di copie, guadagna un sacco di soldi, è protetto dal più robusto e dilagante dei poteri pubblici, che è quello della magistratura.
Difficile paragonare un vascellino come il nostro a una corazzata come il “Fatto”, vi pare? E tuttavia, a noi, di essere piccolini e gracili – e anche, obiettivamente, in difficoltà economiche – non ci procura vergogna, anzi, ci procura orgoglio. Siamo una piccola cooperativa, costituita da una ventina di giornalisti, di sinistra e di destra e di centro, cristiani convinti e atei impenitenti, poveri in canna e nemmeno molto noti, che a un certo punto ci siamo messi in testa di fare un giornale quotidiano che provasse a coprire, nel panorama dell’informazione italiana, un buco grande come una casa: il punto di vista libertario e garantista.
È un punto di vista del tutto assente nei grandi giornali, considerato “sospetto” a sinistra, e approvato a destra soltanto quando si assume la difesa dei politici di destra, a partire da Berlusconi, ma vituperato se per caso si difendono i poveri cristi, i drogati, i rom, i carcerati, le puttane.
La nostra è stata una impresa “folle e temeraria” (è scritto così anche nell’articolo del “Fatto”). Senza un soldo, contro il potere, soprattutto contro lo strapotere dei magistrati, contro l’intero schieramento della stampa italiana, contro i partiti e su una posizione politico intellettuale “non prevista” dal senso comune. Eppure…
Eppure non è affatto vero che stiamo fallendo. Il giornale è in campo, sebbene sia molto giovane, vende parecchie copie, sta iniziando a smuovere idee e posizioni, a ottenere risultati, conduce con coraggio le sua battaglie (e fa innervosire parecchio, certo, buona parte del partito dei Pm) e non ha affatto intenzione di chiudere i battenti. Tutt’altro.
Le difficoltà economiche ci sono, e non ce le risolverà certo il signor Bonaventura. Le affrontiamo da soli, le risolveremo da soli, con la forza nostra e il grandioso spirito di sacrificio dei nostri redattori e dei dipendenti della cooperativa. Che non hanno affatto intenzione di ammainare bandiera bianca.
Certo, in Calabria una agitazione sindacale è una mosca bianca, e quando avviene tutti si stupiscono. Negli altri quotidiani calabresi, dove spesso i redattori sono senza contratto o a contratti dimezzati e dove spesso si resta senza stipendio per mesi, non si è abituati a fare sciopero o agitazioni sindacali. I padroni del vapore in Calabria sono potentissimi, ti stroncano se vogliono (e non sempre il sindacato ti difende).
Nell’articolo del “Fatto”, Lucio Musolino (l’autore) racconta di quanti giornalisti in questa regione siano supersfruttati, eppure nessuno ricorda un giorno di sciopero nei loro giornali. Da noi è un po’ diverso. I contratti ci sono, e c’è anche la libertà. Il confronto sindacale è giusto che ci sia, e deve essere pienamente libero. Dentro questo confronto si trova la soluzione, non fuori. E noi – sebbene squattrinatissimi e senza santi protettori – troveremo la soluzione. Con calma, serenità, e con grande convinzione nelle nostre idee.
Il “Garantista” è un giornale assolutamente nuovo. Non c’è mai stato niente di simile in Calabria. E neppure in Italia. Non ha paura di nessuno, osa sfidare la mafia e l’antimafia, la magistratura e i padroni, gli sfruttatori e partiti politici. Ovvio che non stia simpatico a nessuno. Però – tranquilli – va avanti. E pagherà gli stipendi. Ci dispiace per quel signore gentile col dito medio alzato, e ci dispiace anche per l’amico Travaglio.


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