Che volete che vi dica, io su questa storia dell'accordo con l'Iran sul nucleare la penso come Pierluigi Battista. Entrambi non siamo ebrei, però vogliamo che Israele viva, e questa intesa non disarma Teheran, semplicemente, ad andar bene, rallenta il suo munirsi di un arsenale atomico.
Israele ce l'ha, obiettano - ricorda giustamente il direttore - i dementi in odore di (celato) antisemitismo. Già, e non l'hanno mai usata, nemmeno quando Saddam li bombardava per vendicarsi di Desert Storm, nemmeno quando la guerra del Kippur li aveva visti sul punto di soccombere.
Israele non ha mai propagandato la distruzione di altri paesi, né negato il diritto di esistenza di un popolo. L'Iran sì, esplicitamente.
Obama si fida che le cose da quelle parti stiano cambiando.
Speriamo non sia il suo ennesimo errore di valutazione in politica estera, con la differenza, non piccola, che se anche stavolta sbaglia, le conseguenze sarebbero esiziali per il popolo di Israele.
La paura (Ragionevole)
di Israele e degli ebrei
di PIERLUIGI BATTISTA Stareste tranquilli se chi ha giurato di annichilire la vostra Nazione con la bomba atomica riuscisse a ottenere il permesso di costruirne i presupposti, sia pur al rallentatore? E se vi dicessero che siete degli ottusi oltranzisti, solo perché fa festa chi ha promesso di cancellarvi prima o poi dalle carte geografiche? Ecco, lo Stato di Israele si sente così: i potenti della Terra fanno festa, mentre la prospettiva della catastrofe si avvicina. E dicono anche che siete esagerati e paranoici. Lo dicono quelli che a veder sventolare una bandierina dell’Isis a qualche centinaio di chilometri di distanza già sono travolti dal terrore.
L’Iran khomeinista, l’Iran degli ayatollah e dei mullah al potere vuole l’arma finale per annientare Israele e cacciare gli ebrei che sporcano e deturpano la terra santa dell’Islam. Non è un progetto nascosto, non è il frutto della paranoia israeliana, dei guerrafondai che si inventano nemici immaginari per perseguire i loro loschi interessi: è un programma aperto, esibito, reiterato, argomentato, supportato da una lettura fondamentalista e intransigente dei testi sacri. L’antiebraismo è un tratto costitutivo dell’integralismo che ha preso il potere a Teheran, non una sua superfetazione propagandistica, una fanfaronata da bulli. Quel microscopico lembo di terreno che si chiama Stato di Israele è l’ossessione di Stati giganteschi che circondano Israele con un mare di ostilità. La questione palestinese non c’entra niente. Nessun Paese arabo ha aiutato i palestinesi a costruire uno Stato autonomo e indipendente dal ’48 al ’67 secondo i confini tracciati dall’Onu con una risoluzione che Israele accettò e i Paesi arabi rifiutarono. E l’Iran della rivoluzione khomeinista, che non è un Paese arabo, ma che ha contribuito fortemente alla islamizzazione di un conflitto che ha perduto oramai ogni traccia di nazionalismo laico finalizzato all’indipendenza e all’emancipazione dei territori occupati nel ’67 da Israele, ha da sempre l’obiettivo della costruzione dell’arma finale per cancellare lo «scandalo sionista» dalla faccia della terra. La comunità internazionale lo ha sempre avuto chiaro. Le sanzioni sono state decise per questo. Tutti sapevano che l’uranio arricchito dell’Iran in mano agli antisemiti non aveva uno scopo pacifico. Tutti sapevano che le centrifughe per ottenerlo venivano nascoste per impedire ai blitz israeliani di intervenire e al resto del mondo di controllare cosa si stava accumulando nel cuore di montagne inespugnabili, invisibili, capaci di sfuggire a qualunque ispezione. Oggi si sta decidendo, con un accordo che dovrà essere perfezionato da qui a giugno ma che oramai è ben disegnato nei suoi contorni essenziali, che l’uranio arricchito dell’Iran non viene fermato, ma soltanto frenato. Un po’ di impianti da smantellare. Una consistente diluzione dei tempi. Ma non la fine del programma atomico a scopi bellici. Hanno detto a Israele: a quelli che vogliono distruggerti con l’arma finale abbiamo imposto di mettere le cose al rallentatore. La distruzione non è scongiurata, è solo posticipata. Nel frattempo la rimozione delle sanzioni sarà di giovamento agli scambi economici internazionali. Israele si rassegni, e veda di non ostacolare questo spettacolare «accordo di pace».
E invece, ostinati, testardi, incontentabili, rompiscatole, gli israeliani che terrorizzati hanno votato ancora per Netanyahu (ma come mai? saranno mica impazziti?), si permettono addirittura di avere paura. Ma come, dicono i seguaci dell’equilibrio perfetto, ma se ce l’ha già Israele perché all’Iran si dovrebbe negare la bomba atomica? Solo che l’arma atomica nell’era della Guerra fredda è stato un messaggio dissuasivo, non aggressivo: guarda che se t’azzardi a usarla, l’uso che ne faremo noi per rappresaglia vi annienterà all’istante. Mentre quella dell’Iran è solo ed esclusivamente un messaggio aggressivo: abbiamo forse dimostrato di avere paura della morte, noi che abbiamo spedito sciami di bambini a farsi uccidere nella guerra degli ayatollah contro Saddam Hussein? Inoltre la bomba di Israele è palesemente, nemmeno i più acrimoniosi dei nemici potrebbero negarlo, uno scudo difensivo, difficile pensare in tutta onestà che a Gerusalemme qualcuno stia progettando di fare di Teheran la nuova Hiroshima. La pretesa iraniana della bomba atomica invece fa tutt’uno con il progetto di annientare Israele. È colpa di Netanyahu se in Israele hanno paura? Il governo israeliano doveva partecipare a negoziati con uno Stato che non ha nessuna intenzione di riconoscere Israele? Sono tutti oltranzisti a Gerusalemme? Pretendono addirittura che venga loro riconosciuto il diritto di esistere, questi estremisti.
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