martedì 26 maggio 2015

CARO MALAGO', IN ATTESA DI RIVEDERE IL DERBY IN NOTTURNA, NON TRATTENERE IL RESPIRO

 
Il Presidente del CONI, Malagò, si rammarica che il derby romano sia confinato alla luce del giorno, per motivi di ordine pubblico. Fa intendere che non condivide la scelta di Questore e Prefetto, che insomma, è un'esagerazione, che Roma e i romani non meritano, e si augura che quello di ieri sia stato l'ultimo senza il contorno suggestivo della notte.
Come se ieri all'Olimpico le cose fossero andate bene come mercoledì alla finale di Coppa Italia...

Per farlo contento, quelli del Corriere dello Sport cercano di marginalizzare gli incidenti occorsi prima e dopo la partita fuori dallo stadio, culminati con i due accoltellamenti a dei tifosi della Roma, quasi non ne parlano...
Purtroppo lo fanno i giornali seri, dal Corriere della Sera, grande, al Garantista, piccolo, descrivendo le solite scene di guerriglia urbana che da anni costellano questa partita, con un quartiere, quello prospiciente allo stadio. blindato e sequestrato per via degli incidenti che, puntualmente, si ripetono. 
E così Malagò fa una nuova brutta figura, eppure il suo palmares non è scarno in materia...




Il Corriere della Sera - Digital Edition


La guerriglia in città: bombe carta, cariche 
 e due ultrà accoltellati
Lacrimogeni e passanti rifugiati nei palazzi. 
Nel corteo laziale anche gli Shark polacchi

 

ROMA I tonfi dei sassi e delle bottiglie contro i parabrezza delle auto. Il fumo acre, l’aria irrespirabile per i lacrimogeni. Il lungotevere coperto di bengala e gli abitanti di ponte Milvio in fuga negli androni dei palazzi per ripararsi dalla furia dei teppisti, ma anche per non rimanere bloccati in mezzo alle cariche delle forze dell’ordine. Un pomeriggio di ordinaria violenza prima e dopo il derby, fatto giocare di giorno proprio per limitare i rischi.
Una previsione purtroppo facile: le ultime edizioni delle sfide fra Lazio e Roma sono state costellate da scontri e feriti. Mai tuttavia, almeno di recente, i coltelli erano stati sfoderati per uccidere. Ieri sì, con due romanisti — con la maglia giallorossa addosso — accoltellati: uno, Massimo Ceci, 38 anni, è in prognosi riservata al Policlinico Gemelli. Con un amico trentenne è stato circondato e colpito alle 16.20 nei pressi dell’Olimpico da una ventina di giovani con le sciarpe della Lazio con i quali avevano prima scherzato e poi discusso al capolinea dei bus di piazza Mancini. Altro che «puncicate»: il primo è stato raggiunto da un fendente all’emitorace sinistro, il secondo invece è riuscito a schivare la coltellata e la lama l’ha solo sfiorato. È stato dimesso con pochi giorni di prognosi mentre Ceci non rischierebbe la vita. «Con quei laziali c’era stato uno scambio di battute, qualche sfottò, poi sono spuntati i coltelli», avrebbero raccontato al pronto soccorso. Delle loro condizioni si è informato fino a sera il sindaco Ignazio Marino, ma ora la polizia indaga per ricostruire cosa sia accaduto al capolinea: la videosorveglianza dovrebbe aver ripreso tutta la scena.
L’episodio più grave di un pomeriggio di paura è stato seguito da scene di guerriglia urbana — con gli idranti della polizia usati più volte per disperdere oltre ponte Duca d’Aosta un migliaio di ultrà giallorossi (un olandese romanista è stato arrestato) che voleva scontrarsi con i laziali sul lungotevere Diaz — e dalla battaglia ingaggiata a Ponte Milvio dai supporter biancocelesti con bombe carta e bottiglie lanciate contro le forze dell’ordine. Un confronto duro, con i residenti che tentavano di tornare a casa. Alcuni di loro hanno protestato: «I lacrimogeni sono finiti anche nei palazzi dove ci stavamo riparando». Lì vicino è stato anche recuperato un borsone con armi improprie (roncole, coltelli, un estintore, bastoni, caschi da motociclista e catene d’acciaio) nascosto in una siepe ma pronto all’uso. Gli ultrà laziali sono stati inseguiti per mezz’ora fino a corso Francia — a poche decine di metri da Tor di Quinto, dove un anno fa venne ucciso il tifoso napoletano Ciro Esposito prima della finale di Coppa Italia —, qualcuno oltre il ponte dei «lucchetti dell’amore». Fra loro forse c’erano anche i «gemelli» del Wisla Cracovia, con i cappucci blu e le maglie degli Shark, il gruppo estremista che prima del derby aveva partecipato al corteo biancoceleste con saluti romani e sciarpe romaniste date alle fiamme. Il prologo di un lunedì nero.

Rinaldo Frignani

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