mercoledì 13 maggio 2015

LA RICETTA DI CAMERON, COSì DIVERSA DA QUELLA ITALIANA. ANCHE PERCHE' LA SUA FUNZIONA...

 

Mi è toccato leggere, dopo la vittoria dei conservatori in GB, che Renzi era il Cameron italiano...
Oggi Alesina e Giavazzi commentano quel risultato ed evidenziano come la politica inglese sia stata assai diversa da quella italiana per uscire dalla crisi.
Io me lo ricordo Monti, e anche lo stuolo di persone che lo salutavano come il salvatore della patria...un po' quello che, in certa parte d'Italia, accade oggi con Renzi. 
Giuseppe Turani, giornalista economico che stimo quando parla di economia, meno quando si dedica alla politica (con una verve che ha sostituito la piacevole ironia di un tempo...il che fa pensare ad un cattivo invecchiamento...)è stato un fan sperticato del senatore a vita (che deluse il suo mentore e Capo dello Stato) così come adesso lo è di renzino. Col primo sbagliò (ma non lo ammette nemmeno sotto tortura), col secondo vedremo. 
Intanto, due economisti esperti spiegano perché Monti, e poi Letta, e finora anche Renzi sbaglino, in una politica dove la spesa non scende mai, e le tasse che la inseguono, rispetto appunto agli inglesi che stanno cercando di fare l'opposto.
I risultati, con un pil al 2,5% (noi facciamo i proclami se stiamo sopra lo 0,..) e una disoccupazione che è la metà della nostra, dicono chi ha ragione.




 
LA VITTORIA DI CAMERON 
E L’AUSTERITÀ CHE PREMIA
 ALESINA E GIAVAZZI




 David Cameron ha vinto le elezioni dopo aver perseguito politiche fiscali prudenti, ovvero la cosiddetta austerità.
 Dovremmo forse sorprenderci?
 Dovremmo sempre attenderci, comunque e dovunque, che gli elettori premino i governi spendaccioni che non si preoccupano dei deficit? Dovremmo sempre aspettarci che politiche di austerità siano bocciate dagli elettori?
   Non è così, su entrambi i fronti. La storia insegna che gli elettori capiscono bene, e molto più di quanto gli si dia credito, le difficoltà in cui il loro Paese si trova. Non è la prima volta che governi che hanno seguito politiche fiscali prudenti sono rieletti. Accadde, ad esempio, in Canada e in Svezia negli Anni 90 nel mezzo di drastiche politiche di austerità, molto più draconiane di quelle attuate dal governo di Cameron.    Non è neppure vero che la Gran Bretagna abbia sofferto in maniera spropositata per i tagli dei conservatori: il Paese oggi cresce al 2,5 per cento e la disoccupazione è la metà di quella italiana. Non tutte le austerità sono uguali fra loro. Quelle basate su tagli di spesa (come ha fatto Cameron) sono molto meno costose di quelle basate su aumenti della pressione fiscale. Se poi i tagli di spesa sono accompagnati da riforme dal lato dell’offerta (riforme del mercato del lavoro e liberalizzazioni) possono non costare nulla, anzi, addirittura talvolta essere espansive, anche nel breve periodo.
   In Europa, negli ultimi 4-5 anni la crisi del debito ha costretto molti Paesi a politiche di austerità front leaded . Cioè non è stato possibile, in questi Paesi, distribuire la correzione dei conti pubblici su un periodo più lungo, obbligando i governi ad attuarla in un momento in cui la politica monetaria poteva aiutare relativamente poco. In molti casi, come il nostro, la fretta e l’emergenza imposte dalla crisi sul debito ci ha portato a fare la cosa più semplice: aumentare le tasse, come è accaduto nel 2011-12, invece di tagliare la spesa.  L’esperienza inglese dimostra che il problema non è l’austerità ma non lasciar crescere il debito e tagliare le spese, cominciando da quelle meno produttive.

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