giovedì 25 giugno 2015

CHIESTI 5 ANNI PER BERLUSCONI PER CORRUZIONE DI DE GREGORIO, MA IL PROCESSO E' GIA' MORTO.



Sansonetti, direttore del Garantista, un ventennio passato all'Unità, dove è stato caporedattore negli anni ruggenti di Mani Pulite ( nel suo bel libricino "La Sinistra è di Destra" racconta efficamente come funzionava il patto scellerato tra procura e giornali) e poi condirettore. è, nonostante le sue origini nobiliari (nipote di un barone del Salento), uomo rigorosamente di sinistra.
Nonostante questo, è un ferreo garantista e nemico delle procure politicizzate, accusate di essere un vulnus per l'equilibrio corretto dei poteri democratici.
Tra le prove dell'uso distorto del potere giudiziario in campo politico, adduce sempre la persecuzione di Silvio Berlusconi.
Chissà  quanti amici della sua parte avrà perso con questa pervicace convinzione (che personalmente condivido, ancorché non metto certo la mano sul fuoco sulla innocenza, sempre e comunque, del Cavaliere. Di Muzio Scevola ne basta uno, e avanza), quanti salotti, sale da pranzo e terrazze radical chic improvvisamente serrate.
L'uomo non se n'è dato apparentemente pena e ha proseguito per la sua tortuosa strada.
Nel commentare la notizia dei 5 anni ( il massimo della pena !!) richiesti dai PM nell'ennesimo processo (un record assoluto che tale rimarrà nella storia della Repubblica : nessuno, nemmeno i boss di Mafia, ha mai subito tanti processi quanto Silvio Berlusconi) contro il capo di Forza Italia, Sansonetti ricorda come la ricostruzione storica degli inquirenti è falsa. NON fu, notoriamente, il passaggio di De Gregorio nelle file dell'opposizione a far cadere il governo Prodi, bensì le dimissioni di Clemente Mastella da Ministro della Giustizia e l'uscita dell'UDC dalla maggioranza (unitamente al plotoncino dei "diniani"). Poca gente in realtà, ma Prodi al Senato si reggeva l'anima coi denti (e con lo scandalo del voto dei senatori a vita) e quelle poche defezioni bastarono.
In quel caso ci fu chi sostenne che la magistratura si era data da fare contro la signora Mastella per colpire un Guardasigilli non gradito. Magari era il caso di inquisire quei magistrati, per attentato alla democrazia ? Sansonetti esagera volutamente, ma ricorda opportunamente un altro caso, più evidente, dove qualcosa a livello democratico non ha funzionato correttamente, ed è il pressing per le "dimissioni" da presidente del Consiglio proprio di Berlusconi, nel 2011. Molti indizi, nel tempo, fanno pensare ad un accerchiamento anche internazionale che se ne fregava altamente degli esiti elettorali interni pur di sgombrare un premier da tempo sgradito. Indagare anche lì ? Si sarebbero avuti testimoni illustri a favore dell' "accusa", a cominciare dal primo ministro spagnolo del tempo, l'ex icona di sinistra, Zapatero. 
Venendo ai giorni nostri , sempre il direttore osserva come la magistratura, se volesse sanzionare la disattesa della volontà degli elettori, dovrebbe inviare i camioncini per caricare tutti quei parlamentari che nel corso di questa legislatura hanno abbandonato le liste in cui sono stati eletti (più di un terzo...).
A tele proposito, bellissima la battuta dell'amico Marco Fanti, collega e acuto osservatore delle cose pubbliche, che ha così postato su FB :
" Chiesti 5 anni per Berlusconi, accusato di aver comprato un bidone come De Gregorio a tre milioni di euro.
Nulla a che vedere con Renzi e Letta che hanno preso Alfano a parametro zero
"





Il Corriere della Sera - Digital Edition


Il pm chiede 5 anni. La reazione di Berlusconi
La presunta «compravendita» di senatori
sarà prescritta in autunno. 
E lui: torno protagonista e mi attaccano 
 
 

ROMA È una richiesta pesante — 5 anni di condanna — quella che la Procura di Napoli ha formulato ieri per Silvio Berlusconi nell’ambito del processo per la cosiddetta compravendita di senatori, che sarebbe avvenuta — secondo l’accusa — nel 2007 provocando la caduta del governo Prodi. Il processo, che si basa sulle dichiarazioni dell’allora senatore De Gregorio che ha rivelato di essere passato dalla maggioranza all’opposizione dopo un pagamento da parte del leader azzurro, avvenuto tramite l’ex direttore dell’Avanti Valter Lavitola (per il quale sono stati chiesti 4 anni e 4 mesi), arriverà a sentenza l’8 luglio.
Una condanna rappresenterebbe l’ennesimo colpo all’immagine di Berlusconi, che ha da poco finito di scontare la sua pena ai servizi sociali per la condanna Mediaset, anche se l’effetto concreto sul suo status e sulla sua libertà dovrebbe essere nullo. Infatti la prescrizione per il reato è prevista per l’autunno, tra ottobre e novembre, e dunque è escluso che si possa andare oltre il primo grado di giudizio. Una circostanza che i suoi legali hanno evidenziato più volte. E per questo la rabbia del Cavaliere resta.
Raccontano i suoi che sapesse già da tempo come sarebbe finita: «E’ tutto scritto, e ancora una volta tornano ad attaccarmi appena torno da protagonista», lo sfogo nei giorni scorsi. Tradotto poi, nero su bianco, in una nota indignata: «Quella della Procura di Napoli è una richiesta che confligge con la realtà e con tutte le risultanze processuali, in linea con la tradizione dei peggiori processi politici». E, stavolta, Berlusconi si appella direttamente al tribunale che dovrà giudicarlo nel quale confida che «voglia rapidamente ristabilire la verità dei fatti e pronunciare una sentenza totalmente assolutoria».
La sua linea di difesa, d’altronde, è sempre stata la stessa fin dall’inizio: «nessuna forzatura, nessuna corruzione, ma solo convincimenti politici hanno portato esponenti dell’allora maggioranza a passare all’opposizione». E su questo tasto hanno battuto i suoi avvocati sia durante il processo, sia con una specifica istanza che è stata presentata alla Giunta per le autorizzazioni della Camera per chiedere di stabilire «l’insindacabilità» in merito al processo, dichiarando «coperti da immunità» i fatti dell’inchiesta. Non si può insomma, è la tesi di Berlusconi, sindacare sulle libere scelte politiche e parlamentari di deputati e senatori.
I suoi legali poi contestano nel merito l’intera ricostruzione dell’accusa: «Tutti i testimoni e tutte le prove documentali hanno dimostrato la totale inconsistenza dell’assunto accusatorio. Lo stesso De Gregorio ha dovuto ammettere che la sua adesione al centrodestra era un ritorno a casa e le sue azioni politiche erano svincolate dalle asserite dazioni di denaro, peraltro del tutto sfornite di ogni prova», scrivono Coppi, Cerabona, Ghedini e Larosa, definendo la richiesta «assurda».
E insomma non è un bel giorno quello che segue l’incontro con Salvini, che è stato di disgelo ma ancora interlocutorio per quanto riguarda leadership e strutturazione della lista unica del centrodestra, con Berlusconi a rivendicare il ruolo centrale del suo partito, con accenni a ipotesi possibili quali quelle di un ticket (Salvini e una donna?) o un esponente della società civile. Si è parlato di posizioni comuni da prendere, anche sul no alle sanzioni alla Russia, dove oggi (salvo cambi di programma) Berlusconi volerà per incontrare Putin e rimanere fino a domenica. Saltando così l’ennesima convocazione a Bari come testimone al processo sulle escort, prevista per domattina.

Paola Di Caro

1 commento:

  1. A questo punto non può venire il dubbio che questa repubblica sia veramente nata con il "peccato originale"?Il gran parlare dei brogli ipotizzati nel referendum repubblica Monarchia che fossero poi veri?

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