mercoledì 24 giugno 2015

LO SLALOM DELLA POLITICA TRA INDAGATI, DISOPPORTUNI E DECADENTI

 Risultati immagini per pista di slalom

Come non plaudire al rilievo, tra l'ironico ed il sarcastico, fatto da Antonio Polito sugli attento distinguo in campo politico al momento di esortare qualche membro della tribù alle dimissioni ( o meno) ?
Come non accorgersi dell'imbarazzante - mai però per i protagonisti e i loro fan - doppio pesismo, per cui ora si è giacobini, nel pretendere la purezza morale (???), ora garantisti doc, ora invocanti "l'opportunità politica" ?
Così abbiamo gente non indagata che viene esortata al passo indietro (ieri Lupi, oggi Marino, che peraltro suscita anche ilarità nel suo personalissimo modo di difendere ad oltranza la poltrona di sindaco), altri che vengono candidati ancorché si sappia ampiamente che sulla base delle leggi vigenti dovranno decadere, se eletti, altri possono, pure indagati, rimanere al loro posto. 
Non c'è che dire : schiene che ad un test radiografico si presenterebbero dritte come piste da slalom...
In realtà, dietro a tutto questo non c'è nessuna etica, senso della giustizia, rispetto degli elettori : solo e sempre la prospettiva del consenso, e quindi si sceglie in base a ciò che porta o toglie voti. 
Si dirà : è la politica bellezza, ed è pur vero. 
A volte però forse si esagera, non conciliandosi mai questo utilitarismo spicciolo ad un progetto degno di essere chiamato tale.
Tutti tattici, nessuno statista. 





UN NUOVO GALATEO DELLE DIMISSIONI
PER DISTINGUERE TRA SOMMERSI E SALVATI 
 Antonio Polito
 
 Risultati immagini per monsignor della casa galateo

Ci vorrebbe un Giovanni della Casa, che scrivesse un moderno galateo delle dimissioni. Perché, e non da oggi, non ci si capisce più niente. Mettete il caso Roma. Si sa che il premier vedrebbe di buon occhio le dimissioni del sindaco Marino, il che conferma il suo ottimo orecchio per gli umori popolari. Ma appena ieri lo stesso premier ha chiesto e ottenuto dalla Camera di respingere la richiesta di dimissioni del sottosegretario Castiglione. I due uomini politici sono accomunati dal fatto di essere finiti nella bufera dell’inchiesta giudiziaria di Mafia Capitale; solo che Marino non è indagato, e anzi molti giurano pubblicamente sulla sua onestà, mentre Castiglione è indagato per turbativa d’asta, a proposito degli affari di Odevaine nel centro di accoglienza di Mineo. Che cosa spiega questa disparità di trattamento?
Sembrerebbe chiaro che nella scelta tra i sommersi (Marino) e i salvati (Castiglione) sia prevalso un benemerito rifiuto del cosiddetto «giustizialismo»: la nuova politica non vuole più prendere ordini dalle procure. Ma qual è allora il criterio squisitamente politico che è stato seguito?    Marino deve cadere perché fa perdere voti al suo partito (Pd), mentre Castiglione deve restare perché li fa prendere al suo (Ncd)? Oppure ancora, più brutalmente, Marino se ne deve andare perché ogni giorno in più alla guida del Comune di Roma in evidente stato di alterazione danneggia Renzi, mentre la cacciata di Castiglione danneggerebbe Alfano e di conseguenza il governo Renzi?
In entrambi i casi, comprendiamo le ragioni della politica. Del resto sono le stesse che hanno finora sconsigliato di far dimettere i sottosegretari a vario titolo indagati ma hanno consigliato di far dimettere il ministro Lupi non indagato. E che consigliano di sospendere al più presto — come ieri ha promesso Renzi — il governatore fantasma della Campania Vincenzo De Luca condannato in primo grado e ciononostante candidato ed eletto.

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