giovedì 4 giugno 2015

E NACQUE LA LEGGENDA DEL 37%. MA QUESTI NUMERI POI RENZINO SE LI GIOCA A LOTTO ??

 

Nessuno, ma veramente nessuno, nemmeno i partigiani più faziosi del partito renzista - io ne conosco almeno uno, fastidiosissimo ancorché caro - potrebbero MAI dire che la STAMPA di Torino è giornale avverso al  premier attuale.
A parte che la vicinanza tra l'editore e l'inquilino di palazzo Chigi è nota ai più, ma poi basta leggere solo i titoli della prima pagina del quotidiano di questo ultimo anno per arrivare facilmente alla conclusione che si tratta di un giornale decisamente "amico". 
Ebbene, nonostante questo che è un FATTO, la Stampa, più di altri giornali, sta mettendo in evidenza, con analisi di Istituti apprezzati, i dati emersi dal voto regionale, non minimizzando, anzi, il dato negativo subito dal PD.
Segnalo a questo riguardo i post :   http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2015/06/se-14-punti-in-meno-in-un-anno-per-la.htmlhttp://ultimocamerlengo.blogspot.com/2015/06/lanalisi-dei-flussi-elettorali-vince.html.
Dopodiché è stata autorevolmente sollevata l'obiezione della non omogeneità delle elezioni (vero, peccato che tutti smemorati un anno fa, quando il 40,8% del PD era sbandierato tre volte al giorno, la domenica sei, e questo per 365 giorni !! , dimenticando il dato, pesante, dell'astensione e che si faceva il paragone con le politiche ), e che non veniva correttamente calcolata l'incidenza delle liste civiche.
Ora, quest'ultima cosa è vera, però con essa si vuole dimostrare troppo. Come è possibile infatti essere certi che quelli  che hanno scelto di mettere il simbolo sulla lista del presidente, o altra comunque diversa dal PD, sia un elettore piddino ? Sicuramente ce ne saranno, ma tutti ??
E invece così renzino fa. Non solo, partendo da un dato logico - voti del pd finiti su liste altre - arriva ad uno numerico, attribuendosi una percentuale del 37% che non sta da nessuna parte, che è solo propagandistica, con nessun supporto matematico statistico, come appunto l'articolo odierno de La Stampa dimostra.
Anche volendo darle tutte buone ai renzisti, lo studio dei flussi elettorali dimostrano che certi voti confluiti nelle liste civiche di appoggio ai governatori di sinistra provengono da SEL e dai 5 Stelle, nulla a che vedere col PD, altri sono di pertinenza esclusiva del candidato...
Alla fine della fiera, i 2 milioni di voti mancanti si riducono ad un 1400.000 ( cioè gli stessi che da SUBITO quelli de LA Stampa avevano individuato), che non sono comunque esattamente pochi... e la percentuale dal 25% sale al 33...meglio ma sempre sideralmente lontana dal magico 41.
Ah, per inciso, quel 33 non è lontano dal 35% che da diverso tempo è la cifra attribuita dai sondaggisti al PD renzista.
Chissà, magari anche questo dato qualcosa vuol dire.



Regionali, risolto il giallo dei numeri del Pd: ecco i dati

Gli elettori che non hanno replicato il voto al Pd di un anno fa sono due milioni e 100 mila, ma se vi si sottraggono i 700mila delle civiche, il deficit diventa meno corposo: un milione e 400mila di voti in meno e un calo del 7,5% in percentuale
04/06/2015

Una storia molto italiana. A quattro giorni dallo scrutinio, nessuno sa quali siano i dati finali ottenuti dai vari partiti alle elezioni Regionali, un deficit che ha determinato un balletto di numeri, ma soprattutto letture più o meno interessate su chi abbia vinto o perso. Ora “La Stampa” è in grado di fornire - oltre ai dati finali - anche una lettura ragionata su vincitori e vinti. Con alcune sorprese. In particolare per il Pd e per le liste civiche progressiste, che hanno sostenuto i candidati alla Presidenza.  
Viminale “incompetente”  
Il paradosso dei dati ancora indisponibili è determinato da un incrocio di motivi. Il Viminale non ha un obbligo istituzionale a presentare un riepilogo nazionale; un Istituto specializzato come il Cattaneo ha prodotto analisi a caldo, col passare delle ore rivelatesi carenti nella valutazione delle liste civiche, mentre studi di singoli hanno finito per sovrastimare il dato, delle liste non di partito a sostegno dei candidati presidenti del Pd. 
Pd in calo  
Nelle sette regioni nelle quali si è votato il Pd ha ottenuto 2 milioni e 134mila voti, pari al 24,9%, 550mila in meno rispetto alle Regionali del 2010 e 2 milioni e 100mila in meno rispetto alle Europee del 2104: nelle sette regioni allora la percentuale era stata del 41,5%, in linea col dato nazionale. E’ stato osservato da dirigenti del partito di Renzi e da uno studioso come Salvatore Vassallo (autore dello Statuto del Pd) che il dato del Partito democratico, così deficitario rispetto alle Europee, è fortemente influenzato dalla “concorrenza” di liste civiche e del Presidente, che hanno pescato tra elettori che nel passato e nel futuro si possono potenzialmente attribuire al Pd.
E attribuendo all’”area elettorale del Pd” un risultato del 37%, si indica una percentuale, ma non i numeri assoluti che la giustifichino.  
L’equivoco liste civiche  
Premessa concettuale fondata quella sulle civiche “confinanti”, ma non tutte quelle le liste sono di area democratica. Non lo sono quelle vicine a Sel e all’Udc (in Puglia), non lo sono quelle vicine al Partito socialista, soprattutto non lo sono diverse liste che hanno appoggiato i candidati presidente. Da una ricerca ad hoc risulta che liste che genericamente fanno riferimento a candidati ed elettori “contigui” al Pd abbiano ottenuto un risultato complessivamente molto significativo (700mila voti, pari all’8,1%). Dunque, assommando il 24,9% del Pd a queste civiche si ottiene la percentuale del 33%. Ammesso (ma non universalmente concesso) che sia corretto un paragone tra elezioni diverse come Europee e Regionali, gli elettori che non hanno replicato il voto al Pd di un anno fa sono due milioni e 100 mila, ma se vi si sottraggono i 700mila delle civiche, il deficit diventa meno corposo ma pur sempre rilevante: un milione e 400mila di voti in meno e un calo del 7,5% in percentuale. 
Il resto del mondo  
Il Movimento Cinque Stelle ha ottenuto il 15,5% (21,5% alle Europee); la Lega (includendo la Lista Zaia) il 14,4% (5,0%); Forza Italia l’11,2% (17,4%); Fratelli d’Italia il 3,9% (3,7%); l’Ncd il 3,8% (4,3%); Sel il 3,7% (3,9%). Per quanto riguarda il Cinque Stelle è significativo che i suoi candidati-Presidenti ottengano ovunque un numero di voti assoluti sempre superiori a quelli conseguiti dalla lista.

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