giovedì 2 luglio 2015

I GRECI CHE IN PIAZZA CI SONO ANDATI PER DIRE SI AL REFERENDUM



Erano tanti, ed arrabbiati, quelli che sono andati in piazza per gridare OXI, cioè NO, in vista del referendum indetto in fretta e furia da Tsipras.
Erano di più, secondo i cronisti, quelli che il giorno dopo si sono a loro volta radunati per manifestare a favore del SI, che ovviamente non è tanto un assenso alle proposte dei negoziatori europei quanto una preferenza assoluta per rimanere in Europa anche pagandone il prezzo. 
Apostolos Doxladis, scrittore greco, testimonia così i sentimenti e gli umori di quella piazza, dando voce ad un'altra Grecia.
Bene ascoltarla. 




Quella piazza contro i nostri Robespierre

 Risultati immagini per greci in piazza per il sì
1 luglio 2015. Per chi tiene un diario, l’espressione «tempi interessanti» significa «tempi duri». Se si vuole tenere il passo con la realtà esterna, la cronaca di una giornata rischia di diventare lunga come un romanzo. Ma per fortuna non sono né un politico né uno storico, perciò non ho la tentazione di scrivere trattati. Penso da scrittore. Tengo le antenne dritte, ma mi interessa come l’io risponde agli eventi esterni. Oggi ne ho avuto un buon esempio. Avevo un appuntamento con N, un amico psicoanalista, ma mi ha chiamato per cancellarlo, perché aveva un’urgenza. Mi ha spiegato che la tensione delle ultime settimane ha dei riverberi inquietanti nei suoi pazienti: «È una grande opportunità per scavare più in profondità».
Quali risonanze interiori provoca in me il maelstrom che ci circonda? L’effetto più impressionante è il riaccendersi di ricordi, di sensazioni da tempo perdute. Ieri sera ho partecipato con la mia famiglia alla grande manifestazione per il Sì al referendum. Non vedevo in Grecia una manifestazione come questa dagli ultimi giorni della Giunta dei colonnelli, negli anni 70: una massiccia mobilitazione politica di cittadini non politicizzati. 

 C’erano dipendenti del settore pubblico e privato, commercianti, imprenditori piccoli e medi, professionisti, intellettuali, e giovani che si sentono privati di un futuro in Grecia (Marx ci avrebbe chiamati borghesi, ma oggi non lo è forse la maggior parte degli abitanti delle città?). Ho provato un’emozione che non ricordavo da tempo: il miracolo di essere profondamente uniti a qualcosa più grande di noi. Devo ammettere che, per un individualista liberale come me, l’aver provato questa emozione in mezzo a una folla è stato uno choc.
Oggi la Grecia si è svegliata con l’indesiderato primato di essere il primo Paese sviluppato a non aver onorato una scadenza di pagamento con il Fmi. Non ho però trovato in me né paura né vergogna. Rabbia, naturalmente, verso i responsabili: il nostro governo di sinistra/estrema destra. Ma anche un senso di nemesi. Sento che si stanno sgretolando sotto il peso della loro arroganza. Ho provato la stessa cosa negli ultimi giorni dei colonnelli. È stata l’arroganza, allora, a far cadere i dittatori, e sarà di nuovo l’arroganza a far crollare i nostri Robespierre di terz’ordine. Noi saremo qui .

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