venerdì 31 luglio 2015

RENZI "NON SIAMO I PASSACARTE DELLA PROCURA"

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Stavo in auto verso il buen retiro umbro dove trascorrerò, se tutto va bene..., la prima metà di agosto, quando ho sentito alla radio la voce del Premier Renzi che dichiarava "Non siamo i passacarte della procura di Trani", a difesa del voto espresso dai senatori piddini che, esaminati i documenti, hanno deciso di respingere la richiesta di arresto del loro collega Azzolini. Sulla vicenda si è scritto tanto, e anche noi lo abbiamo fatto, oltre a riportare pareri e commenti bene articolati, oltre all'intervento di uno dei votanti, Pietro Ichino (  http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2015/07/pietro-ichino-perche-cera-il-fumus.html ). In questo caso registro con soddisfazione la schiena dritta del Presidente del Consiglio, che ricorda come il Parlamento non sia succube della volontà dell'organo giurisdizionale. Certo, ci piacerebbe che questa verticalità fosse la regola, laddove il sospetto che stavolta siano state decisive ragioni di opportunità "governativa" a far pendere la bilancia a favore del "no" è molto forte.
Però intanto godiamoci il momento e l'esternazione di rivendicazione orgogliosa.





Renzi: “Azzollini? Non siamo i passacarte dei pm”

Il premier difende la libertà di voto sull’arresto del senatore: rischio fumus persecutionis


Nel periodo forse più difficile della legislatura, Matteo Renzi interviene a tutto campo: dal caso Azzollini alle tensioni interne del Pd, dalla riforma della Rai al caso Fiumicino. «Abbiamo i numeri per andare avanti», dice il premier in conferenza stampa dopo il Consiglio dei Ministri. Il premier tiene il punto anche sul no del Senato alla richiesta di arresto del parlamentare di Ncd e difende gli esponenti del Pd che hanno votato in quel senso. 
ANALISI - Il Pd ora è ridotto allo stato gassoso (di Federico Geremicca)  
LA QUESTIONE MORALE  
«Non siamo dei passacarte della procura di Trani», tuona Renzi. «Avendo grande rispetto della Costituzione, diciamo che rispettare la magistratura è rispettare le competenze dei giudici e anche degli altri». Il Pd immediatamente dopo il voto si era diviso. La numero due del partito, Debora Serracchiani, aveva affermato che il pd avrebbe dovuto chiedere scusa. Ma l’altro vicesegretario dem, Lorenzo Guerini, aveva difeso la decisione di votare «no» all’arresto dopo aver letto le carte. In mezzo diversi esponenti della minoranza, da Gianni Cuperlo a Sandra Zampa, che avevano invocato un chiarimento evocando la «questione morale». 

LE CARTE DELLA PROCURA DI TRANI  
Ora Matteo Renzi prova a frenare le polemiche. Lo fa difendendo la decisione del capogruppo Pd, che aveva deciso di lasciare libertà di coscienza ai senatori: «Zanda - spiega il premier - ha visto le carte su Azzollini: si è convinto che sia una vicenda molto complicata su cui il “fumus persecutionis” potrebbe esserci e ha lasciato libertà di coscienza. Io non so dire come avrei votato perché non ho letto le carte. Ma considero il voto un segno di maturità, credo alla buona fede e all’intelligenza dei senatori Pd». Caso chiuso, quindi. Anche se la minoranza Pd sembra intenzionata a dare battaglia anche su altri fronti.  

LA GUERRIGLIA IN SENATO  
Un esempio? La Rai. Ieri il governo era andato «sotto» in Senato su un emendamento presentato dall’eterogeneo cartello formato dalle opposizioni (Forza Italia, Cinque Stelle) più la minoranza Pd e col quale si chiedeva la soppressione della delega all’esecutivo per disciplinare il futuro canone della Rai. Oggi è arrivato il via libera alla riforma, ma in Senato i ribelli dem sanno di poter essere decisivi. Tra le file della minoranza è tanto il malumore anche per l’avvicinamento dei verdiniani. Ma Renzi sembra non curarsi troppo della questione: «Abbiamo i numeri al Senato. La minoranza Pd ha voluto dare un segnale politico ma noi andiamo avanti più decisi di prima».  
L’AFFONDO CONTRO LA MINORANZA  
Il premier è arrabbiato: «Una parte del Pd ha voluto approfittare di alcune assenze per dare un messaggio. Io credo che non sia questo il momento di mandare messaggi, ma che sia il momento di cambiare il Paese. Le polemiche nel Pd devono essere gestite dentro il Pd. Se qualcuno vuole fare in altro modo lo dica, ma i numeri ci sono sia al Senato che alla Camera». «Ieri - aggiunge Renzi - mancavano 90 senatori, era in corso la direzione Ncd, c’erano i senatori membri del governo fuori dall’Aula. È evidente dunque che è stato un segnale che non ci preoccupa. E soprattutto andiamo avanti più convinti e decisi di prima. Abbiamo un patto con gli italiani: chi ha voglia ne discuta nel partito, se si fanno mancare i voti in Aula ne prendiamo atto ma non è una cosa che ci fa paura».  
DAL CASO FIUMICINO ALLA RIPRESA  
Renzi torna anche sul caso Fiumicino dopo le 48 ore di disagi che hanno riportato alla ribalta i problemi dello scalo romano: «Stiamo verificando se gli ultimi eventi sono dolosi o casuali, accerteremo le responsabilità», dice il premier. La ricetta? «Più treni e polizia per valorizzare l’area». E ancora: «Il nostro Paese ha una straordinaria occasione di tornare a offrire servizi di ottima qualità. Sono ottimista che finalmente si possa svoltare pagina». Il premier commenta anche i numeri dell’Istat: su produzione industriale, Pil, consumi, «i dati sono ancora timidi ma incoraggianti» e «le ultime rilevazioni sulla produzione industriale lasciano sperare che sia positivo anche il Pil del secondo trimestre». Certo, ammette il premier, «il lavoro riparte per ultimo ma ci sono aspetti positivi».

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