mercoledì 2 settembre 2015

WIKIPEDIA PERDE 300 MILIONI DI FEDELI. LE RAGIONI DELL'ESODO

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Da quando curo il blog, sono diventato uno dei tanti visitatori di Wikipedia.  Non è il Verbo (nemmeno l' ex gloriosa Treccani lo è ) però, come spunto iniziale - poi da approfondire - o come veloce verifica di una data o di un evento, è utile. E poi è meritoria, con l'impegno di questo esercito di volontari che curano le varie voci, anche correggendole e aggiornandole. Grato di tutto questo, ho un paio di volte accolto l'invito ad una modesta sottoscrizione a favore del sito.
Leggo quindi con un pizzico di rammarico che anche questi d Wiki sono in crisi, con, pare, ben 300 milioni di utenti in meno ! Un continente svanito, tra quelli meno popolosi magari...
 



Il Corriere della Sera - Digital Edition

Il declino dell’enciclopedia globale
Wikipedia ha perso 300 milioni di utenti dall’inizio dell’anno.
«Colpa degli smartphone»



Trecento milioni di utenti in meno dall’inizio dell’anno: è il declino di Wikipedia. La colpa viene addebitata soprattutto agli smartphone. In realtà il problema con l’enciclopedia globale alimentata da 72 mila non dipendenti che lavorano gratis alla sua stesura, fact checking , controllo e rilettura, è questo: anche se è considerata attendibile quasi come l’enciclopedia Britannica non lo è più quando scrive di se stessa.
Se cercate sull’enciclopedia online Wikipedia il nome di Jimmy Wales, l’istrionico imprenditore che l’ha fondata, scoprirete che non c’è certezza sulla sua data di nascita: il 7 agosto del ‘66. Oppure l’8 agosto. Dipende da quale lingua scegliete (e ce ne sono 288...). Il problema con Wikipedia, l’enciclopedia alimentata dai suoi 72 mila non-dipendenti che lavorano gratuitamente alla sua continua stesura, fact checking , controllo e rilettura, è questo: anche se è considerata attendibile quasi come l’enciclopedia Britannica — almeno era così nel 2005 quando un famoso studio venne pubblicato sulla rivista scientifica Nature — non lo è più quando scrive di se stessa. Non sarà questa la causa della perdita, dall’inizio dell’anno, di 300 milioni di utenti che la leggevano dallo schermo di un computer, come ha riportato Business Insider , giornale online emergente finanziato da Jeff Bezos e da Axel Springer. Ma di certo giustifica il fatto che non si potrà andare a cercare conferma del crollo su Wikipedia.
Business Insider cita la società di analisi del traffico di Internet Similar Web e anche un sofferto scambio di email in cui Wales nega (inizialmente) il declino. Ma, appunto: la fonte non è più attendibile se l’oggetto dell’analisi è se stessa. Anche perché è sempre Wales, curioso profilo psicologico per il fondatore di Wikipedia, a mettere in circolazione notizie dubbie come quella della sua data di nascita (ha spiegato in varie interviste che si diverte a contraddire chi glielo chiede), ma anche quella sulle origini dell’enciclopedia.
Il nome stesso Wikipedia era stato coniato da Larry Sanger, il cofondatore. Ma Wales, in passato, si era dichiarato «l’unico fondatore» basandosi sul fatto che Sanger fosse un suo «dipendente». A correggerlo, dopo un po’, era stato lo stesso popolo di formichine volenterose che controlla la veridicità dei fatti riportati.
Il personaggio è fatto così. Capace di farsi bastonare dai suoi stessi utenti per poi utilizzare l’aneddoto come riprova del valore della propria creatura. Basterebbe ricordare che sta lanciando il social network gratuito Tpo definito da lui «simile a Twitter, ma migliore». E non voleva essere una battuta.
Gli utenti unici di Wikipedia, notate bene al mese, sono 500 milioni. L’emorragia dei 300 milioni dall’inizio dell’anno comunque è un’enormità: come se improvvisamente quasi tutti gli europei o quasi tutti gli statunitensi avessero deciso di non usare più l’enciclopedia. L’ignoranza dilaga potrebbe concludere un sociologo affrettato. Ma è difficile che la ragione possa trovarsi dietro questa analisi supponente.
La perdita di lettori non è un fatto nuovo e il virus non alberga solo tra le voci di Wikipedia. Il lettore in Rete è per definizione poligamo, propenso ai tradimenti. Il lemma da cercare potrebbe essere «la lenta ma lunga agonia di un’utopia»: il sapere online governato e controllato dal basso, dal «popolo» si sarebbe detto nel Settecento, l’esatto contrario dell’ Encyclopédie di Denis Diderot, considerata il primo compendio moderno del sapere realizzato con tutti i maggiori intellettuali francesi dell’epoca.
La fuga sta ora alimentando un’inchiesta sulle cause: da una parte è evidente che il primo indiziato è sempre lui, Internet, lo stesso che ne ha permesso la genesi. Dopo aver colpito a morte Encarta, altro progetto naufragato di enciclopedia digitalizzata fatta dalla Microsoft che sperava di vendere cd in pieno boom del web, la Rete colpisce il sogno dei 72 mila Diderot moderni.
Secondo le prime analisi la fuga avverrebbe alla fonte: chi ricerca le informazioni lo fa sui motori di ricerca come Google per poi atterrare su Wikipedia. Ma l’uno-due non è più così scontato, soprattutto da smartphone. E poi ci sono loro, i «vandali», come li ha battezzati Wikipedia, cioè gli utenti che ogni tanto fanno morire qualcuno, prematuramente, come accadde al senatore Edward Kennedy. Se Mark Twain dopo averle lette sui giornali disse «le notizie sulla mia morte sono alquanto esagerate» pensate cosa avrebbe detto trovandosele su Wikipedia. In mondovisione.

Massimo Sideri

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