L'ITALICUM trema ?
Il vestito su misura che Renzi si è cucito addosso per vincere le elezioni, e che forse il sarto ha tagliato male, perché in un'Italia tripartita, con centro destra ed ortotteri in minoranza rispetto al PD ma forse in grado, al ballottaggio (ché il 40% nessuno lo prende al primo turno) di batterlo ricorrendo al soccorso del voto "contro" (quello che a Parma, Livorno e Liguria hanno fatto vincere candidati minoritari, solo per fare esempi noti), ha da sempre suscitato forte perplessità di legittimità costituzionale, e di recente l'ex presidente Napolitano lo ha ribadito in un suo discorso al Senato.
In realtà, il vizio principale resta quello che portò alla macellazione del povero porcellum, vale a dire l'eccessivo sacrificio del principio di rappresentanza a favore della governabilità. Per carità, giusto che il paese abbia chi lo governi, ma bisogna prendere i voti necessari, altrimenti accettare il principio delle coalizioni, come avviene in Germania (CDU e SPD), accadde in Gran Bretagna nelle penultime elezioni (conservatori e liberali), forse succederà presto in Spagna.
Insomma, una minoranza qualificata (nel senso di "meno minoranza" rispetto agli altri) non può diventare padrona assoluta.
Dopodiché si può essere pragmatici, e accettare un premio per il vincitore delle elezioni, ma entro limiti accettabili.
Il 40% potrebbe esserlo, ma in una elezione dove almeno il 70% degli elettori esercitino il loro diritto di voto. Un tempo alle politiche questa soglia non costituiva un problema, e ancora alle ultime, nel 2013, che pure hanno segnato il record negativo di tutta la storia elettorale italiana, votò il 75% degli aventi diritto.
Ecco, se qualcuno arrivasse, con una simile affluenza, ad ottenere il 40%, il premio di maggioranza ci potrebbe stare.
Ma se si scendesse sotto quella soglia no.
Figuriamoci, se questo principio è corretto, come si possa accettare il ballottaggio senza una soglia minima di partecipazione.
E così, disgraziatamente, mi tocca essere d'accordo con una comitiva che solo a leggerne la composizione mi imbarazza alquanto : Zegrebelsky, Mineo, Tocci, Casson, D'Attorre, sigle come Articolo 21 e Fiom.
Da brividi.
Però, io che pure sarei favorevole ad un dichiarato presidenzialismo e che quindi non disdegno affatto, al contrario dei signori e delle associazioni sopra citate, l'ipotesi di un esecutivo forte, non riesco a vederlo slegato dal fatto che chi governa abbia poteri ampi fondati su un mandato elettorale forte, vero. Prendere il 25, o addirittura il 20% dei voti possibili e fare i padroni, no, questo non credo sia tollerabile.
E non lo crede in buona fede nessuno.
Solo che a quelli che si vedono i vincitori del momento, fa comodo far passare 'na roba così, con una miopia (gli piacerà 0o presepe quando la minoranza qualificata ripasserà agli "altri" ?) e un opportunismo cinico di rara fattura.
Speriamo quindi che la Corte, investita oggi, 2015, si pronunci prima del 2018, anno delle nuove elezioni.
Ma vedrete che il vestito cambierà nel frattempo fattura, perché il committente si è accorto del "difetto", che non è quello della esagerata penalizzazione della rappresentanza e di un eccesso di potere a cui non corrisponderebbe adeguato consenso, bensì la possibilità di perdere nonostante tutti i giochi di prestigio fatti !
Raffica di ricorsi contro la nuova legge elettorale
Depositati in almeno una quindicina di Corti d’Appello. Nel mirino premio di maggioranza e ballottaggio dell’Italicum. Tra i firmatari anche tanti esponenti della minoranza Pd
26/10/2015
Raffica di ricorsi contro l’Italicum. La nuova legge elettorale è stata impugnata con una serie di ricorsi analoghi, depositati in contemporanea in una quindicina di Corti d’appello, tra cui Roma, Milano, Napoli. Nel mirino, tra le altre cose, premio di maggioranza e ballottaggio. Ora spetta ai giudici valutare se accogliere le istanze. L’Italicum è stato approvato dal Parlamento il 4 maggio scorso e la sua entrata in vigore è prevista per luglio 2016.
LA RETE DEI CONTRARI
A promuovere l’iniziativa dei ricorsi è stato il Coordinamento democrazia costituzionale, a cui aderiscono numerosi giuristi, insieme a diversi comitati locali. Tra le Corti d’appello presso cui i ricorsi sono stati depositati, oltre a Roma, Milano, Napoli, anche Venezia, Firenze, Genova, Catania, Torino, Bari, Trieste, Perugia.
CONTRO IL PREMIO DI MAGGIORANZA
Tra le previsioni della legge che sono state impugnate, figurano il premio di maggioranza assegnato alla lista che supera il 40%; il ballottaggio senza soglia previsto invece tra i due partiti più votati se nessuno supera quota 40%; la contraddizione ravvisata nel fatto che chi raggiunga, per ipotesi il 39,9% dei voti deve comunque andare a ballottaggio; le norme sulle minoranze linguistiche che non consentono - secondo i ricorrenti - la rappresentanza di tutte le minoranze riconosciute, ma solo di alcune. L’iniziativa sarà presentata nel dettaglio nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio il 29 ottobre alle 14.30.
GLI ESPONENTI DELLA MINORANZA PD
Giuristi, associazioni, sigle sindacali e anche diversi parlamentari della sinistra Pd: è questa la rete che, secondo quanto si legge sul suo sito, forma il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale. Tra i suoi aderenti anche diversi senatori e deputati della minoranza Dem. Tra i primi figurano infatti Vannino Chiti, Lucrezia Ricchiuti, Erica D’Adda, Paolo Corsini, Felice Casson e Maria Grazia Gatti, Corradino Mineo e Walter Tocci, ai quali, a Montecitorio, si affiancano Alfredo D’Attorre e l’ex Pd Stefano Fassina.
GIURISTI E ASSOCIAZIONI
Presenti, nella rete di aderenti anche parlamentari dell’opposizione come gli esponenti Sel Loredana De Petris e Giorgio Airaudo, e giuristi come Gustavo Zagrebelsky e Luigi Ferrajoli e Felice Besostri, candidato dal M5S alla Consulta. Al coordinamento, si legge sempre sul sito, hanno dato la propria adesione associazioni come Ars (Associazione per il rinnovamento della sinistra), Articolo 21, i Comitati Dossetti o Libertà e Giustizia, oltre alle sigle sindacali Fiom e Usb. Mentre Cgil e Libera figurano in qualità di osservatori.
L’OBIETTIVO DELLA MOBILITAZIONE
Obiettivo del Coordinamento è «difendere e valorizzare i principi della democrazia della nostra Costituzione nata dalla Resistenza, operando per attivare l’opinione pubblica, largamente inconsapevole del significato e dei contenuti del processo di riforme istituzionali in atto, e per promuovere un dibattito politico che consenta la partecipazione di tutti i cittadini e faccia avanzare la consapevolezza della posta in gioco per gli anni futuri».
LA RETE DEI CONTRARI
A promuovere l’iniziativa dei ricorsi è stato il Coordinamento democrazia costituzionale, a cui aderiscono numerosi giuristi, insieme a diversi comitati locali. Tra le Corti d’appello presso cui i ricorsi sono stati depositati, oltre a Roma, Milano, Napoli, anche Venezia, Firenze, Genova, Catania, Torino, Bari, Trieste, Perugia.
CONTRO IL PREMIO DI MAGGIORANZA
Tra le previsioni della legge che sono state impugnate, figurano il premio di maggioranza assegnato alla lista che supera il 40%; il ballottaggio senza soglia previsto invece tra i due partiti più votati se nessuno supera quota 40%; la contraddizione ravvisata nel fatto che chi raggiunga, per ipotesi il 39,9% dei voti deve comunque andare a ballottaggio; le norme sulle minoranze linguistiche che non consentono - secondo i ricorrenti - la rappresentanza di tutte le minoranze riconosciute, ma solo di alcune. L’iniziativa sarà presentata nel dettaglio nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio il 29 ottobre alle 14.30.
GLI ESPONENTI DELLA MINORANZA PD
Giuristi, associazioni, sigle sindacali e anche diversi parlamentari della sinistra Pd: è questa la rete che, secondo quanto si legge sul suo sito, forma il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale. Tra i suoi aderenti anche diversi senatori e deputati della minoranza Dem. Tra i primi figurano infatti Vannino Chiti, Lucrezia Ricchiuti, Erica D’Adda, Paolo Corsini, Felice Casson e Maria Grazia Gatti, Corradino Mineo e Walter Tocci, ai quali, a Montecitorio, si affiancano Alfredo D’Attorre e l’ex Pd Stefano Fassina.
GIURISTI E ASSOCIAZIONI
Presenti, nella rete di aderenti anche parlamentari dell’opposizione come gli esponenti Sel Loredana De Petris e Giorgio Airaudo, e giuristi come Gustavo Zagrebelsky e Luigi Ferrajoli e Felice Besostri, candidato dal M5S alla Consulta. Al coordinamento, si legge sempre sul sito, hanno dato la propria adesione associazioni come Ars (Associazione per il rinnovamento della sinistra), Articolo 21, i Comitati Dossetti o Libertà e Giustizia, oltre alle sigle sindacali Fiom e Usb. Mentre Cgil e Libera figurano in qualità di osservatori.
L’OBIETTIVO DELLA MOBILITAZIONE
Obiettivo del Coordinamento è «difendere e valorizzare i principi della democrazia della nostra Costituzione nata dalla Resistenza, operando per attivare l’opinione pubblica, largamente inconsapevole del significato e dei contenuti del processo di riforme istituzionali in atto, e per promuovere un dibattito politico che consenta la partecipazione di tutti i cittadini e faccia avanzare la consapevolezza della posta in gioco per gli anni futuri».
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