martedì 17 novembre 2015

FACCI E L'ISTERISMO DEL POLITICAMENTE CORRETTO :NON MI PIACE L'ISLAM, SI PUO' DIRE ?

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Filippo Facci prova a dirlo ad alta voce : ma se non mi piace l'Islam, lo posso dire ?  Anche se moderato, anche se non c'entra nulla coi terroristi, semplicemente perché non è democratico, perché intollerante con le donne, con i gay, con i dissidenti.
Posso dire che non approvo queste genuflessioni in nome della permalosità altrui, per cui a tavola, nelle cene istituzionali, c'è chi propone di non mettere il vino se tra gli ospiti ci sono dei musulmani (bravo Hollande che si è rifiutato di cedere a simile consiglio), e che mi auguro delle sanzioni significative (Magris sul Corriere invocava addirittura il licenziamento) per quel preside e/o insegnanti che hanno abortito una visita culturale ad una mostra di Chagall sempre per non urtare, con immagine di fede cristiana, la suscettibilità degli allievi islamici ?
La vogliamo finire con l'abolizione dei presepi, con la epurazione dai testi scolastici di parole come "maiale", carne di maiale e giù giù per li rami ?
Facci non difende un primato cattolico cristiano, che ha molto sui gioielli di famiglia anche il vaticano e il suo corollario, semplicemente rivendica la laicità dello Stato, sancita in Costituzione, e che non prevede tutto questo isterico buonismo, sotto il quale peraltro si cela, in molti casi, una debordante viltà.



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Credo che molti cosiddetti opinionisti, sui giornali e in tv, dovrebbero esprimersi solo su temi sui quali possano esercitare una pur infinitesimale influenza. Invece vedo colleghi che si atteggiano a consiglieri della Nato dopo aver compulsato un paio di blog: ma ad ascoltarli non c' è Obama, forse neppure il ministro Pinotti, semmai ci sono dei cittadini ordinari che vorrebbero capire che cosa potrebbero fare nel loro vivere civile, nelle loro vite ordinarie, che poi sono le stesse vite degli opinionisti illuminati; capire se qualcosa stia davvero cambiando - prima e dopo i fatti di Parigi - e se davvero ci sia un problema «culturale», come direbbero gli stessi opinionisti.
Partiamo dai dati di fatto accessibili a tutti. La Francia è in stato d' emergenza, noi no. La Francia ha chiuso le frontiere, noi no. La Francia ha spedito i caccia a bombardare l' Isis, noi no. La Francia è uno stato laico, noi no, o solo in parte, perché di fatto identifichiamo come massima risposta culturale la riproposizione di un giubileo religioso indetto ufficialmente da uno Stato estero - il Vaticano - nel quale, a dirla tutta, come nell' islam, le donne sono discriminate. In Francia i cattolici generici sono 42 milioni ma solo 1 milione e 900mila vanno in chiesa, mentre i musulmani generici sono solo 6 milioni ma quasi 5 milioni osservano il ramadan e vanno in moschea o bloccano interi quartieri mettendosi a pregare per strada, tanto che il Consiglio dei musulmani ha già chiesto di poter occupare le chiese cattoliche ogni venerdì. Noi no, da noi si professano cattolici una cinquantina di milioni d' italiani e 15 milioni sostengono anche di andare a messa: ma, anche se le chiese fossero gremite, nessun cattolico si stenderebbe con un tappeto a pregare sul marciapiede; i nostri musulmani in compenso sono solo 1 milione e 600mila ma saranno probabilmente 3,2 milioni nel 2030, crescita maggiore d' Europa: gli studenti islamici sono aumentati del 371 per cento dal 2001. Insomma, non siamo come la Francia, la Francia non siamo noi: ma lo saremo

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