mercoledì 18 novembre 2015

VERONICA PANARELLO CONFESSA : LORIS L'HO GETTATO IO NEL CANALE



Dunque è colpevole. Veronica Panarello, dopo quasi un anno, confessa di essere stata lei a portare il corpo ormai senza vita del figlio Loris nel canale dove poi è stato ritrovato. Non dice,  per lo meno, non ancora, di averlo ucciso (sarebbe morto da solo giocando con le fascette elastiche ...), ma di aver mentito su tutto il resto sì. E quindi ammette di non averlo mai portato a scuola, soprattutto di averlo gettato nel canale, giustificandosi col panico che l'aveva afferrata dopo aver constatato la morte del piccolo, pensando non che il figlio era morto ma che "non sarebbe stata creduta".  Panico ben mascherato pare al momento della finzione dello smarrimento per il "rapimento" del figlio, inscenato all'uscita di scuola.
A suo tempo, come sempre, non mi schierai tra i colpevolisti della prima ora (la famiglia Turchetti del resto ha già una sua fedele militante in quella schiera, nella persona della mia amata genitrice) , per coerente e convinta adesione al principio (costituzionale, tra l'altro, ma per me è un di più : non mi serve l'avallo della Carta per essere convinto di una cosa giusta) della presunzione di innocenza fino a prova contraria.
Quello stesso principio per cui gli imputati i processi devono farli da liberi, in attesa dell'eventuale condanna definitiva. Certo, poi ci sono casi in cui si può valutare la necessità della cd. custodia cautelare, e sappiamo quali sono. Sappiamo anche che si tratta di misure normativamente eccezionali, e che invece PM e GIP applicano ogni qual volta sono convinti di avere il colpevole in mano, applicando in realtà un'anticipazione di pena che il codice non prevede la loro mente sì, così come è agognata in quella della gente comune.
Se poi succede, e non di rado, che si sbagliano, che importa ? Paga la vittima e la comunità, i magistrati certo no.
A me piacerebbe che lo Stato emettesse un balzello titolato : fondo risarcimento vittime dell'ingiustizia ( segnatamente la detenzione illegittima), così da far toccare con mano il costo per le nostre tasche della disinvoltura togata in materia.
Chissà che i giustizialisti infoiati diminuirebbero di numero, potendo valutare in concreto e PERSONALMENTE il danno ?
Anche oggi che non credo più all'innocenza di Veronica Panarello, penso che non sia ANCORA il carcere il suo posto, per rispetto di quel principio. Non mi parlassero di pericolo di fuga (che non c'è, e poi, se la polizia non riesce in 48 ore a riprendere una come quella donna meglio che chiudano le questure) o di inquinamento delle prove. Semmai, visto che la donna probabilmente è una squilibrata - si vedrà in che misura - ci potrebbe essere il rischio di un nuovo omicidio, magari del fratellino di Loris. Ovviabile attraverso la proibizione, allo stato, di avere contatti non protetti - quindi in presenza di altri adulti - col figlio.
Nell'articolo che segue, Cavallaro del Corriere evoca, non proprio originalmente, il mito di Medea, la regina che uccise i propri figli per vendicarsi del padre, Giasone, che l'aveva abbandonata.
Ecco, nel caso della famosa figura della tragedia greca, una ragione però c'è : la vendetta.
In questo caso perché Veronica ha ucciso il piccolo Loris ?




Il Corriere della Sera - Digital Edition


La mamma: ho buttato Loris nel canale

Crolla dopo un anno. «Si è strangolato con le fascette, mi sono fatta prendere dal panico»

di Felice Cavallaro



 
RAGUSA Dopo quasi un anno di bugie e di carcere, Veronica Panarello barcolla e, pur continuando a negare di avere ucciso il suo piccolo Loris, ammette di averne buttato il corpicino nel canalone di Santa Croce Camerina dove fu poi trovato dal cacciatore Orazio Fidone.
È la svolta di una giornata che ieri ha visto tornare per le strade del paesino della provincia di Ragusa questa madre con la faccia smunta, nascosta all’interno di una Volante, per confessare come si è liberata del corpo, ma giurando di non avere ucciso il bambino: «L’ho trovato a casa strangolato dalle fascette elettriche con cui giocava... Ho provato a soccorrerlo. Non c’era niente da fare. Nessuno mi avrebbe creduta e allora l’ho portato nel canalone...».
Questa la versione che non viene creduta da chi la accusa di omicidio e continuerà a farlo nell’udienza del Gup prevista per giovedì, ma rinviata a venerdì. Una versione ripetuta come una litania fino a tarda sera negli uffici della Procura guidata da Carmelo Petralia dove si conclude il sopralluogo compiuto anche alla ricerca di tracce dello zaino del piccolo Loris. Perché la madre che aveva sempre ripetuto di avere accompagnato il bimbo a scuola e di averlo lasciato davanti all’istituto, ieri ha pure ammesso di essersi liberata dello zainetto di Loris, una sacca blu con le stringhe gialle, gettandolo in un cassonetto dell’immondizia.
Altra confessione sussurrata lungo le poste di questo calvario che il 29 novembre dell’anno scorso inghiottì l’esistenza di Loris. Con l’allarme scattato al suono della campanella, davanti all’istituto dove Veronica recitò, come fosse una consumata attrice, la parte della madre disperata perché qualcuno aveva rapito il figlio.
Ci volle nei giorni successivi tutto l’impegno della Squadra mobile diretta da Nino Ciavola e dei più esperti poliziotti italiani inviati dal Viminale per accertare, con il fondamentale ausilio delle telecamere di sorveglianza distribuite in paese, che Veronica Panarello non aveva affatto lasciato quella mattina il bimbo a scuola.
Ed è questa la prima breccia che lei stessa ha aperto pochi giorni fa, dopo un anno in cella, parlando col marito, Davide Stival, un autotrasportatore subito scettico nei suoi confronti, per tanti mesi restio ad andarla a trovare nel carcere di Agrigento. Come ha fatto invece la scorsa settimana quando Veronica gli ha balbettato di non avere lasciato Loris davanti a scuola, quella mattina. Una breccia. Utilizzata dagli investigatori e dal sostituto procuratore Marco Rota per interrogare ancora una volta la presunta Medea. Come è accaduto facendola anche tornare a Santa Croce Camerina, nella sua casa non lontana dal canalone, le serrande abbassate, il soggiorno e le camere da letto battute per cercare l’ammissione finale.
A questa meta sembra che non si sia arrivati ancora, ma dicono tutti, anche il difensore Francesco Villardita, che il riserbo sull’ultimo interrogatorio sarà rispettato fino a venerdì, fino alla comparsa davanti al Giudice dell’udienza preliminare. Un dato è certo. L’ipotesi dell’«incidente», con il piccolo che stringe da solo la fascetta al collo e la madre che lo trova soffocato, non convince chi ha lavorato per mesi a questo drammatico evento sospettando anche la complicità di una seconda persona mai individuata, nonostante le minuziose ricerche sulle registrazioni e sui tabulati telefonici.
Resta il dubbio che una donna esile possa aver fatto tutto da sola. Un giallo ancora con qualche ombra. Ma l’inchiesta giudiziaria, intanto, ha avuto una conferma in Cassazione da dove arrivano le motivazioni della sentenza che nel mese di maggio respinse l’istanza di scarcerazione «per i gravi indizi di colpevolezza» legati anche «agli spostamenti dell’indagata accertati tramite le videoriprese delle telecamere pubbliche e private...».

1 commento:

  1. Bambini che uccidono la madre , il padre . Padre e Madre + convioiventi uccidono figli moglie ecc...
    Gli Italici amministratori ;chiedono la visita psioterapica per la patente di guida.?????- ...
    Il Mondo è imbarbarito. Gli animali sono più umani-!!!

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