Avrà anche ragione Venturini sul Corriere a scrivere che gli occidentali, ma anche Putin, devono stare attenti e che l'idea di portare truppe sul terreno del Califfato porterebbe all'invocazione della guerra santa contro i crociati infedeli.
Però, subito sotto, Sergio Romano afferma, e una volta tanto sono d'accordo con lui, che la guerra va combattuta lì, in Siria ed in Iraq.
Allora, come la mettiamo ?
Del resto, armare solo i curdi, pure abili combattenti, non sarebbe probabilmente sufficiente a vincere, senza contare che non è che bombardamenti e missili non siano sfruttabili a livello propagandistico (come sta già avvenendo) dal Califfo e i suoi.
In realtà non si conoscono frittate senza uova rotte, né guerre senza pesanti costi.
Per il momento, lo Zar di Russia sta solo collezionando successi, sia militari che politici, facendo dimenticare la questione Ucraina, ponendosi come l'unico, serio e vero oppositore dell'IS.
Hollande ha chiesto aiuto all'Europa, e non l'avrà. Putin ha già dato disposizioni ai suoi generali e ammiragli di collaborare coi colleghi francesi, definiti "alleati".
Una qual certa differenza non trovate ?
Li cercheremo
ovunque, li troveremo in qualsiasi posto del mondo si nasconderanno e li
puniremo.
Entrano in azione i Tupolev dalla Russia e un sommergibile
in Mediterraneo. Colpiti oltre 200 obbiettivi
La frase della svolta, Vladimir Putin, l’ha pronunciata ieri pomeriggio dalla sala operativa del ministero della Difesa a Mosca. Parlando via radio con il comandante dell’incrociatore Moskva, l’ammiraglia della flotta che dal Mediterraneo protegge le installazioni russe in Siria, il leader del Cremlino ha detto: «Un gruppo navale francese, guidato dalla portaerei Charles De Gaulle, sta arrivando nella sua zona di operazioni. Lei deve mettersi in contatto con i comandi e cooperare con loro come alleati». Poche ore prima i Tupolev a lungo raggio dell’aviazione di Mosca avevano scatenato uno dei più letali attacchi aerei dall’inizio delle operazioni, bombardando Raqqa, roccaforte dell’Isis, colpita contemporaneamente da una pioggia di missili da crociera, lanciati da un sottomarino russo.
Nel giorno in cui riconosce anche lui che il charter della Metrojet con a bordo 224 turisti russi è stato abbattuto nei cieli del Sinai da una bomba messa nella carlinga da terroristi, Putin fa compiere un drammatico salto di qualità, militare e politica, all’intervento in Siria.
E’ stato il capo dell’intelligence federale, Alexander Bortnikov ad ammettere per la prima volta, lunedì notte, quello che tutti sospettavano: «È stato un atto terroristico. Un ordigno artigianale è stato fatto esplodere poco dopo il decollo dell’aereo da Sharm el Sheikh». Bortnikov ha spiegato che la bomba conteneva almeno un chilo di TNT e che tracce di esplosivo non prodotto in Russia sono state trovate sulle lamiere e in numerosi oggetti recuperati sul luogo del disastro. Una ricompensa di 50 milioni di dollari è stata promessa a chiunque fornirà alle autorità moscovite informazioni utili alla cattura dei responsabili.
Putin ha reagito scegliendo toni forti e uno scenario spettacolare: «Non è la prima volta che
Il colloquio di Putin con il comandante della Moskva è stato mandato in diretta televisiva, con una scena da film di James Bond. Seduto accanto al ministro Shoigu nel Centro Operativo per
Ma è l’intera dinamica strategica della lotta all’Isis e non solo di quella a cambiare radicalmente, in conseguenza degli attentati di Parigi. Senza
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