domenica 16 marzo 2014

ALDO GRASSO FA DELLA SCIOCCA IRONIA SU GERRY SCOTTI. L'INVIDIA E' UNA BRUTTA BESTIA


Francesco Alberoni era la fiera della banalità, ma Aldo Grasso, che lo ha sostitutito nella rubrica a piè di pagina che la domenica occupa la prima del Corsera, è il trionfo dell'invidia mascherata da ironia (più spesso sarcasmo).
Intanto una rubrica titolata "Padiglione Italia" e specializzata nel mettere alla berlina personaggi pubblici, non mi sembra il massimo e mi stupisce il direttore de Bortoli, che non è un leone però un gentleman sì.
Di solito il giornalista di colore - razza per cui non nutro simpatia - prende di petto personaggi obiettivamente spesso discutibili, ma il fatto di aver immaginato uno spazio apposito per la berlina sistematica...
Pietro l'Aretino - noto per essere uno che "di tutti disse mal men che di Cristo, scusandoci dicendo "non lo conosco" - non è un bell'esempio eppure tanti giornalisti se lo sono scelto come tale.
Questo discorso vale in generale, e vieppiù stavolta che Grasso ha preso di mira il buon Gerry Scotti, colpevole del fatto che Renzi abbia dato pubblicità alla sua rinuncia al vitalizio parlamentare che spetta allo show man televisivo per un curioso trascorso di deputato nelle file del PSI ai tempi di Craxi. Parentesi breve, durata una legislatura, dove il nostro non si è particolarmente distinto (come se fosse l'eccezione...). 
Almeno Scotti non ci ha riprovato e oggi, chissà. magari preso dall'entusiasmo contagioso del buon Matteo, ha voluto fare questo gesto, subito bocciato come propaganda, pubblicità ...
Ora, a parte il fatto che, come già evidenziato, è stato Renzi e non Scotti a rendere nota la cosa, che c'è di male ? Anzi, mi sembra positivo che una persona fortunata (e brava), che sta molto bene di suo, rinunci ad un privilegio che pure per legge gli spetterebbe. Poteva essere più discreto nel farlo ? Però così magari costituisce anche un esempio, che mi piacerebbe fosse seguito intanto dai senatori a vita.
Quanto al fatto che quel vitalizio sia immeritato caro Grasso...non è certo il caso del solo Gerry Scotti.
Mentre solo LUI, che si sappia, vi rinuncia.
Da ultimo, gli suggerisco di ripassare le pagine di Delitto e Castigo, di Dostojevskij, laddove venivano spiegati i "doppi pensieri". Semplificando molto, quasi sempre quando facciamo una cosa, dietro questa si accompagna un retropensiero, meno nobile del gesto. Esempio tipico è l'elemosina, accusata di essere atto volto a mettersi a posto la coscienza. Può accadere, certo, o, più spesso, è una "concausa".
Ma resta che per chi la riceve, l'elemosina, è una cosa positiva.
Ecco, Gerry Scotti ha fatto una cosa da apprezzare. I doppi pensieri Grasso tolgono poco all'attore e molto a lei, che si mostra persona dall'anima predisposto al livore.
Ecco il pessimo pezzo comparso oggi sul Corriere

Il Corriere della Sera - Digital Edition

E Gerry Scotti rinunciò al futuro 
(immeritato) vitalizio
di Aldo Grasso 

Pareva generosità ed era impazienza. Durante la confessione pubblica nel salotto del cardinal Vesponi, Matteo Renzi ha fatto un’importante e decisiva rivelazione: «Mi ha scritto su Twitter Gerry Scotti. Lui è stato parlamentare per cinque anni e vorrebbe rinunciare al vitalizio, ma non può. Lo aiuteremo». È bello sapere che il nostro premier, fra mille impegni, trova anche il tempo per dare una mano a Gerry, al suo nobile intento. E infatti, via Twitter , il dottor Scotti ha cinguettato: «Grazie Matteo per aver reso pubblico il mio appello. In questo momento tutti devono dare una mano, piccola o grande che sia». E poi: «Una precisazione dovuta: rinuncio ad un vitalizio previsto solo al compimento dei 65 anni, quindi tra 8. A tutt’oggi non ho percepito nulla». E poi ancora: «Grazie a tutti. È solo un piccolo gesto di fronte ai sacrifici di tanti». Pare che Matteo Santo Subito gli abbia risposto: «È la tua risposta definitiva? L’accendiamo?».
Com’è noto, Virginio Scotti detto Gerry, 57 anni, personaggio simbolo di Mediaset e tra i conduttori più amati della tv italiana, è stato eletto alla Camera alle Politiche del 1987, candidato nelle file del Psi di Bettino Craxi. La sua carriera di deputato è finita cinque anni dopo, nel 1992.
Pareva generosità, ma era impazienza. Dell’attività alla Camera si ricordano ben poche cose e, da allora, per sua stessa ammissione, lo zio Gerry si porta dietro la macchia dell’assenteismo: «Ammetto di non aver brillato per presenze da deputato». La sua idea più singolare (1988) fu questa: «Perché non collegare il Parlamento con sedi periferiche?». Una sede al Nord e una al Sud per consentire ai parlamentari di votare e di non andare neanche a Roma. Gli assenteisti non hanno mai ragione, ma preservano la salute.
Lo zio Gerry è un simpatico e bravo presentatore; in passato si è persino lamentato con Mediaset che lo faceva lavorare troppo, specie quando gli ascolti latitavano. Più volte è stato richiamato in campo come salvatore della patria. Sicuramente avrà messo da parte una cospicua fortuna (fa molta pubblicità), per cui a un piccolo e immeritato vitalizio si può anche rinunciare, soprattutto se serve a migliorare la reputazione. A fare i conti s’impara sempre dai ricchi.

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