domenica 16 marzo 2014

UNIVERSITA' : I "MIGLIORI" CHE DISCRIMINANO IL PENSIERO DI DESTRA

 
Sto a buon punto del libro che Luca Ricolfi dedicò alla questione dell'"Antipatia" della gente di sinistra (di cui peraltro lui si ritiene facente parte, sia pure non toccato dai virus che denuncia) . Al vertice delle ragioni per cui quelli di sinistra sono per lo più antipatici agli altri - che non sono necessariamente di destra...- c'è il complesso di superiorità che li affligge : considerarsi MIGLIORI. Per cultura, per intelligenza, per senso civico... Non ha importanza che la realtà storica abbia loro dimostrato di aver creduto, per 70 anni, ad un'ideologia crollata perché sbagliata, ancor prima che sanguinaria e liberticida nella sua realizzazione (parlo evidentemente del marxisno e del socialismo reale sua tentata concretizzazione in URSS, Cina, Cuba...non è stata una gran prova di intelligenza). Non conta che l'intellighenzia di sinistra, la casta dei professori universitari, finiscono così spesso sulle pagine dei giornali per concorsi taroccati, per nepotismo e baronia, tutte cose che è difficile coniugare con il senso civico. E il numero degli indagati di sinistra sarà inferiore a quelli di destra ma non è scarno, senza contare che per considerarsi "puri" si dovrebbero vantare una fedina linda, non semplicemente "meno sporca".
Mentre leggo le ineccepibili considerazioni di Ricolfi ecco che la cronaca propone un altro caso della discriminazione che i "migliori" operano nel campo della cultura contro coloro che non la pensano come loro. 
Poi però qualcuno ha la faccia di dirti : hai notato che la cultura vanta quasi solo uomini di sinistra ? 
Certo che l'ho notato, ma la risposta è anche in cose come queste che trovate di seguito...

per superare l’Abilitazione universitaria
vietato studiare gli Autori di Destra 

Quanto conta il fattore ideologico nella valutazione del curriculum di un professore universitario? La risposta dovrebbe essere «zero», altrimenti si ritornerebbe all’incubo degli anni Settanta, quando in alcuni atenei e in alcune materie difficilmente riuscivi ad andare in cattedra se non professavi la fede nel «metodo marxista». Il pregiudizio ideologico nei concorsi universitari in realtà non è scomparso né è valsa ad eliminarlo la riforma Gelmini che ha istituito liste nazionali di abilitazioni.
Le cronache dei concorsi recenti parlano di candidati bocciati insoddisfatti, cosa del tutto normale. Ma anche di scandalo tra i colleghi a leggere certe motivazioni negative. A Simonetta Bartolini, biografa di Ardengo Soffici, come rilevava ieri Renato Besana su «Libero», è capitato di essere bocciata al concorso di abilitazione a professore associato perché, come si legge nella valutazione di uno dei commissari, Mario Sechi, omonimo del giornalista, «presenta un profilo marcatamente militante», essendosi occupata di «autori rivendicati dalla destra politica come fondativi di una tradizione alternativa a quella “vincente” ed egemonicamente canonizzata: da Soffici a Barna Occhini, di cui ha pubblicato il carteggio, a Papini e Guareschi...». Insomma, va bene tutto, ma guai a occuparsi di autori di destra.
Un po’ lo stesso criterio con cui è stata negata l’abilitazione a professore ordinario a uno studioso più noto, come Alessandro Campi, autore di saggi su Niccolò Machiavelli e Carl Schmitt, Giovanni Gentile e Gianfranco Miglio. Commentando i diciotto titoli presentati per ottenere l’abilitazione da ordinario in storia delle dottrine politiche, l’esaminatore Angelo d’Orsi ha commentato: «Buona parte di tali lavori affronta il fascismo e i movimenti politici reazionari. Suscita perplessità il carattere fortemente ideologico di tanta parte della sua produzione...». Un giudizio duro per uno storico affermato, non condiviso dalla comunità accademica. Tanto che un’autorità della sinistra come il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky ha invitato Campi nel comitato scientifico di Biennale democrazia che si svolge a Torino. I casi di valutazione ideologica sono diversi e sembra siano già partiti molti ricorsi.

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