mercoledì 27 gennaio 2016

IL GIORNO DELLA MEMORIA, UN APPUNTAMENTO SEMPRE PIU' RETORICO, CON QUALCHE VENA DI IPOCRISIA



27 gennaio, il giorno della memoria...
Francamente la sensazione crescente, e alquanto fastidiosa, è che questa ricorrenza sia sempre più meramente retorica, e pure, per alcuni, un po' ipocrita.
L'antisemitismo, nel mondo e anche in Europa, dove si consumò lo scempio tragico ed orrendo della Shoa, non è affatto battuto, tanto è vero che qualche giorno fa si era aperto il dibattito sulla opportunità, per gli ebrei, di andare in giro per strada con la kippa, il tipico copricapo. Quindi, gli ebrei no con la kippa, che se no "provocano" quelli di sensibilità diversa, e poi si fanno identificare, il che ne va della loro sicurezza ... , noi no col crocefisso (catenine al collo vietate), però le musulmane sì con il velo. Ora, io non sono affatto contrario al velo, che lasci scoperto il volto, e condivido il divieto per il burqa solo per motivi di ottemperamento alle norme di pubblica sicurezza che impongono alle persone di essere riconoscibili. Figuriamoci se posso accettare che kippa e crocefissi, che non fanno male a nessuno, siano vietati, per motivi di "sensibilità" per le persone di altre religioni. 
Ma questo è nulla, rispetto ai ripetuti episodi di aperta intolleranza, avversione e violenza cui tuttora gli ebrei, nella civile Europa (e del resto, non fu la civile Germania a decretarne lo sterminio ? e l'Italia, come altre nazioni, non si rese ad un certo punto vergognosamente complice ?) sono sottoposti.  
No, gli ebrei sono pochi, non è così conveniente fare affari con loro, e poi perseguitano i palestinesi.  Sicuramente la consolidata affermazione della destra di Nethanyau non produce progressi nell'infinito e infruttuoso tentativo di trovare una soluzione pacifica e accettabile per la convivenza dei due popoli. Però criticare, giustamente, Israele, e dimenticare gli autentici orrori di cui sono capaci i paesi che oggi salutiamo come nuovi alleati, mi sembra un salto triplo carpiato che solo stomachi di ferro e ipocrisie blindate possano consentire.
Pierluigi Battista cerca guai, da un po', e mi auguro fortemente che non finisca per trovarli.
Intanto però c'è da plaudire al coraggio che manifesta dalle colonne della sua rubrica (e forse non è un caso che il Corsera gli consenta di esprimersi liberamente da lì..., come a dire : "opinioni sue" ), nell'ironizzare e biasimare la brutta piega presa, l'ipocrisia imperante.
Per un giorno, oggi, le tv si riempiono di film e documentari che, penso, siano visti e colpiscano sempre meno persone. Per un giorno ci piace scrivere, su bacheche e tweet, "mai più".
Per un giorno.
Poi tutto e male come prima.




 Vignette antisemite e visite di Stato


Alla vigilia della Giornata della memoria («mai più!», «mai più!»), le autorità italiane, le nostre imprese e papa Francesco accoglieranno con solenni cerimonie il nuovo amico, il presidente iraniano Rohani. Essendo la vigilia della Giornata della Memoria («mai più!», «mai più!»), potrebbero chiedere in anteprima al presidente iraniano una copia della vignetta vincitrice nell’edizione 2016 del concorso che a Teheran premia la più divertente presa in giro della Shoah. Le autorità iraniane, che nel frattempo procedono al conteggio delle persone condannate a morte alla fine di processi farsa nel 2015, più o meno un migliaio, alcune delle quali appese alle gru delle piazze di Teheran, ci tengono molto a quella leggiadra manifestazione antisionista inaugurata dall’estremista Ahmadinejad e mai sconfessata dai moderati del regime. Ora, tra un affare concluso dalle imprese italiane e l’impiccagione di qualche gay che non ha fatto in tempo a scappare in Israele per aver salva la vita anche se in Occidente nessuno suona la sveglia per difenderlo, si potrebbe celebrare quelle vignette antisemite per non dimenticare lo sterminio degli ebrei che, secondo i negazionisti di Teheran invitati solennemente in Italia, sarebbe solo una menzogna: la «menzogna di Auschwitz», come sostengono i colleghi nazi degli antisemiti iraniani che tra una decina d’anni potranno pure disporre della bomba atomica per distruggere più agevolmente Israele dopo aver firmato qualche profittevole contratto con le imprese del mondo occidentale, nel frattempo compostamente impegnato a gridare «mai più!», «mai più!».

Non dimenticare, nel Giorno della Memoria. O forse sì, meglio dimenticare per qualche ora, giusto il tempo di firmare qualche buon contratto mentre il Papa lancia il suo monito per la pace nel mondo, ed omaggiare i nostri nuovi alleati che certo, hanno il vizietto di far sparire i dissidenti, ma sono pur sempre i nostri cari alleati contro l’Isis: loro le donne non le decapitano, le lapidano.
E poi sono dotati del senso dell’ironia, perché sanno apprezzare che irridono la Shoah, prendono in giro i deportati («mai più!», «mai più!»), contribuiscono a gettare nell’immondizia le favole sioniste su Auschwitz, mettono il buon umore su una vicenda che ci ostiniamo a ricordare ogni 27 gennaio (gli altri 364 giorni dell’anno no), facendo finta di niente sugli ebrei costretti a scappare dall’Europa perché non si sentono più tanto tranquilli del nostro «mai più!», «mai più!».

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