venerdì 27 maggio 2016

SENTIRSI MIGLIORI DEI POPULISTI NON LI SCONFIGGERA'. LEGGERE PANEBIANCO PER CREDERE

Risultati immagini per le ragioni dei populisti

Il Camerlengo ha tra i suoi fedeli lettori alcuni che mi stupiscono favorevolmente perché so quanto le loro idee siano in generale diverse dalle mie, anche opposte, eppure mi seguono, con sorprendente costanza, immagino spinti da un lodevole desiderio di confrontarsi con il pensiero "altro" dal proprio.
Gente rara, cui va il mio plauso, a prescindere dalla circostanza di specie, che naturalmente mi fa piacere, che in questo caso l' "altro" sia il mio blog.
Uno di questi è un amico "umbro" (in realtà è romano ma ci vediamo solo in Umbria...), che legge abitualmente Il Fatto ( non serve dire altro sulla diversità no ? ), l'altro è il fratello di mia mamma, persona di buoni sentimenti, più spesso appannati da un eccesso di retorica che farebbe dubitare dell'autenticità dei primi se non fosse che da lustri si spende nel volontariato, e questa è cosa nobile e concreta.
Naturalmente mio zio è per l'accoglienza degli immigrati senza se e senza ma, alla Bergoglio, e quindi, alla mia chiosa di ieri (il post era : http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2016/05/arriva-lestate-e-con-lei-gli-sbarchi.html ) circa la ripresa estiva dell'invasione africana - "così non si può continuare" - ha commentato scrivendo :"Preso atto che nessuno è in grado di fornire soluzioni alternative fattibili, non sarebbe più onesto prendere atto che "così siamo OBBLIGATI a continuare" se ancora vogliamo avere il diritto di definirci "civili". 
Nemmeno a farlo apposta proprio oggi Angelo Panebianco scrive un editoriale nel quale spiega come il cd. populismo è l'esatto prodotto di questo atteggiamento che va dall'inerzia colpevole dei politici al buonismo semplicistico di una parte della popolazione.
I confini italiani, caro zio, sono sigillati a Nord ! Gli africani che sbarcano in Italia non ci vogliono restare, vorrebbero trasferirsi in paesi che sanno migliori, come quelli nordici, ma semplicemente non ci arrivano perché Francia, Austria, Svizzera NON li fanno passare.
Sono incivili in quelle nazioni ? Può darsi, ma questa risposta non risolve affatto e Panebianco lo chiarisce molto bene.
Nel rispondere dunque allo zio fedele e caro lettore, ho osservato come le "Soluzioni VANNO trovate, e il pauperismo di Bergoglio non va bene a tanti , me tra questi. Dopodiché io e te ragioniamo, con opposte idee. Poi c'è gente che non ragiona, e mena o peggio. Tu dirai : c'è la polizia per quelli. E sbaglieresti  perché le forze dell'ordine possono controllare fenomeni marginali, NON DI MASSA. Le democrazie per consentire la convivenza dei cittadini hanno bisogno di un consenso diffuso, ampio, e questo rende possibile l'efficacia dell'intervento repressivo di chi si mette fuori dalla legge, perché rappresenta una esigua minoranza. Quando questo non accade, e in Italia lo vediamo benissimo nelle regioni controllate dalla criminalità organizzata, ecco che la repressione non riesce più."



I populisti e gli errori delle Élite

di Angelo Panebianco

 
 

Le battaglie politiche sono condotte usando le parole e se le parole di qualcuno sono sbagliate la sua sconfitta è sicura. Chi continua a usare come un insulto la parola «populisti» per bollare gli attuali movimenti di protesta in crescita in tutta Europa (ma anche negli Stati Uniti), sembra non capire quanto grande sia il favore che ha già fatto e che sta facendo a quei movimenti. Senza rendersene conto sta dicendo all’opinione pubblica, agli elettori, che di qua ci sono coloro che comandano, le élite al potere, con il loro palato fino e il birignao e le arie da aristocratici, e dall’altro lato i «populisti», gli uomini e le donne rudi che si rivolgono al popolo, chiedono il voto del popolo (contro le suddette élite) e parlano anche «come» il popolo.
Una volta ascoltate le élite fare concioni contro i populisti, per chi altri, se non costoro, potrebbe mai votare il «popolo»?

Il vero problema, e il tarlo, delle democrazie occidentali non sono i suddetti movimenti di protesta. Sono le non risposte o le risposte sbagliate delle élite, degli establishment . Sono loro a portare la responsabilità per la crescita dei movimenti che li sfidano. Questi ultimi non sono la malattia ma la febbre che segnala la malattia.
Di fronte alla marea montante dei movimenti di protesta le élite hanno fin qui risposto con due strategie. La prima è consistita nell’inazione: non fare niente, limitarsi a condannare con parole dure tali movimenti, delegittimarli in ogni modo, e aspettare che passi «’a nuttata».

La seconda strategia, a cui talvolta si è fatto ricorso quando ci si è accorti che la prima non funzionava, è consistita nel cavalcare la protesta: come hanno fatto i socialisti austriaci al governo minacciando la chiusura del valico del Brennero. Entrambe le strategie sono fallite. La prima perché, ignorando i problemi che hanno fatto insorgere le proteste, non facendo nulla per affrontarli, le ha alimentate. La seconda perché, legittimando implicitamente le tesi dei protestatari, ha convinto gli elettori che fosse meglio fidarsi degli originali anziché delle copie, dei protestatari anziché di coloro che li scimmiottavano. È così che i partiti storici austriaci (socialdemocratico e cristiano - sociale) si stanno suicidando, stanno aiutando chi vuole spazzarli via.

Sono problemi autentici quelli che alimentano i movimenti di protesta. Solo se alle opinioni pubbliche verranno offerte convincenti soluzioni, diverse da quelle proposte da quei movimenti, essi potranno essere battuti.
Al di là delle differenze, anche al di là del fatto che essi si collochino a sinistra (come Sanders) o a destra (come Trump o Le Pen o tanti altri), o in qualunque altro luogo, ciò che li accomuna, il loro minimo comun denominatore, è la voglia di isolazionismo politico e di protezionismo economico. Il cosiddetto antieuropeismo ne è una conseguenza.
È il loro modo di intercettare le paure (più che comprensibili, da non disprezzare affatto) delle persone di fronte a un mondo interdipendente, di fronte a ciò che viene malamente riassunto con il termine «globalizzazione». Se si sceglie il silenzio o il disprezzo nei confronti di quelle paure, allora i cosiddetti «populisti» hanno già vinto: l’Europa andrà in pezzi, al pari dei legami transatlantici, ci troveremo in un mondo occidentale completamente «ri-nazionalizzato» che ricorderà una delle fasi più buie della storia europea recente, gli anni Trenta dello scorso secolo.
Solo se quelle paure verranno prese sul serio e si riuscirà a mostrare alle opinioni pubbliche che proprio grazie all’Europa e al suo mercato comune, nonché grazie all’interdipendenza globale, si potranno avere più sviluppo, più posti di lavoro, più benessere, solo allora sarà possibile contrastare efficacemente la propaganda dei movimenti di protesta.
Se invece si sceglierà un atteggiamento protezionista (come ha già fatto Hollande a proposito del trattato di libero scambio con gli Stati Uniti) allora si darà ragione a Marine Le Pen e a tutti gli altri come lei, non si offrirà agli elettori un buon motivo per non votarli.

La stessa cosa vale per l’immigrazione. O le classi di governo europee riusciranno a trovare la forza di fare una politica comune mostrando alle opinioni pubbliche che in tal modo è possibile governare senza troppi traumi questo fenomeno, oppure i movimenti che vogliono la chiusura delle frontiere nazionali, quali che ne siano i costi economici e politici, alla fine vinceranno.

Occorre anche smetterla con le sciocchezze e le superficialità politicamente corrette (anch’esse alimentano il voto di protesta) in materia di multiculturalismo. Che le nostre società siano multiculturali è un fatto . Ma ritenere che questo non sia anche un problema che richiede di essere governato è un atteggiamento che prepara disastri. Occorre soprattutto chiarire alle opinioni pubbliche che non si intende permettere che si formino ordinamenti giuridici paralleli, che non possono e non devono esserci eccezioni, culturalmente o religiosamente giustificate, all’uguale trattamento di tutti i cittadini. Se si vogliono rassicurare le opinioni pubbliche occorre scolpire questi principi nella roccia, nelle leggi e, meglio ancora, nelle costituzioni. Abbiamo bisogno di un melting pot , di una pacifica convivenza fra persone di diversa origine all’insegna di leggi uguali per tutti, non di una «segmentazione» di tipo libanese (tanti gruppi organizzati, ciascuno con le proprie leggi) delle nostre società.

Oltre che ridicolo, il «vade retro» rivolto agli attuali movimenti di protesta è politicamente controproducente. È la regola della democrazia: devi saper offrire agli elettori, alle prese con problemi veri, soluzioni migliori, più convincenti, di quelle del tuo avversario. Queste soluzioni convincenti non sono state ancora proposte.

7 commenti:

  1. Resta il fatto che nemmeno Panebianco, che argomenta benissimo sui massimi sistemi, dà alcuna soluzione al problema degli sbarchi. Diventa difficile definire l'inciviltà quando ci si ammanta di secoli di civiltà. e quindi come si potrebbe definire incivile l'Austria dove se butti una cicca per terra ti fanno la multa. Ma se l'Austria o la Svizzera o qualunque altro paese europeo, trovandosi geograficamente al posto dell'Italia o della Grecia, cominciasse a sparare sui battelli o si rifiutasse di salvare quei poveracci mentre annegano, non potrei non definirli cheI"INCIVILI". Quindi, fintanto che non saremo capaci di inventarci una soluzione del problema, a noi, che siamo il più bel paese del mondo perché proteso nel Mediterraneo, non resta altro che accoglierli. E non è buonismo alla Bergoglio è fare di necessità virtù. UNCLE
    P.S. molto orgoglioso della citazione!

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  2. Avete ragione entrambi. "Inevitabilmente"

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  3. Avete ragione entrambi. "Inevitabilmente"

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  4. Umanamente e perché ce l'impone la legge internazionale, oltre che la nostra e quella del mare, dobbiamo assistere chi si trova in pericolo di vita. Altresì abbiamo obblighi nei confronti dei profughi certificati come tali. Mi trovo in netto disaccordo con chi a vario titolo ostacola il rimpatrio dei non
    "profughi" che sono coloro che lasciano il proprio paese per motivi squisitamente economici .

    Penso che non fosse per la "melma" umana che si nasconde nei numeri dei semplici "migranti economici" probabilmente i populisti si vedrebbero togliere ogni alibi per soffiare sul sacro fuoco dell'emergenza immigrazione da posizioni estreme e populiste.

    Come ultimo punto, UNCHR, FAO e l'Europa che non c'è dovrebbero a mio avviso fare "cinque minuti di vergogna nell'angolo", smetterla di litigare sul come e prendere a esempio il lavoro sul suolo dalla chiesa e dai suoi tanti volontari laici. Versare palate di soldi
    in certi paese preda di satrapi spesso essi stessi affamatori del proprio popolo significa
    rafforzarli ulteriormente .

    Molto meglio, ad esempio, insegnare nuove agricole e di conservazione delle acque in zone siccitose piuttosto che mandargli generi alimentari...........o magari armi .


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    1. Eccp. il gentile sig. Lazzari una soluzione la dà : cercare di migliorare le condizioni di vita della gente africana, insegnando loro - pare che sia necessario, il che qualche domanda la fa venire - a sfruttare meglio la loro terra. Altra cosa, suggerita da Sofri, è cercare di spazzare via regimi e dittatori che affliggono le popolazioni, spingendole a fuggire. Certo, se era per gente come Bergoglio, probabilmente il nazismo avrebbe avuto vita lunga.

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    2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. Grazie per il "gentile", ma sono io a sentirmi onorato di poter commentare su un "blog" così autorevole.

    E aggiungo :

    A) Credo che i tentativi anche recenti di "importare" la democrazia in certi paesi insegnino che difficilmente portino a qualcosa di buono. Credo che la democrazia, ad esempio nel Darfur, o parte dal suo interno e una presa di coscienza della poolazione o forse è meglio del tutto non interferire direttamente.

    B) Aggiungo che più di venticinque anni fa ho conosciuto un laico che per molti anni ha lavorato con i salesiani nelle Filippine (in piena era Marcos) e che in un paesotto di capanne o poco più e partendo dalla scuola del cuoio dell'ordine è riuscito pian pianino a mettere su una fabbrica (oggi una realtà tutta filippina) di lavorazione dello stesso che ha anche stimolato un indotto non indifferente vista l'abbondanza di materia prima locale.

    Molti dei Darfur del mondo hanno buone risorse proprie che però non sono conosciute come potenzialità economiche dalle stesse popolazioni.

    E se l'occidente, soprattutto il "gallinaro" Europa, non si sbriga ad aprire gli occhi su quel mercato dormiente può avverarsi una tragedia dalle proporzioni inimmaginabili . In merito mi permetto di allegare questo link per informare su un problema che forse i più già conoscono :

    http://www.limesonline.com/perche-alla-cina-interessa-lafrica-1/76224

    E a giudicare dalla mappa che si trova aprendo il link per noi europei forse è già tardi.

    Viva Papa Bergoglio per la chiarezza salutare e l'apertura che sta portando nella chiesa ma un paese e un continente hanno il diritto-dovere di essere un tantino più pragmatici.


    Leno

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