sabato 2 luglio 2016

LA PRESUNZIONE DI INNOCENZA VALE ANCHE PER LORO : I GIUDICI ( CHE PERO' TROPPO SPESSO SE LA SCORDANO)

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La presunzione di innocenza - più esattamente la Costituzione parla di "non colpevolezza", e qualche differenza la fa - vale per tutti, anche per quelli che sarebbero chiamati ad applicarla e invece spesso se la scordano. Parlo dei giudici, che stanno avendo ore di pessima pubblicità mediatica, ma non per questo sono colpevoli. Non fino a sentenza definitiva.
Però dare spazio alle notizie, non brillanti, che li riguardano, la reputo cosa giusta : chissà che effetto gli fa.
In una, pubblicata dal Corriere della Sera ( un trafiletto, ché non bisogna esagerare, che la casta è suscettibile e pericolosa) , si apprende che un giudice di Cassazione risulta indagato per favoreggiamento della prostituzione. Niente male.
Nella seconda, siamo sul banale : uno sbaglia a inviare un sms che invece di finire sul cellulare dell'amante approda su quello della moglie ; per giustificarsi l'uomo che fa ? s'inventa che gli hanno "violato" il cellulare.  In questo caso la bugia ha le gambe cortissime, smentita in pochissimo tempo dai carabinieri che hanno controllato.  Da qui, la denuncia per simulazione di reato.
Perfetto il comento dell'amico e collega Cataldo Intrieri :
" Il fatto che un alto magistrato invii sms , diciamo, bollenti ad una fidanzata è' cosa che suscita in molti una sorta di umana , compenetrata simpatia ( scagliate la prima pietra se osate). Il fatto che poi costui, (pare , dicono, forse , non si sa il responsabile nientemeno degli incarichi direttivi al CSM) abbia sbagliato destinataria ed inviato il WA alla legittima moglie e per giustificarsi dalla furia della consorte abbia simulato un abusivo ingresso nel suo telefonino merita una riflessione. Innanzitutto sui pericoli dei virus Trojan che possono infilarsi scostumatamente ovunque, ed in secondo luogo , come ogni avvocato timorato sa, che il confine tra lecito ed illecito, tra onesta' e disonestà , tra etica e crimine , è una linea sottile , così sottile che varcarla è n'attimo, meno del tempo per scrivere un dispositivo che ti cambia la vita. "


Il Corriere della Sera - Digital Edition

 
Giro di squillo in casa sua
Indagato giudice di Cassazione

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Il magistrato della Cassazione Giuseppe Caracciolo, di 58 anni, è indagato con la sua compagna, una poliziotta di Brindisi in aspettativa, per favoreggiamento della prostituzione. Per gli inquirenti, Caracciolo avrebbe concesso in affitto un suo immobile a giovani romene — che avrebbero poi esercitato la prostituzione — esigendo un canone di locazione superiore a quello di mercato e chiedendogli l’immediato pagamento in contanti, senza rilascio di ricevute e senza comunicare all’ autorità di pubblica sicurezza l’identità degli alloggiati. Le romene avrebbero dichiarato agli investigatori che il proprietario aveva annunciato, solo pochi giorni prima, che avrebbero dovuto condividere la stanza con altre ragazze. Un comportamento «impensabile in qualsiasi lecito rapporto di locazione».

LaStampa.it

Csm, giudice finge il furto del cellulare per coprire il tradimento alla moglie

Il messaggio destinato all’amante è finito per sbaglio alla consorte, indagine per simulazione di reato. Legnini: nessun procedimento
 



Francesco iannuzzi
roma
 


«Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare», scriveva Manzoni a proposito di Don Abbondio nei Promessi Sposi. Questa verità sembrava fosse costata a un importante membro togato del Csm una denuncia per simulazione di reato alla procura di Perugia e l’apertura di un fascicolo alla sezione disciplinare dello stesso Consiglio Superiore della Magistratura.

Tutto sarebbe iniziato con un messaggio di Whatsapp scritto a un’amica, ma inviato per errore alla moglie. Così per cercare di rassicurare la consorte e scongiurare una crisi familiare, il consigliere Lucio Aschettino, presidente della quinta sezione del Csm, si narra, abbia pensato che l’unica via di fuga fosse denunciare il furto, o l’accesso non autorizzato al suo cellulare ai carabinieri, i quali avrebbero accertato l’inesistenza della violazione e quindi segnalato la simulazione di reato.

La voce è circolata in fretta e ha creato, prima, molto imbarazzo tra componenti dell’organo di autogoverno della magistratura, poi, fastidio e rabbia, all’interno del sindacato dei magistrati. Quella che sarebbe, e dovrebbe restare, una vicenda privata si è trasformata in un problema politico. «Getta discredito su tutto il Consiglio» hanno cominciato a dire i consiglieri che probabilmente non amano Aschettino, altri addirittura hanno parlato di «imbarazzo per l’intera magistratura» sperando in una punizione esemplare per ridare dignità alla categoria e dimostrare che i magistrati non sono come gli altri poteri dello Stato che in caso di difficoltà fanno quadrato e si proteggono a vicenda. In particolare il giudice Clementina Forleo ne ha parlato persino su Facebook, non ha indicato il nome, ma ha specificato chiaramente che «la Commissione che presiede è quella che decide gli incarichi direttivi», chiudendo così la caccia al nome sulla chat interna dei magistrati.

Ovviamente le decisioni delle procure e della Disciplinare del Csm hanno vita loro, però, sono in molti, anche tra i magistrati, a classificare una vicenda privata e una leggerezza dettata dalla paura di affrontare una moglie arrabbiata non come eventuale reato da sanzionare senza se e senza ma. Infatti il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, vista le voci incontrollate, ha deciso di intervenire. In un comunicato il numero due di Palazzo dei Marescialli dichiara: «A seguito di richieste di chiarimento formulate da vari colleghi» e «all’esito di verifiche non risulta pendente alcun procedimento penale o disciplinare a carico di componenti del Csm». Nessuno è in grado di dire se questa vicenda finirà con l’intervento del presidente Legnini, ma sicuramente servirà al consigliere Aschettino a capire meglio quali siano i suoi veri amici all’interno della magistratura.  
 


1 commento:

  1. Sulle storture della magistratura abbiamo scritto e linkato fino alla nausea. Se non l'ho già fatto, vi rimando al libro dell'ex magistrato Piero Tony, "Io non posso tacere" che è uno spaccato dall'interno di un mondo che, magistrati "per bene a parte" è un ginepraio di tutte le debolezze umane. Debolezze che però vanno spesso a inficiare i loro giudizi emessi in sede processuale.

    Ma la colpa non è tanto la LORO quanto dei partiti che hanno ormai perso drammaticamente in autorevolezza .

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