lunedì 5 settembre 2016

IN ARRIVO L'AVVOCATO CIBERNETICO INSIEME AD ALTRI PERFETTI ROBOT. MEGLIO CAMBIARE LAUREA ?

Risultati immagini per cybernetic lawyer

I miei amici lettori sanno l'allergia che ho per il concetto di "reddito di cittadinanza", quella strana cosa per la quale, solo perché sei nato e sei cittadino, da una certa età in poi - anche 18 anni vanno bene, ma chissà, anche prima no ? - devi ricevere un assegno in considerazione che non lavori .
Intanto vorrei capire : se lavori e non guadagni abbastanza ? E abbastanza cosa vuol dire ?
Senza contare che non si capisce bene perché ci dovrebbe essere della gente che invece lavora per mantenerne altra, e non come eccezione (il sostegno ai veramente poveri e deboli) ma come regola.
Ciò posto, e senza trascurare il piccolo particolare delle risorse da reperire per un giochetto del genere, mi pongo seriamente il problema della gente che non lavora NON perché infingarda (e di infingardi ce ne sono fin troppi), NON perché ha la strana velleità di voler fare SOLO il lavoro che gli piacerebbe (e dove magari ci sono gli strapuntini pieni ! tipo professori, architetti, avvocati e giornalisti, per dirne alcuni) , ma perché proprio è difficile trovarlo.
Io, che aborro l'idea del reddito di cittadinanza, sono invece favorevole a trovare risorse per un piano tipo quello da anni proposto da alcuni esperti, sulla falsariga di quanto realizzato altrove (scandinavia e dintorni) : una seria struttura per l'occupazione che elargisca assegni di sostegno in caso di disoccupazione (non mance, cifre sufficienti per vivere) e che ti aiutino a trovare lavoro, a patto di avere la tua totale disponibilità e quindi :
a) impegno a corsi di ricollocamento, cercando di acquisire nuove abilità
b) accettazione di qualunque impiego, in attesa di opzioni migliori.
Uno è libero di non fare nessuna delle due cose ma a quel punto l'assegno di disoccupazione cessa in automatico.
Difficile immaginare questo in un paese, il nostro, dove magistrati folli stabiliscono che un genitore deve mantenere un figlio ultratrentenne che scarta lavori in attesa di trovare quello che corrisponde alle sue aspirazioni "tenuto conto del percorso di istruzione e degli esempi familiari". Vale a dire : mio padre è un primario ospedaliero, ha pagato per anni studi e professori di ripetizioni per farmi prendere una qualche laurea, e ora che io, che sono fondamentalmente una capretta, non riesco a diventare che so, aiuto regista, mi rifiuto di andare a lavorare come impiegato nella casa farmaceutica che, per fare un favore a papà, mi assumerebbe pure... Al netto di particolari, è successo e succede !
Ma torniamo invece ai disoccupati "senza colpa". Si dice che la società altamente tecnologizzata, con pc e robot, riduce drasticamente certi tipi di lavoro - e lo vediamo - aprendo però altre opportunità, e questo invece si vede meno...
La Stampa oggi per esempio pubblica un interessante servizio, dove vengono illustrati i perfetti robot prossimi venturi...
Io ho evidenziato la voce "Avvocati", che ovviamente mi incuriosiva di più, ma ci sono robot dottori, segretarie, perfino il pizzaiolo !!
Ora io dubito molto che a Napoli, il mio caro amico Antonio andrebbe mai a mangiare una pizza dove il pizzaiolo è disumano, però mica sono tutti romantici come lui !
Quanto a noi avvocati, bé, già siamo un esercito, con tutto quello che ne deriva, figuriamoci con l'avvento del cybernetic lawyer !
Buona Lettura





LaStampa.it

I robot all’assalto dei colletti bianchi

Dall’androide che prenderà il posto dei telefonisti, all’algoritmo che aiuta a riconoscere le malattie. Stasera il programma “Presa diretta” racconta su Raitre il mondo dei nuovi androidi. Con l’incognita occupazione
 
      
 
05/09/2016
La ragazza che ruberà il lavoro a qualche decina di migliaia di segretarie è bionda, ha un sorriso docile e parla tutte le lingue del mondo. Si chiama Amelia e possiede svariati pregi che - dal punto di vista delle imprese - la rendono parecchio competitiva: impara tutto e subito, non si ammala mai, non ha cali di produttività, lavora ventiquattr’ore su ventiquattro e non percepisce stipendio. Amelia non è umana: è un’intelligenza artificiale prodotta dalla Ipsoft, società americana che si occupa dell’automatizzazione delle aziende. Gli ingegneri ci hanno lavorato per quindici anni e adesso l’assistente virtuale è pronta a cambiare (per sempre) il mondo dei servizi alle imprese. Un settore che soltanto in Italia conta circa due milioni e mezzo di addetti.

I modelli produttivi si modificano. Se ieri i robot sostituivano i colletti blu, oggi rimpiazzano quelli bianchi. Attenzione: non si parla di un futuro remoto. Sta succedendo qui e adesso. Lo racconta il reportage «Il pianeta dei robot», realizzato da Lisa Iotti ed Elena Marzano per il programma di Riccardo Iacona «Presa diretta», in onda stasera su Raitre. Un viaggio tra Stati Uniti, Europa e Italia alla scoperta delle applicazioni più sorprendenti. Perché gli androidi possono essere operai, ma anche medici, centralinisti, addetti alle vendite, operatori call center, cuochi, giornalisti.

Amelia, il robot che ruberà il lavoro alle segretarie
 
Cinque milioni di posti persi entro il 2020: questo sarà l’effetto della diffusione delle macchine intelligenti secondo il rapporto diffuso al World Economic Forum di Davos. Mentre un recente studio della Bank of England afferma che digitalizzazione, automazione ed informatizzazione metteranno a rischio addirittura un posto di lavoro su tre. Basti pensare alle banche: un italiano sue quattro effettua operazioni in rete e il taglio del personale (auspicato anche da Renzi) è in cima all’agenda degli istituti di credito.  
 
La sfida non è fermare il progresso, ma trovare possibili soluzioni per rendere sostenibile il sistema produttivo. Da una parte l’evoluzione dei mercati e delle competenze innescherà nuove opportunità: i lavori creativi saranno quelli meno sostituibili dai robot e certi settori quali nanotecnologie, stampa 3D, genetica e biotecnologie sono già oggi i più gettonati. Dall’altra, seppur timidamente, prende piede l’idea che lo Stato dovrebbe garantire a ogni cittadino un reddito annuale. Un’ipotesi allo studio di politici, economisti ed esperti dall’Europa agli Stati Uniti. Rimane una domanda, per adesso senza risposta: con quali soldi?  
 
Bionda, gentile, preparata: è la segretaria ologramma  
 
 
Amelia è un’intelligenza artificiale prodotta dalla Ipsoft, società Usa che si occupa di automatizzazione aziendale. «È il primo vero robot cognitivo perché comprende il linguaggio umano – spiega Ergun Ekici, capo innovazione Ipsoft -. Il suo cervello crea una rete semantica, questa rete è la comprensione. Amelia non memorizza parole, ma si fa un’idea». Chissà se in futuro esisteranno ancora telefonisti e segretarie: «Per risolvere un problema Amelia fa come farebbe un umano: studia e legge, ma utilizza anche l’esperienza». A maggio scorso la multinazionale Accenture - la più grande società di consulenza aziendale al mondo - ha annunciato che proporrà la piattaforma ai suoi clienti.  
 
 
Il supercomputer-dottore che non sbaglia diagnosi  
 
 
Watson è un supercomputer che cambierà il destino di medici e pazienti rivoluzionando il futuro della diagnostica. È stato sviluppato nello lo storico centro Thomas Watson di Ibm, uno dei laboratori di ricerca più importanti al mondo. Si tratta di un algoritmo in grado di elaborare quantità immense di dati, studi, pubblicazioni, immagini. Watson può capire se ci troviamo di fronte a una patologia aggressiva o trascurabile e indica la cura più adatta per il paziente. Le “predizioni” statistiche del robot sono particolarmente accurate nel campo dell’oncologia. Watson non sostituirà il dottore, ma diventerà un aiuto diagnostico prezioso, molto più efficace di trattati e riviste.  
 
 
L’avvocato è virtuale ma sa vincere le cause  
 
 
L’epicentro di questa storia è San Francisco. Qui due ragazzi californiani hanno creato il robot avvocato. Si chiama “Ross” ed è la prima intelligenza artificiale sviluppata per comprendere e affrontare le cause legali. Lavora già da un anno presso grossi studi negli Stati Uniti. Costa al mese quanto guadagna un avvocato in un’ora ed è in grado di elaborare una mole enorme di informazioni su ogni singolo caso. Basta porre una domanda e “Ross” elabora la risposta tenendo conto di decine di leggi, centinaia di sentenze e migliaia di casi simili. Ora sta per fare il suo debutto in Italia, in un prestigioso studio milanese.  
 
 
Il portantino d’ospedale smista pasti e farmaci  
 
 
All’ospedale Morgagni di Forlì parte del lavoro degli inservienti viene svolto da otto robottini. Trasportano farmaci, rifiuti, biancheria e pasti. Effettuano 350 viaggi al giorno per 400 chili di carico ciascuno. All’occorrenza prendono l’ascensore e chiedono permesso quando incontrano ostacoli sul loro cammino. Ognuno di questi robot svolge il lavoro che prima facevano tre dipendenti. La stessa cosa succede all’ospedale di Mountain View, nella Silicon Valley: «Abbiamo 18 robot, non sono qui per rimpiazzare i lavoratori ma per rendere la gestione più efficiente», spiega il direttore Ken King. «La sanità costa molto e dobbiamo ridurre le spese».  
 
 
Il ristorante automatizzato dove non ci sono camerieri  
 
 
Il primo ristorante completamente automatizzato d’America si trova a San Francisco. Niente camerieri, né cassieri, né lavapiatti. Da “Eatsa” fanno tutto i robot. Il menù si sceglie su un tablet, dove si possono leggere gli ingredienti e i valori nutrizionali. Si ordina con un clic, si paga con carta di credito e dopo qualche minuto si ritira il pasto da uno sportello trasparente dove appare il nome del cliente. Veloce ed economico. Gli affari vanno così bene che in un anno è stato inaugurato un secondo locale nella città del Golden Gate Bridge, uno a Los Angeles e adesso la società punta ad aprire ristoranti nelle principali città d’America.  
 
 
Il robottino napoletano che sa impastare la pizza  
 

L’hanno chiamato “RoDyMan”, che sta per robotic dynamic manipulation. È uno dei primi robot al mondo a maneggiare oggetti deformabili, anche se per ora si limita alla pizza. Il creatore dell’androide è il professor Bruno Siciliano (uno dei maggiori esperti internazionali) dell’università Federico II di Napoli. Se il robot è in grado di sfornare una margherita potrà fare qualunque lavoro comporti l’uso delle mani. «RoDyMan - spiega il docente - è in grado di vedere, interpretare, ripetere i movimenti umani e lo ha imparato da un maestro pizzaiolo a cui hanno infilato una tuta biocinetica. Quindi non è stato programmato per fare le pizze, lo ha imparato da solo».
 

Nessun commento:

Posta un commento