mercoledì 30 novembre 2016

4 DICEMBRE : COME VOTERA' LA MAGGIORANZA SILENZIOSA ?

Risultati immagini per maggioranza silenziosa

In effetti gli ultimi ragionamenti di renzino, alla vigilia dell'armageddon del 4 dicembre - ma non ci sarà la fine del mondo, non questa volta, e quando sarà non inizierà dall'Italia... - non suonano peregrini. In precedenza, sembrano passati secoli da allora, il referendum sembrava dover essere una passeggiata trionfale, il sigillo plebiscitario al miracoloso riformatore.
Da un certo momento in poi gli umori hanno iniziato a cambiare, fino ad arrivare agli ultimi sondaggi pubblicabili che davano in testa il NO, e con uno scarto anche sensibile (dagli 8 ai 10 punti).
Ma del resto, e qui sta il ragionamento condivisibile del premier, perché dovrebbe essere diversamente ?  I partiti schierati contro la riforma rappresentano il 70% circa del voto elettorale, al netto però delle ASTENSIONI.  All'intero centro destra e ai grillini, si devono aggiungere la sinistra fuori del PD e anche un pezzo dei democratici si sono espressi per la bocciatura della riforma Boschi.
Su cosa poggia quindi le sue speranze renzino ?
Sugli INDECISI, che, sempre sondaggi alla mano, sono tanti, ed in effetti, se alla fine dovessero votare - un indeciso potrebbe decidere di astenersi - e si schierassero in netta prevalenza per il SI, salverebbero la barca che oggi sembra destinata ad affondare.
C'è poi l' assurdità del voto degli italiani all'estero (assurdità perché si lede il principio sacrosanto che non vi è rappresentanza senza contributo, cioè se sei uno che non paga le tasse perché vivi altrove).
Insomma, un bel pacchetto di voti non decifrabili, e su quelli conta renzino, mandando in giro foglietti propagandistici (a me è arrivato stamane), che veramente sono un insulto all'intelligenza.
Ma se veramente fosse come scritto su quei libelli, con tutti i vantaggi del mondo dalla parte della riforma, perché migliaia di giuristi ed esperti di politica si sarebbero espressi in senso contrario ? Non voglio dire che abbiano per forza ragione questi ultimi, ma quantomeno vogliamo ammettere che la cosa sia più controversa di quanto questi volantini di propagando prospettano ?
Nell'editoriale di oggi Antonio Polito (il Corsera è rimasto abbastanza equidistante nella contesa, a differenza di quelli de La Stampa, per fare un esempio, ed è apprezzabile) si domanda come in effetti si orienterà la cd. maggioranza silenziosa, preso atto che la minoranza rumorosa sembrerebbe preferire, alla fine, il NO.
La sua analisi fa emergere, a mio avviso, una specie di paradosso, peculiare di questa consultazione per come si è sviluppata.
Polito parte dal dato storico, che condivido, che la maggioranza in genere è quella moderata e punta a conservare uno status quanto più tranquillo possibile, non ama i sommovimenti.
Non è sempre così, altrimenti Divorzio e Aborto non sarebbero mai diventate leggi dello stato, ma più spesso sì.
Se questo è vero, allora la Riforma, sinonimo di cambiamento, non dovrebbe avere speranze, con i silenti indecisi orientati, geneticamente, a conservare, e quindi, nella fattispecie, a mantenere  la Costituzione così com'è.
MA c'è una variante importante : se il NO vince, il Governo CADE. Questo è sicuro. Poi può benissimo accadere che renzino ottenga un nuovo incarico e riesca a partorirne un altro, ma le dimissioni, in caso di bocciatura, sarebbero inevitabili.
Si è esposto troppo.
Se cade il governo, dicono in molti, ci sarà la sventura : spread che esplode (perché ? Draghi non ci difende più ? perché, parliamoci chiaro, è LUI, il presidente BCE che ci tiene a galla ! ), mercati a picco (doveva essere così con la Brexit e con Trump giusto ? eppure non è accaduto...) , il disastro.
Ed ecco quindi che i silenziosi, spaventati da simile terremoto, correrebbero in soccorso del premier in carica.
E si torna al vulnus principale ed incancellabile di questo referendum : alla fine della fiera non sarà, per lo più, il pronunciamento sul MERITO di una riforma che per alcuni è buona e per altri è fatta male ( pensando quindi che riformare vada fatto, ma BENE) , ma l'avallo o meno della prosecuzione di renzino a Palazzo Chigi.
Non una bella cosa, visto che si parla di cambiare la Carta Fondamentale





Il voto e le maggioranze:
i silenzi del paese reale

 

 
 
Renzi ha ragione nell’affidare alla «maggioranza silenziosa» le sue speranze di rimonta nel referendum. Fino a quando hanno potuto, i sondaggi ci hanno infatti detto che tra chi ha già deciso di votare, e cioè tra gli elettori più politicamente motivati, il No prevale.
Al premier non resta dunque che provare a stanare un pezzo di quella grande massa di italiani saltuariamente astensionisti, scarsamente politicizzati, socialmente piccoli borghesi, geograficamente di provincia, di solito sensibili a un richiamo d’ordine: gente che ha paura delle avventure e che si mobilita per impedire cambiamenti radicali e repentini. Tra di loro gli indecisi sono ancora molti. Per loro suonano le sirene degli allarmi su banche e mercati, un po’ come era successo alla vigilia delle elezioni americane e del referendum britannico.
In Occidente questo elettorato è noto sotto il nome di «maggioranza silenziosa» dalla fine degli anni Sessanta in poi, quando, prima in Francia dalla parte di de Gaulle e poi negli Stati Uniti dalla parte di Nixon, fu protagonista di una vera e propria resistenza alle idee del Maggio di Parigi e del Sessantotto americano. In Italia, seppur tardivamente, prese poi una connotazione più schiettamente anticomunista, fino a sfociare nel 1980 nella famosa «marcia dei quarantamila» di Torino, che segnò l’inizio della fine per il Pci di Berlinguer.

Molti critici di sinistra hanno rimproverato a Renzi la contraddizione, per un leader riformista, di cercare voti tradizionalmente conservatori e solitamente di destra. È una critica poco sensata. In un referendum, quando si tratta di convincere la metà più uno degli elettori, non ci si può fare scrupoli: accozzaglie e contaminazioni sono d’obbligo. Oltretutto questo elettorato è da sempre il Santo Graal di ogni leader perché fa vincere le elezioni. E se la sinistra italiana ha qualcosa da rimproverarsi è proprio di non essere mai riuscita a conquistarne la fiducia (magari è da notare il progressivo slittamento nella retorica elettorale del campo renziano: da sfida per cambiare la Costituzione a battaglia per conservare il governo).
Ma la domanda cruciale, la cui risposta determinerà non solo l’esito del referendum ma forse anche il futuro della politica italiana per molti anni a venire, è se questa «maggioranza silenziosa» esista ancora. C’è da capire insomma se quell’universo di ceto medio affezionato allo status quo, teso a proteggere proprietà e risparmi, e a difendersi dai sommovimenti sociali e culturali, sia ancora maggioranza nella nostra società; e se in ogni caso non sia diventato nel frattempo tutt’altro che silenzioso, ma anzi sempre più attratto da chi urla. In fin dei conti, è proprio questa la mutazione politica che l’impoverimento dei ceti medi ha introdotto in tutto l’Occidente: non è stata certamente silenziosa la base sociale che ha dato la vittoria a Trump o alla Brexit, e per diventare maggioranza non ha esitato ad allearsi con le minoranze più estremiste.
Farà eccezione l’Italia? Ecco che cosa ci dirà il referendum, ben oltre il merito della riforma e il destino del governo. Ci dirà se esiste ancora un elettorato capace di stabilizzare il sistema quando è chiamato in difesa dell’ordine costituito, come è accaduto nel 1948, nel 1976, nel 1994, in tutti i tornanti decisivi della storia nazionale. Oppure se nella stiva del Paese reale quell’elettorato si è ormai sciolto dai suoi legami, e si sposta di volta in volta dove lo porta il movimento delle onde, senza timore di destabilizzare la barca. Non sarebbe la prima volta che questo accade. La prima fu nel 2013, e il governo Renzi nacque appunto per mettere fine a quell’anomalia. Se si verificasse di nuovo tre anni dopo non sarebbe più un’anomalia, e anzi certificherebbe il fallimento della missione del governo. Ma soprattutto annuncerebbe un vero e proprio riallineamento storico della politica italiana, in cerca di un nuovo centro di gravità permanente.

1 commento:

  1. Stabilizzare il sistema destabilizzando la costituzione...una mossa da gattopardo! Non mi convince.

    RispondiElimina