lunedì 5 dicembre 2016

LA BATOSTA REFERENDUM : E MARIA ELENA PIANSE

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La voce un po' roca, l'emozione a stento trattenuta, l'ammissione a testa alta della netta sconfitta.
Renzi non si è rifugiato dietro numeri che, manipolati, gli potrebbero dare qualche sollievo.
Qualche minus habens della sua parte lo farà..."in fondo abbiamo preso da soli il 40%, ci hanno votato addirittura più italiani che alle europee, il partito ha votato compatto sì"..
Nessuna di queste dabbenaggini. In un referendum trasformato in un plebiscito sulla sua persona, e così NON doveva essere visto che in palio c'era la modifica della Carta Fondamentale dello Stato, lui si è ritrovato col 60% di NO. De Gaulle non solo si dimise, ma lasciò la politica. Renzi è giovane, può cercare la rivincita, ma la mazzata è tremenda e lui non lo nasconde.
In fondo, scopro, un po' mi dispiace. L'uomo non è simpatico, anzi, però ha un suo coraggio e ha lanciato sfide importanti. Qualcuna, per un po', l'ha pure vinta.
Quelli insopportabili sono i suoi "famigli", come li chiama un fiorentino che li conosce bene, e tra questi spicca Maria Elena, la madonnina infilzata, quella messa niente di meno a fare il Ministro delle Riforme Costituzionali.
Per lei non mi dispiace, nemmeno un po', e le lacrime raccontate dal solito sagace e crudele Ronconi, sul Corriere della Sera, mi danno pure un po' di soddisfazione.
So cattivo ?



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Referendum, lo choc del Nazareno
E Maria Elena Boschi piange

Appena tre giorni fa, più o meno a quest’ora, usciva raggiante dal teatro San Carlo di Napoli fasciata in un abito di seta con spighe turchesi. Ora, l’incredulità


Maria Elena Boschi (Ansa)

Ad un certo punto, nella notte, a Maria Elena Boschi viene da piangere. E piange. Due lacrime scivolano lente sulle sue guance rosa portandosi giù un po’ di rimmel. Piange — sperando di non essere vista — in un tremendo e comprensibile miscuglio di rabbia e delusione, che insieme affondano nell’incredulità. Ecco, l’incredulità. Appena due anni fa, negli indici di gradimento, era il ministro più popolare del Paese: madrina di ogni riforma compresa quella più importante, quella della Costituzione, e perciò riverita e temuta, inarrivabile, corteggiatissima. Sarà l’erede di Renzi a Palazzo Chigi, scrissero.

Sondaggi segreti e trionfali
Appena tre giorni fa, più o meno a quest’ora, usciva raggiante dal teatro San Carlo di Napoli fasciata in un abito di seta con spighe turchesi (un filo pacchianotto, va)Risultati immagini per la boschi al san carlo, ma a numerosi osservatori non importò un fico secco del vestito: tutti interpretarono quei suoi sorrisi come la certezza che le cicatrici politiche lasciate dalla vicenda di Banca Etruria fossero in qualche modo rimarginate e la rimonta del Sì fosse ormai compiuta; fu inevitabile quindi supporre che la Boschi avesse sondaggi riservati, sicuri e trionfali. Non era così. Adesso, comunque, non si deve sapere di queste lacrime. Ma non è la notte giusta per tenere nascosto un simile segreto. La notizia del pianto di Maria Elena esce dalla sua stanza e arriva ovunque nei corridoi dell’ex Collegio Nazareno, la sede del Partito democratico.
E Matteo? Matteo dov’è?
Dove dovete immaginare: luci al neon e facce da camera ardente. La voce di Enrico Mentana che esce dalle tivù e legge i primi tragici exit-poll ufficiali. Un minuto dopo, ecco pure la voce di Bruno Vespa, che conferma. Forbice spaventosa, sconfitta netta. Lorenzo Guerini, Matteo Orfini e Francesco Bonifazi, tesoriere e reuccio degli aperitivi al chicchettoso Salotto 42, commentano a bassa voce. Luigi Zanda, che ne ha già viste tante in vita sua, ma certo questa è un po’ speciale, si avvicina a Dario Franceschini, che tra i ministri è stato il primo a comparire. C’è anche Marianna Madia. Anna Ascani avanza in fondo al corridoio barcollando su trampoli neri in giacca color fragola. Luca Lotti la evita come si evita un attaccapanni e va via a passo deciso, le pupille come mosche nervose. E Matteo? Matteo dov’è? È in autostrada, sta scendendo da Firenze. Macché: è già a Palazzo Chigi. E tra un po’ terrà una conferenza stampa. Per dire cosa? Per dimettersi? Renziani sgomenti. Filippo Sensi, il portavoce del premier, non muove un muscolo del viso. Poi, come se si fosse ricordato di qualcosa di molto importante, prende il cellulare e inizia ad inviare sms. È mezzanotte. No, scusate: ma la Boschi? Coraggio, andate a cercare la Boschi.

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