lunedì 19 dicembre 2016

PIERLUIGI BATTISTA : L'ODIO DEI SUPERBI RENDE EUFORICI

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Ho sorriso divertito e compiaciuto nel leggere stamane il sarcastico post di Pierluigi Battista nella sua rubrica settimanale sul Corsera e dedicata alla cd. classe intellettual/colta, sconcertata da un 2016 funesto : Brexit, poi Trump e infine il NO referendario (oddio, su questo si sono un po' divisi, perché molti sono stati gli endorsement a difesa della Costituzione anche in quel campo).
Lo scrittore Alessandro Piperno ha espresso il suo smarrito cordoglio (veramente parla addirittura di "odio", e francamente mi sembra demenziale) per un anno così terribilmente bisestile, stigmatizzando la volgarità e pochezza dei "vincitori" a dispetto della "indubitabile" ragione degli sconfitti.
Perché di questo si tratta : "LORO", i "MIGLIORI", hanno sempre ragione. A volte, poche purtroppo, il popolo segue le dotte istruzioni, e allora bene, altrimenti la colpa è della rozza gente cui purtroppo la fallace democrazia consegna, ogni tanto, il potere di decidere.
Io non sono uno strenuo difensore della democrazia, anzi, da liberale di destra, una certa perplessità sul "demos" ce l'ho.
Però concordo con illustri conservatori come Churchill che, dei vari sistemi sperimentati, resta probabilmente il meno peggiore.
Certo, sono d'accordo con alcuni amici che deplorano la crescente degenerazione della classe dirigente, la politica non più intesa come "servizio" (come è pensabile fosse per gente come De Gasperi, Einaudi, Amendola, Nenni ma probabilmente anche Berlinguer, Moro, Zanone, Ciampi, per fare alcuni nomi) ma (lucroso) mestiere, e pongono il problema di come stabilire un modus nuovo per selezionarla. Alcuni saggisti, nel recente passato, affrontando la questione, hanno suggerito di tornare al "sorteggio", come d'uso in alcuni governi del passato (per esempio nella Signoria fiorentina...).
Chissà, magari funziona (e sempre meglio del web taroccato dei grillini).
A parte ciò, personalmente, guardando al merito delle varie occasioni citate - Brexit. elezioni USA e Referendum - , ritengo che le scelte erano alquanto difficili. Alla fine, se fossi stato inglese avrei votato probabilmente per la Brexit, ma con grossi dubbi e peso nel cuore, in America la Clinton, qui con meno incertezza, diffidando e temendo Trump, ma certo non entusiasta dell'alternativa ( la stessa sensazione che proverei votando Renzi contro Grillo, ma per fortuna l'Italicum è moribondo e 'sto amaro calice si è allontanato !) , e da italiano ho votato NO, ma anche qui riflettendo sui pro e contro, che non ho mai visto la cosa bianco o nero.
Quindi non provo particolare soddisfazione per le "vittorie", ben consapevole dei problemi serissimi che restano sul tappeto.
Discorso diverso quando penso a quella che correttamente e sagacemente Battista definisce la "Sconfitta dei Superbi".
Buona Lettura


particelle elementari
 
Una (riprovevole) euforia per la sconfitta dei superbi

Lo spettacolo dei monopolisti della ragione mortificati dall’insurrezione dei subalterni sudaticci mi ha trasmesso una riprovevole euforia





Alessandro Piperno ha confessato in uno splendido articolo sul mensile IL che le «reiterate delusioni» politiche del 2016, la vittoria dei 5 Stelle, della Brexit, di Trump e del No al referendum, hanno depositato nel suo «spirito irrequieto» un potentissimo sentimento di «odio». Confesso qui che le stesse circostanze politiche hanno suscitato in me emozioni opposte: un sentimento deplorevole di compiacimento, di maligna soddisfazione, di rancoroso e perciò detestabile godimento nello scrutare i volti afflitti dell’establishment supponente ma umiliato, dei superbi che si credono i migliori, di quelli che si sentono depositari della cultura e dell’eleganza e sono frastornati per il maleodore che emana dal popolo riottoso e insubordinato.
Confesso con vergogna il mio malmostoso piacere nel vedere le reazioni degli ottimati elitisti a quei rovesci elettorali che hanno duramente colpito lo scrittore Piperno verso il quale nutro, lui lo sa, una smisurata venerazione letteraria e umana. Tranne per la vittoria di Trump, che considero una sciagura non per l’evidente cafonaggine di quella grottesca chioma, ma perché il nuovo inquilino della Casa Bianca è palesemente un reazionario pericoloso per il pianeta. Confesso. Intanto mi impegno a non farlo mai più, prometto che dal 2017 espierò il mio peccato vergognoso. Però lo spettacolo dei monopolisti della ragione mortificati dall’insurrezione dei subalterni sudaticci mi ha trasmesso una riprovevole euforia di cui già mi pento.
 
Il pallore rabbioso di quelli che pretendono di sapere tutto e non spiegano come mai, prima di salire i piani alti dell’opinione autorevole, si siano fatti irretire in gioventù dalle massime demenziali del Libretto rosso di Mao. Quelli dall’aria saputella e che sono stupefatti se l’universo intero non segue le loro ricette. Gli intellettuali snob che, come ha raccontato meravigliosamente Emanuele Trevi in Qualcosa di scritto, vennero còlti da malore quando Berlusconi trionfò nel 1994, e non perché, come sarebbe stato legittimo, aveva vinto un avversario politico, ma perché aveva avuto l’appoggio del popolo beota addirittura il Nemico antropologico. Quelli che bollano come «populista» tutto ciò che non riescono a capire al di fuori del loro piccolo mondo.

I sussiegosi maestrini del pensiero che brontolano contro la «canaglia», come i nobili monarchici sconfitti nel referendum del ’46. Che vergogna da irresponsabili.
Non lo farò più: promessa solenne. Ma intanto…

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