giovedì 5 gennaio 2017

UCCELLI DI ROVO IN SALSA PADOVANA. DON ANDREA E LE SETTE PARROCCHIANE

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Mi sa che qualcosa bisognerà fare a 'sta parrocchia di San Lazzaro, in quel di Padova, ché effettivamente c'è un'aura piuttosto pagana con complicazioni afrodisiache, se i parroci ultimi si sono così tanto caratterizzati per l'amore poco spirituale per le proprie parrocchiane.
Passi poi il primo, che è diventato papà, ma questo Don Andrea veramente pare 'no poco esagerato !
Sette donne, dicono i rumors raccolti dal Corriere della Sera, col cronista che insinua che chissà se il numero non sia destinato a salire. Al che viene la curiosità di sapere quanto debba essere affascinante 'sto parroco, e uno si immagina il bel Richard Chamberlain, che tante fece sognare interpretando Uccelli di Rovo, romanzo e film di moda negli anni '80. Bè, dalla foto pubblicata sempre sul Corriere, siamo parecchio lontani.
Eppure...
Vabbè, se non si sta troppo a sottilizzare, un sorriso nel leggere può scapparci su.



 
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Don Andrea, le sette amanti
nella canonica degli scandali

Padova, il parroco precedente allontanato perché aveva un figlio


 

 
 
Passi per la condanna di don Sante Sguotti, protagonista di una truffa alla Regione e dell’abbandono della tonaca dopo aver confessato di aver avuto un figlio da una parrocchiana; passi anche per il patteggiamento di don Lucio Sinigaglia che si sarebbe appropriato indebitamente dell’eredità di un farmacista destinata alla Caritas; ma quel che sta succedendo a San Lazzaro supera tutto e tutti e per molti fedeli non può passare, considerando poi che siamo nella Città del Santo, una delle mete planetarie della cristianità.


Ex avvocato
Su questa parrocchia popolare di 1.500 anime, dove nel 2005 fu allontanato don Paolo Spoladore per un fatto di paternità, si sta infatti abbattendo uno scandalo sessuale senza precedenti. Al centro della vicenda il quarantanovenne parroco succeduto a Spoladore, don Andrea Contin, un ex avvocato approdato in tarda età al sacerdozio e accusato ora dalla Procura di Padova di tre reati non proprio leggeri: violenza privata, favoreggiamento-sfruttamento della prostituzione e pure porto abusivo d’armi. 



«Ho una storia d’amore con lui»
Tutto nasce dalla denuncia di una madre di famiglia di 49 anni che lo scorso 6 dicembre si è sfogata così davanti al maresciallo dei carabinieri: «Ho una storia d’amore con lui dal 2012, ma è diventata così violenta che sono finita all’ospedale». E il referto lo dimostrerebbe. Ha raccontato di rapporti sessuali anomali in canonica, di incontri con altri uomini organizzati da lui anche all’estero, in Croazia, nel villaggio francese di Cap d’Adge, luogo di scambisti, di aver avuto la brutta sensazione di essere entrata in un giro di prostituzione anche perché uno di questi partner occasionali le offriva del denaro; e poi le minacce subite: con un coltello, con la pistola e la ritorsione di un filmino hard da far vedere se solo avesse detto qualcosa. «Io non stavo cercando uomini o relazioni, ero impegnata in parrocchia con il volontariato».

Campionario da sexy shop
Si dirà: esagerazioni. Può essere, ma di certo quel che hanno scoperto durante una perquisizione gli investigatori, coordinati dal procuratore Matteo Stuccilli e dal pm Roberto Piccione, è sorprendente. In una stanzetta chiusa a chiave all’ultimo piano della canonica, un campionario da sexy shop: stivali di gomma col tacco, collari, bustini, manette, corsetti e sex toys. Il tutto accanto a un crocefisso riverso. Il profano più estremo e il sacro svilito.

La lista di donne
Ma la cosa più importante dal punto di vista investigativo è stata un’altra: l’agenda cartacea di don Andrea. Perché lì dentro ci sono i nomi di molte donne. Contattate subito dai carabinieri, ne esce un quadro del tutto inatteso: sei di loro, inconsapevoli delle altre, hanno confessato di aver avuto rapporti con il prete. Consenzienti. In un solo caso poco desiderati. Ma le audizioni delle signore sono in corso e dunque i numeri potrebbero cambiare. Emerge un tratto comune alle varie storie: tutte le amanti dicono che il primo approccio con il sacerdote è avvenuto in un momento di crisi coniugale o di debolezza. Ragione per cui San Lazzaro è diventata per don Andrea un terreno minato. «Penso che i mariti siano molto nervosi», traduce la ragazza del panificio «da Ivone», di fronte alla chiesa. Nel frattempo l’indagato ha prudentemente deciso di levare le ancore. Gliel’ha chiesto il vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla, al quale ha dato le dimissioni. «Non voglio fare alcun commento», ha tagliato corto l’avvocato Michele Godina, suo difensore.
La Curia di Padova era al corrente della situazione. «In seguito ad alcune segnalazioni avevamo avviato un’indagine “previa”, come dicono i canoni 1717 e 1718 del diritto canonico», ha spiegato la Diocesi che però ha rifiutato di consegnare al pm il fascicolo. Invoca i Patti Lateranensi, cioè gli accordi fra Stato e Chiesa che prevedono la trasmissione degli atti solo con il consenso delle persone coinvolte. E la parrocchiana coinvolta non ci sta a uscire allo scoperto: «Per me era una storia d’amore».

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