lunedì 20 febbraio 2017

NELLO PSICODRAMMA (FINTO ?) DEL PD, SPUNTA L'ARGUZIA ROMANA : "CHE PROBLEMA C'è ? NOI SEMO NATI SCISSI ! "

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Francamente ha dell'incredibile, del sub normale, quello che si vede dalle parti del PD. Uno psicodramma, per alcuni, un melò, il vero trionfo del melodramma italiano, per altri.
Pure i giornalisti, i peggiori almeno, vanno dietro a questo tormentone con una partecipazione afflitta che non ha spiegazione.
A Marcello Sorgi, de La Stampa, che gli importa se il PD si scinde ? Molinari gli diminuisce lo stipendio ? Oppure crede veramente che l'Italia andrà in pezzi se Bersani e Co. se ne vanno per conto loro ????
E questo ci ha fatto pure il direttore...
Poi abbiamo l'altro campione, Paolo Mieli, sul Corsera, che scrive una lenzuolata su come le scissioni non servano nella storia...oddio poi magari si accorge, cammin facendo, che alcune qualcosa hanno cambiato. Mussolini che esce dal partito socialista e fonda il fascismo, qualcosina ha portato ( e questa è storia, dopodiché si può pensare che era meglio che non avvenisse), così come nel 1921 sempre in campo socialista avviene la divisione con la nascita del PCI . Ora, io non penso che la diaspora di Bersani, D'Alema, Rossi, Speranza e, forse, di quel triplo giochista di Emiliano porterà a cambiamenti epocali come i due sopra citati, però che da tre anni sinistra dem e renziani siano uno contro l'altro armati in modo assoluto e totale mi pare pure una cosa che non ha senso continuare.
Prima almeno c'erano da difendere le poltrone, salvaguardare a tutti i costi la legislatura (con il porcellum abrogato, e ora l'Italicum azzoppato, chi glielo ridà un premio di maggioranza con tutti quei seggi regalati ???), ma ormai siamo agli sgoccioli. Al massimo, si vota tra un anno, e bisogna pensare alla famiglia, altro che alla ditta !!
Avoglia a dire che la spartizione dei collegi non conta, nessuno mi toglie dalla testa che il lepre principale stia lì !
Senza premio, in un sistema tripolare, sono in tanti quelli che in Parlameno non torneranno, ancorché si sia salvato il Senato, e Renzi non ci pensa per nulla a mollare il controllo delle liste.
Approfittando quindi del ritorno al proporzionale, meglio farsi un partito proprio e prendere quel 6/7 % che i sondaggi gli attribuiscono per continuare a fare il mestiere "più bello del mondo" : il parlamentare ! Vuoi mettere che lavorare ??!!
E poi, con gli scenari prospettati, con nessuno che si prende la maggioranza, chi può escludere che si possa trattare con l'odiato Renzi, in posizione stavolta di vantaggio, per stabilire le condizioni di un appoggio al futuro governo ?  Con il 5% di Rifondazione Comunista Bertinotti ha fatto il presidente della Camera (e, a onor del vero, fu migliore di Pivetti, Fini e, ovviamente, Boldrini : non che ci volesse molto ).
Uno dice  : ma i problemi veri della nazione ? il debito, la disoccupazione, la sicurezza ?
Ehhh, per quelli c'è tempo .
Il bello - si fa per dire - è che dopo una settimana di travaglio, con Bandiera Rossa (!!??) al Teatro Vittoria e l'inno nazionale al Parco dei Medici, ancora non si sa se questa scissione alla fine ci sarà.
Renzi è convinto di aver scoperto l'ennesimo (e già, che di penultimatum quelli della sinistra dem non si sa quanti ne hanno fatti in questi tre anni, senza mai il minimo imbarazzo per le continue marce indietro) bluff della minoranza, ma se anche lui qualcosa non concede, sarà stavolta impossibile, anche per gente senza spina dorsale come i protagonisti di queste triste ore, non dare seguito ai proclami lanciati.
La figuraccia sarebbe veramente ignobile a questo giro.
E poi, come ironizzato alla grandissima da alcuni militanti dem fuori al Teatro Vittoria, qual è il dramma de 'sta scissione ? "noi semo nati scissi !".
Impagabile l'arguzia romana !


LaStampa.it

Renzi: “Ho scoperto il bluff, non li seguirà nessuno”

Il leader vuole primarie già ad aprile-maggio e prevede tempi lunghi sulla legge elettorale
 
 
 
ANSA
Al tavolo della presidenza c’era anche il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni
 
              
 
Pubblicato il 20/02/2017
roma
Apra le virgolette, dice Matteo Renzi mentre l’auto fila veloce in direzione Firenze. Ecco, aperte. «Bene. È stata prima di tutto una bellissima discussione. Ottimi Veltroni e Fassino, bravissima la Bellanova. Ma tutti veramente apprezzabili: siamo l’unico partito a discutere ancora cosi». Sei e mezza della sera, Renzi la prende alla larga ma fa fatica a nascondere un sentimento assai vicino all’euforia. Del resto, il tintinnar di sciabole e la puzza della battaglia - il “rumore dei nemici”, avrebbe detto un altro tipetto come Mourinho - lo fanno sentire a casa: e figurarsi quanto, se - per di più - la battaglia ritiene d’averla vinta. 
 
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Adunata al Lingotto dal 9 al 12 marzo. Gazebo e primarie il 9 aprile o - per lui alla peggio - il 7 di maggio. L’11 giugno, infine, le amministrative. Un timing serrato e già scritto: che Renzi offre ai suoi oppositori interni alla stregua di un bicchiere di cicuta. Scherza e recita: «La scissione ha le sue ragioni, che la ragione non conosce...». Che restino o che vadano («Ma resteranno, vedrà») è come se il Congresso lo avesse già vinto. E stavolta è difficile non esser d’accordo. 
 
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Già a ora di pranzo, del resto, i suoi messaggini sprizzavano ottimismo. «Piaciuta la scaletta?». «E ditelo che siamo stati bravini, stavolta». Una vita, anche politica, che non concepisce che sfide, azzardi e super velocità. «Stavolta, però, non serviva fare niente - corregge Renzi -. È bastato stare fermi e vedere il bluff». Racconta un aneddoto che gli piace molto: «A fine Assemblea mi ha fatto i complimenti Minniti: Uno come me - mi ha detto - uno che viene dalla mia storia, avrebbe riunito i big, fatto un caminetto e trattato una tregua: tu hai tenuto il punto ed hai visto il bluff. Che dire: sei stato bravo...». 
 
Bluff. Renzi ripete la parola più volte, quasi a convincersi che quello dei “tre più due” (Speranza-Rossi-Emiliano, bracci armati del tandem Bersani-D’Alema) sia stato solo un bluff, al quale non seguiranno né scissioni né ammutinamenti: lo ripete, sì, ma non giureremmo che ne sia convinto. Sembra piuttosto un esorcismo. «Sul territorio non li seguirebbe nessuno». Altro esorcismo. «E comunque possono candidarsi tutti, faremmo un bellissimo Congresso». Esorcismo finale (con trappola incorporata). 
 
In realtà, Matteo Renzi sa perfettamente che i prossimi mesi somiglieranno ad una sorta di traversata in solitario in mezzo a un mare in tempesta. Il Pd diviso, il Paese sotto il tiro incrociato di “sovranisti” e Cinque Stelle, elezioni amministrative insidiose quanto mai e in autunno una manovra economica - un salasso - che potrebbe spingere il Partito democratico al voto politico del 2018 nelle peggiori condizioni possibili. È per questo che di notte a Renzi appare di frequente il fantasma del governo-Monti: una scelta utile e responsabile, che Pier Luigi Bersani ha pagato caramente. Anzi: che forse paga ancora. 
 
Ciò nonostante, il leader pd sembra non accarezzare più l’idea coltivata dopo la sconfitta al referendum: andare a elezioni politiche a giugno. «Con Gentiloni va tutto bene. Sta lavorando e ci dirà lui fin quando andare avanti». Si potrebbe sospettare, naturalmente, che il “con Gentiloni va tutto bene” possa finire per somigliare all’ormai storico “Enrico stai sereno”. Ma c’è un dettaglio non da poco: senza una legge elettorale, il sacrificio del terzo governo Pd in questa legislatura non servirebbe a niente. 
 
E una nuova legge elettorale all’orizzonte non si vede. «Il Parlamento sta lavorando meno - dice Renzi - e le idee sul che fare sono notevolmente confuse. Non prevedo tempi brevi, e comunque vedremo...». Ma non è questione di stasera, perché oltre al subbuglio pd, c’è Milan-Fiorentina. E in più, nonostante la scissione possa essere tutt’altro che un bluff, Matteo Renzi vuol mettere agli atti un elemento di soddisfazione: «Sono riuscito a dimettermi anche da segretario, dopo aver lasciato la poltrona di premier. Sono l’unico che lo ha fatto. E in treno la gente mi avvicina e mi dice: lei, almeno, ha mantenuto quel che aveva promesso». 
 
Intanto, duecento chilometri più a sud, gli scissionisti prendono carta e penna e rilanciano: è Renzi che ha deciso di costringerci alla scissione. Segretario, che ne dice? «Non li sta seguendo e non li seguirà nessuno». Ma il dubbio che non fosse solo un bluff, s’insinua. La battaglia, insomma, potrebbe non essere già vinta. Per la precisione, anzi: potrebbe essere solo cominciata. 

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