lunedì 19 giugno 2017

PERCHE' ESISTE L'ALBO DEI GIORNALISTI ? MA PER SANZIONARE I COLLEGHI NON GRADITI OVVIO ! STAVOLTA TOCCA A FACCI

Risultati immagini per facci sospeso due mesi

Leggo il Corriere della Sera e leggo il giusto biasimo che, ciclicamente, Pierluigi Battista riserva all'Ordine dei giornalisti, un organo che semplicemente NON dovrebbe esistere, e che fa parlare di sé solamente per le bacchettate che di tanto in tanto commina ai colleghi politically incorrect, dove il corretto ovviamente se lo stabiliscono lor signori non si sa bene in base a quali criteri conciliabili col diritto di espressione sancito dalla Costituzione.
Stavolta il bacchettato è Filippo Facci, certamente uno non tenero nell'esprimersi, ma alla pari di gente come Travaglio, che però non risulta essere mai stato "inquisito".
L'articolo incriminato risale ad un anno fa circa, e riguardava l'Islam che, col suo stilo forte e provocatorio, Facci dichiarava di "odiare". Apriti cielo !
Dai temi della Fallaci sappiamo che si possono bestemmiare Bibbia e Vangelo in tutte le salse, fare vignette satiriche su preti e Papi (anche Charli Hebdo su questo vanta decine di esempi), ma nessuno osi toccare Maometto e i suoi fedeli.
Si può pensare che Facci getti benzina sul fuoco della xenofobia (a maggior ragione oggi questo pensiero troverà proseliti, con un tizio che a Londra  ha pensato di imitare gli assassini dell'Isis e ha indirizzato un furgone contro una Moschea), fomenti gli animi di coloro che già di loro hanno inviso i musulmani e il loro credo, ma la sua resta un'opinione che può essere criticata, altrettanto duramente, ma non censurata e punita con l'inibizione al professionista di lavorare.
Semmai, come ricorda giustamente Battista, potrà essere un Tribunale a valutare, del caso, se Facci è andato oltre il suo diritto di espressione e critica sconfinando nel campo di qualche reato, ricordando comunque il precedente di Erri De Luca, assolto dall'imputazione di "istigazione a delinquere" nonostante avesse esplicitamente difeso il diritto al sabotaggio dei cantieri TAV.
E' ora di farla finita con questi signori che ne fecero di cotte e di crude all'epoca dell'imperante antiberlusconismo (inutile dire da che parti erano accampati).
Chissà se un giorno riprenderà la smania delle liberalizzazioni, ché l'abrogazione dell'ordine dei giornalisti sarebbe tra le cose più facili da attuare : non serve, punto, e i giornalisti migliori non lo difendono, anzi.

Di seguito riporto sia il commento di Pierluigi Battista che l'autodifesa di Facci.
Buona Lettura

Facci, l’assurda condanna dell’Ordine

 
 
    

 

Ho offeso un sistema culturale

La notiziola è che il Consiglio di disciplina dell’Ordine lombardo dei Giornalisti ha deciso di sospendermi per due mesi dalla professione e dallo stipendio, questo a causa di un articolo che pubblicai su Libero il 28 luglio 2016 e che fu titolato «Perché l’Islam mi sta sul gozzo». Una giovane collega, che non conosco, lesse l’articolo – che ebbe un certo seguito – e ritenne di fare un esposto contro di me: c’è gente che in agosto fa queste cose. Il risultato, dopo un pacato processino, è questa condanna incredibilmente severa rispetto alle abitudini dell’Ordine: è una sentenza comunque appellabile e, da principio, avevo pensato di riservare ogni reazione alle sedi competenti, come si dice: poi ho letto le motivazioni del giudice estensore (un avvocato che si chiama Claudia Balzarini) e sinceramente non ce l’ho fatta. Questo per due ragioni: la prima è temperamentale mia, la seconda riguarda puramente la libertà di espressione garantita dalla Costituzione, che non è solo affar mio. Anticipo solo questo: trovo riprovevole che il regolamento del Consiglio di disciplina permetta che una non-professionista, che ho diritto di giudicare di dubbio livello culturale e di forte condizionamento ideologico, possa privare un giornalista e relativa famiglia dei mezzi di sostentamento per mesi due: e questo, a mio dire, non per una palese violazione di alcuna legge (in particolare viene citata la Legge Mancino, quella che vieta la diffusione di idee fondate sull’odio razziale) bensì, sempre a mio dire, per le sue personali visioni del mondo.

Ci sarebbe il problema, ora, di illustrare l’oggetto del contendere (l’articolo) senza che suoni come un pretesto per riproporlo tale e quale: suonerebbe provocatorio e non mi va. Quindi dovrete fidarvi di una sintesi dei concetti esprimeva: e lo faceva con grande chiarezza, vi assicuro. Unica premessa: il linguaggio era durissimo, volutamente durissimo: e questo come reazione all’impossibilità, oggigiorno, di esprimersi liberamente sull’Islam con lo stesso comune linguaggio che si riserverebbe ad altri temi, senza dover porre tremila distinguo ogni volta: «Ho esagerato consapevolmente e lucidamente», ho detto durante l’audizione all’Ordine.
Dopodichè, passando all’articolo, in esso ho espresso il personale diritto di poter odiare l’Islam, tutti gli Islam, dunque gli islamici e la loro religione che giudico addirittura peggiore di tutte le altre: perché – anche su questo sono stato chiarissimo, durante il processino – io le religioni le detesto tutte, alla maniera dei razionalisti inglesi: non sono mai stato un teo-con, non m’interessa contrapporre una religione a un’altra: tanto che, su questo giornale, ho espresso critiche durissime anche contro il Papa e il Vaticano (forse l’estensore della sentenza non avrebbe gradito neppure quelle, scrivendo lei su Famiglia Cristiana) e questo senza che nessuno mi denunciasse all’Ordine. Certo, alla teosofia islamica ho riservato un’intolleranza particolare perché trattasi di un credo totalizzante e imperniato sulla sottomissione altrui, o – per fare un solo esempio – sulla considerazione della donna come essere inferiore. Dal mio articolo: «Io non odio il diverso: odio l’Islam, perché la mia (la nostra) storia è giudaica, cattolica, laica, greco-latina, rousseiana, quello che volete: ma è la storia di un’opposizione lenta e progressiva e instancabile a tutto ciò che gli islamici dicono e fanno». Da qui un’intolleranza (mia) anche per dettagli che sono liberissimo, credo, di poter detestare apertamente: dalle moschee ai tappeti che puzzano di piedi, dai veli femminili al cibo involuto, dall’ipocrisia sull’alcol a cose più serie come «le teocrazie, il loro odio che è proibito odiare», soprattutto «quel manualetto militare che è il Corano», che a sua volta devo poter criticare esattamente, ritengo, come posso fare col Vangelo o chessò, col Mein kampf: che trattano idee o ideologie – tali sono anche le religioni – e non singole persone. Sempre dal mio articolo: «Odio l’Islam perché l’odio è democratico esattamente come l’amare, odio dover precisare che l’anti-islamismo è legittimo mentre l’islamofobia no, perché è solo paura: e io non ne ho, di paura… Odio l’Islam, ma gli islamici non sono un mio problema: qui, in Italia, in Occidente, sono io a essere il loro».
Bene. Ora qualche estratto dalla sentenza, del cui livello possiamo avere un’idea sin dall’incipit: «Facci ha respinto con fermezza l’accusa di razzismo. Questa è la premessa che solitamente accompagna tutte le affermazioni di carattere razzista». Chiaro: è come dire che dirsi innocenti, in tribunale, sia un primo indizio di colpevolezza: il livello è questo, e per non essere scorretti tralasceremo gli errori materiali di scrittura (sbagliano a scrivere «jihad», ma a ciascuno il mestiere suo). A ogni modo, «Le affermazioni contenute nell’articolo hanno un evidente carattere razzista e xenofobo»: e qui, francamente, c’è da averne abbastanza dell’espressione «razzista» adottata ormai come termine passpartout quando ha invece un significato etimologicamente e storicamente preciso, vedasi vocabolario: è l’idea che la specie umana sia divisibile in razze biologicamente distinte – con diverse capacità intellettive, valoriali o morali – con la convinzione che un raggruppamento razziale possa essere superiore a un altro. Questo è il razzismo, imparentato con la xenofobia che è, invece, una generica paura dello straniero. Ma se è vero che il mio articolo parla di idee, attenzione, «la parte peggiore è proprio quella che riguarda le idee e che consiste in un attacco e in un offesa ad un intero sistema culturale». E se anche fosse? Siamo al reato di vilipendio islamico? «Facci offende una religione e un intero sistema di valori. Non può non rilevarsi che, per l’Islam, il Corano ha un valore diverso di quello (sic) che per le altre religioni rivelate hanno i libri sacri». Ergo, se abbiamo letto bene: il Corano non si può offendere, gli altri libri già di più. Mistero: resta che trattasi, l’articolo, di «attacco diretto, indiscriminato e generalizzato verso un gruppo di persona (sic) che costituisce un quarto del genere umano». Verrebbe da rispondere che gli idioti forse sono anche di più, tuttavia la Costituzione non ci impedisce di criticarli. Nell’insieme, è semplicemente pazzesco. Mi avessero detto «hai ecceduto nel linguaggio e allora ti sanzioniamo», forse avrei capito. Ma questa è un’altra cosa. E rischia, sissignori, di essere lo specchio di un’epoca.

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