Magari sono cose che si immaginano, ma leggere certe cifre a me colpisce. Mi riferisco ad Amazon e alla breve ma ficcante descrizione che ne fa Mattia Feltri nella sua rubrica semi quotidiana su La Stampa. SI parte dal recente acquisto, evidenziato da tutti i media, del colosso Whole Foods Market, la più grande catena di supermercati nel mondo, con la prospettiva, attraverso gli acquisti in rete, della perdita di migliaia e migliaia di posti di lavoro.
Amazon è un impero, e la politica dovrebbe fare i conti con le conseguenze. Non per bloccare il futuro, ma per meglio conviverci.
Amazon il
Leviatano
MATTIA FELTRI
Sapete che cosa è Amazon? Qualsiasi cosa abbiate
risposto è sbagliata. Amazon è tutto. Ieri ha preso Whole Foods Market, la più
grande catena di supermercati bio al mondo. L’idea è di togliere casse e
dipendenti: si entra, si compra, si paga con un clic.
A Seattle ci sono due
supermercati di Amazon dove non si entra: si fa la spesa in rete e la si ritira
nel parcheggio.
Ricominciamo da capo: Amazon è nota perché è un enorme
magazzino online, vi lavorano oltre 200 mila persone e 45 mila robot (un anno
fa i robot erano 30 mila).
Su Amazon si comprano scarpe, cosmetici, libri,
divani, giocattoli, e si riceve a casa.
Negli Stati Uniti dopo i piccoli negozi
cominciano a chiudere i centri commerciali.
Amazon è l’editore del Washington
Post. Ha un’emittente tv che trasmette film, fiction, show, e produce fumetti.
In sei anni ha erogato prestiti alle piccole e medie imprese per 3 miliardi di
dollari: il prestito arriva in 24 ore, e in caso di insolvenza Amazon impegna
la merce per rivalersi. Ha una linea di moda, ha ideato un assistente vocale
per le auto, finanzia la corsa allo spazio e sta studiando un sistema di
consegne sulla Luna. Che fa ridere, ma spiega prospettive e visione.
Amazon è
uno Stato multinazionale.
Ha potenza economica illimitata e crescente. Come
tutti i giganti di Internet, è il motore del bello e dell’inevitabile
distruzione di posti di lavoro.
Sta sconvolgendo il mondo e se ne sono accorti
tutti, tranne la politica. Come minimo, servirebbe un ministero. Peccato ci sia
tanto da fare con le preferenze e i capilista.
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