domenica 14 febbraio 2016

A MACERATA NUOVA MEDEA UCCIDE IL FIGLIO PICCOLO E POI SI SPARA. IL PADRE ERA STATO ALLONTANATO DALLA CASA FAMILIARE

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La notizia è tragica e colpisce questo numero crescente di medee, madri che uccidono i figli ( e , per lo più, si uccidono appresso a loro). Capita di leggere anche di padri, però meno (si sa, gli uomini sono più concentrati contro le "loro" donne ).  La cronaca di Macerata, dove una madre spara al figlio piccolo e poi si uccide, andrà verificata, se possibile, da approfondimenti migliori, perché molti sono i punti interrogativi. 
Allo stato, come la racconta il Corriere, avremmo l'ennesimo caso di un genitore patologicamente possessivo (più spesso le madri, ma da un po' anche i padri, con la crescita funesta dei cosiddetti "mammi" , minoranza drammaticamente sempre più folta ) , che fa di tutto per esautorare l'altro, inventandosi all'occorrenza denunce penali (qui si parla di stalking, di gran moda quelle sessuali ) , molto spesso poi archiviate, ma che sull'immediato portano a provvedimenti pavidi di allontanamento del genitore avvertito ormai in esubero, con il denunciante lasciato libero di fare il buono e il cattivo tempo.
A volte con risultati tragici come questo.



Il Corriere della Sera - Digital Edition

Si spara alla gola dopo aver ucciso il suo bimbo
 
Macerata, si era separata dal compagno e lo aveva denunciato 
per stalking.
All’ora della tragedia lui era dalla psicologa 
 


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DALLA NOSTRA INVIATA
Macerata Per carnevale aveva voluto una maschera strana. Da Emoticon. Le faccine degli sms. Ma i suoi occhi furbetti e il sorriso sempre pronto facevano allegria già a da soli.
Ma da ieri Giosué non sorriderà più. Lo hanno ucciso con un colpo di fucile al volto. E, anche se gli accertamenti non sono ancora conclusi, è stata proprio la mamma, Laura Paoletti, donna vivace, gioiosa e determinata, che lo amava più della sua vita. Un colpo solo, poi ha rivolto il fucile da caccia verso se stessa, alla gola, per morire assieme a lui.
Il padre del bambino, è ricoverato sotto choc all’Ospedale di Macerata. I carabinieri lo hanno interrogato per tutto il pomeriggio e solo in serata gli hanno detto tutta la verità. «Era disperato, disperato» raccontano in caserma. Dove, comunque, procedono le indagini. La pista prevalente seguita dal comando provinciale di Macerata esclude assassini venuti da fuori. Il fucile era accanto alla donna nella casa del padre, ricavato al piano di sopra dello stabilimento di cartotecnica, a Sambucheto, in attesa che venissero conclusi i lavori di ristrutturazione dell’appartamento in campagna dove lei sarebbe andata ad abitare da sola assieme al bimbo di sei anni.
Con Lorenzo Lucaroni, il papà di Giosuè, suo ex convivente, le cose non erano andate bene e da quando, un anno fa si erano separati, i rapporti erano precipitati. Lui voleva vedere il bambino. Lei non voleva. Lui si era rivolto al Tribunale civile. Lei ai carabinieri denunciandolo per stalking. Ma non erano stati ravvisati elementi tali da far scattare l’indagine della procura. «Lui voleva solo stare con il figlio. Lei non era d’accordo. E lui andava all’uscita di scuola per aspettarlo e incontrarlo. Ma lei aveva un rapporto strettissimo, quasi morboso, nei confronti di Giosuè. E voleva con lui un legame esclusivo. Lui immaginava che sarebbe accaduto e aveva resistito il più a lungo possibile, anche se il rapporto tra loro era logorato. Ma poi non ce l’ha fatta più e si sono divisi», spiega il difensore di lui, Elena Sacchi.
Eppure le cose sembravano andare meglio. Avevano raggiunto un primo accordo davanti al giudice. E lui poteva stare con il bambino per qualche ora. Ieri aveva appuntamento alle 16. Troppo tardi. Delle ultime ore di Laura restano i messaggini e le telefonate, ora al vaglio degli investigatori. Ma nessuna lettera di addio, ieri sera, era stata trovata. E gli amici e parenti di Laura e del suo ex compagno, che ieri sono arrivati ad alzare la voce davanti all’appartamento della tragedia, continuano ad interrogarsi sul perché è accaduto.
«Nessun problema economico. Lei lavorava come contabile nell’azienda di famiglia. E deteneva anche una quota delle azioni. E nemmeno depressione», assicura l’avvocato di lei, Alessandra Perticarà: «Lei amava moltissimo il bambino e viveva per lui. Lo portava in piscina, amava farlo viaggiare, stavano organizzando una vacanza». Ma la denuncia per stalking? Non era impaurita dal suo ex? «No. Non c’erano rapporti così tesi. Anche in Tribunale avevano al massimo battibeccato. Mai un litigio. Tantomeno violenza».
Al momento dell’omicidio, secondo l’alibi presentato ai carabinieri, Lucaroni era dalla psicologa. «Ci andava proprio perché voleva trovare la maniera migliore per comportarsi da padre», aggiunge l’avvocato di lui. Le motivazioni di un gesto così tragico nessuno ne trova. Nemmeno il nonno di Giosuè che li ha trovati a terra, senza più vita, e ha lanciato l’urlo più forte che chi era lì vicino avesse mai udito.
Virginia Piccolillo




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