mercoledì 20 settembre 2017

EMERGENZA STUPRI ? VERAMENTE DIMINUISCONO...UNA BATTAGLIA DI CULTURA

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Devo confessare che anche io, di fronte alle notizie quotidiane di donne violentate (lasciamo stare ora i carabinieri di Firenze, storia comunque brutta fosse anche vera la versione dei due militi) in questa torrida estate 2017, sono rimasto interdetto. Cosa sta accadendo ?
Certo, la mente va subito all'invasione di migranti, ma poi le cronache spiegano come anche gli indigeni si danno il loro da fare.
Poi però mi è venuto un dubbio, ricordandomi due articoli letti anni fa, uno di Facci, sui suicidi, e l'altro sul bel quotidiano web di Luca Sofri, Il Post, proprio sui dati delle violenze sulle donne, che spiegavano come i numeri veri non confermavano la percezione trasmessa dai giornali. 
Leggendo questi ultimi, che magari per un periodo si soffermano particolarmente su determinati episodi rispetto ad altri, uno si fa la convinzione di trovarsi di fronte ad un fenomeno in esplosione, e invece così non è in realtà. 
Ed ecco che stamane Mattia Feltri, nella sua rubrica su La Stampa, conferma la bontà del dubbio descritto : gli stupri, in Italia, sono diminuiti, così come una serie di altri reati. 
Statistiche del Viminale, ribadite dall' articolo, che pure posto di seguito, del celebre collega, l'avv. Carlo Federico Grosso. 
Con questo vogliamo dire che non ci si deve preoccupare, che possiamo lasciare tutto com'è ? 
No, ma come scrive ottimamente l'avv. Grosso, la strada non quella delle leggi speciali, semmai un serio lavoro di crescita civile e culturale (roba lunga, ma indispensabile se veramente vogliamo risolvere) e nel breve termine migliorare la prevenzione.
Per le punizioni, quelle già ci sono. Il problema è applicarle. 




LaStampa.it


L'ITALIA CHE NON C'E' 

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  MATTIA FELTRI
Abbiamo un’altra emergenza: l’emergenza stupri. «Ma che sta succedendo?» si è chiesto Matteo Salvini mentre proponeva la castrazione chimica per gli stupratori. Eh, sta succedendo che gli stupri sono in calo. Di poco, troppo poco, ma in calo: 2.333 da gennaio a luglio 2017 contro i 2.345 dello stesso periodo 2016, dicono i dati del Viminale. Piuttosto a Roma c’è l’emergenza polizia, segnala il sindaco Virginia Raggi. Mancano le guardie (poliziotti, carabinieri eccetera). Che poi siamo il Paese con più guardie per abitante d’Europa, il terzo al mondo dopo Russia e Turchia, dice il Wall Street Journal. Ah, il Lazio è la regione italiana con più guardie pro capite d’Italia, ne ha più del triplo della Lombardia, dice sempre il Viminale. Sarà che sono tutti nei ministeri e negli uffici perché in effetti per strada, e soprattutto di sera, non si vedono. 

Certo, c’è l’emergenza parchi, che sono diventati accampamenti per immigrati. Però il controllo dei parchi tocca ai vigili urbani, e Roma ha un numero di vigili urbani per abitante che è il terzo in Italia, ma pure i vigili alla sera preferiscono rincasare. Così esplode l’emergenza rapine, anche se negli ultimi due anni sono diminuite del 23 per cento (sempre dati del Viminale, sempre periodo gennaio-luglio). E poi esplode l’emergenza furti, anche se negli ultimi due anni sono diminuiti del 22 per cento. Più in generale è esplosa una terribile emergenza criminalità, anche se i reati sono complessivamente diminuiti del 26 per cento. Però, ecco, un’emergenza l’abbiamo: l’emergenza matti. 

Lo stato di diritto contro la violenza

CARLO FEDERICO GROSSO

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Leggi speciali per contrastare la violenza sessuale? Stando a quanto è stato riportato ieri dalle agenzie lo avrebbe ipotizzato, addirittura, il sindaco di Roma Virginia Raggi. Che la violenza sulle donne sia fenomeno esecrabile è ovvio. Che si debba reagire agli episodi ricorrenti di violenza con una legislazione speciale di emergenza mi sembra, tuttavia, un non senso.  

Occorre, piuttosto, assicurare che la legislazione penale vigente venga applicata efficacemente e con rigore e che, se del caso, vengano rafforzati i già previsti presidi di protezione, di prevenzione e di controllo del territorio. 

Innanzitutto sembra opportuno precisare che, se è vero che a livello di percezione il fenomeno criminale della violenza sessuale sembra essere aumentato, le statistiche ufficiali rivelano il contrario: sia pure soltanto con riferimento ai casi di violenza denunciati, essi parrebbero essere diminuiti di più del 10% dal 2006 al 2015. E gli stupri sarebbero ulteriormente diminuiti nel primo semestre del 2017 rispetto al semestre corrispondente del 2016. Quale legislazione di emergenza, dunque? 

Ricordo d’altronde che una legislazione speciale di emergenza era stata introdotta, nel nostro Paese, al tempo del terrorismo, per estirpare la violenza allora dilagante. Ma ricordo pure che, se si fa eccezione per l’efficacia dirompente di talune norme premiali, le disposizioni che hanno appesantito le sanzioni penali, attenuato le garanzie individuali, introdotto scorciatoie all’azione delle forze dell’ordine poco sono servite allo scopo. Semplicemente, hanno imbarbarito il livello dello stato di diritto introducendo nel nostro sistema giuridico pericolose scorie autoritarie. 

Che fare, dunque, di fronte ai casi di cronaca dei quali i giornali hanno ampiamente parlato nei giorni scorsi? Come dicevo, applicare rigorosamente la legge penale vigente e rafforzare nei limiti del possibile i presidi di tutela dei cittadini sul territorio. 

La legislazione penale in materia di violenza sessuale mi sembra adeguata ad una repressione efficace del fenomeno: essa prevede la reclusione da cinque a dieci anni per l’ipotesi base di chi con violenza o minaccia costringe taluno a compiere atti sessuali, pena che viene elevata in casi particolarmente gravi in ragione della qualità del soggetto agente o di quella della vittima (es. minore).  

Si tratta a questo punto di applicare adeguatamente e rigorosamente tale legislazione: nella cornice di un processo giusto per l’imputato, ma che garantisca nello stesso tempo il soggetto passivo della violenza da ambigui tentativi delle difese degli imputati - purtroppo talvolta ancora presenti e tollerati nei processi per stupro - di truccare le carte e di ribaltare il rapporto esistente fra carnefice e vittima. Ma a tale ultimo riguardo non sono utili o possibili riforme legislative, ma deve essere la magistratura a farsi, di fatto, garante della correttezza dello svolgimento del processo. 

La legge prevede d’altronde già oggi che il territorio sia pattugliato e controllato dalle forze dell’ordine a protezione dei cittadini contro i fenomeni di criminalità. Il controllo non è adeguato o sufficiente? Lo si potenzi, si investano per quanto possibile risorse, si predisponga un sistema capillare di videosorveglianza. Ancora una volta, nessuna legge speciale, bensì l’impiego di strumenti adeguati di tutela conseguenti ad un adeguato investimento di denaro nella sicurezza. 

Il tema della violenza sulle donne è, per altro verso, più complesso rispetto a quanto risulta evidenziato dagli episodi dei quali hanno parlato i giornali nei giorni scorsi. Non c’è, soltanto, la violenza degli estranei perpetrata nelle strade. C’è la violenza quotidiana consumata nelle mura domestiche, c’è la violenza perpetrata all’interno delle piccole comunità isolate, c’è la violenza subita in silenzio dalle donne terrorizzate dal contesto famigliare o sociale circostante. 

Anche con riferimento a queste situazioni di violenza la reazione giudiziaria deve essere inflessibile e l’applicazione della legge penale rigorosa. Ma anche qui il tema principale è costituito dalla predisposizione degli strumenti in grado di fare emergere, e pertanto anche sotto questo profilo contrastare, tali fenomeni criminali di regola sommersi: potenziamento dei servizi sociali, potenziamento delle istituzioni di protezione delle donne, interventi sul terreno della educazione civile. 

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