martedì 26 settembre 2017

FELTRI TIFA IUS SOLI, GALLI DELLA LOGGIA NO. CHI HA RAGIONE ?

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Mattia Feltri è un tifoso dello ius soli, e va bene. A mio avviso la fa un po' facile, ma siccome non ha scritto mai un articolo ragionato - fa anche quelli - ma solo trafiletti della rubrica "Buongiorno" su La Stampa (quella che prima era curata da Gramellini, e nel cambio Torino ci ha guadagnato) non so quale sia la sua idea di legge in materia. Gli va bene quella impantanata in Parlamento ? Se sì, sarebbe interessante che rispondesse alle ragionate critiche che alla stessa ha rivolto Galli della Loggia (non un barbaro xenofobo) nell'editoriale apparso domenica scorsa sul Corriere.
Oppure Mattia Feltri è ancora più radicale, e vorrebbe uno Ius Soli all'americana, dove basta nascere negli Stati Uniti  per essere cittadini di quel paese (e infatti anche lì, dove pure la storia della nazione è completamente diversa, ci stanno ripensando) .
O, altra possibilità, anche lui pensa che questa legge non sia eccelsa ma siccome gli piace il principio, meglio quella che niente.
Non lo so, forse lo spiegherà in scritti successivi.
Intanto, coerentemente, il nostro, dopo lo schiaffone preso dalla Merkel - e anche dai socialdemocratici tedeschi - proprio a causa dell'apertura sul problema migranti, esorta la cancelliera a tener duro, che se un'idea è giusta, non ci si deve spaventare se la maggioranza dei propri cittadini è contraria e ti punisce col voto.
Prima o poi sarai premiato, e comunque una cosa si fa perché la ritieni giusta, senza pensare al consenso.
Ineccepibile in generale, un po' meno in politica.
Cita l'esempio di Mitterand e la pena di morte, ma dimentica, Feltri, che su molte altre cose il presidente francese fu costretto a fare dolorose retromarce. In campo economico per esempio, era partito con programmi da socialismo reale, e per qualche anno del primo mandato li portò avanti ostinatamente. I crolli nei sondaggi - e la batosta dei socialisti alle elezioni legislative che allora si svolgevano in periodi di tempo distanti da quelle presidenziali - gli suggerirono, se ci teneva ad essere rieletto, di cambiare rotta. 
Così fece, e nel secondo mandato accantonò definitivamente i suoi sogni anti mercato. 
Caro Feltri, anche gli statisti valutano.
Dopodiché per carità, ci sta di credere a tal punto in una cosa da volerla imporre all'opinione pubblica, confidando che prima o poi "capirà".
Però non avviene così spesso, e la Merkel aveva già iniziato a fare marcia indietro. 
Non è bastato, adesso vedremo come si regola, anche perché i liberali non sono per l'accoglienza tout court, e  quelli della CSU, lo storico alleato della CDU, non sono affatto felici del bagno di sangue costato in Baviera il filantropismo della Cancelliera.
A scanso di equivoci, rammento la mia idea al riguardo : il fatto di essere nati in Italia può essere una pre condizione che facilita l'acquisto della cittadinanza italiana, ma poi, come ricordava Galli della Loggia, ci vogliono altre cose, e non si parla solo di roba utile alla sicurezza e all'ordine pubblico - che pure contano - ma anche alla conservazione di una identità culturale.
Lascio la parola al professore :
"  C’è un ulteriore insieme di problemi e un ulteriore ordine di esigenze non attinenti questa volta all’ordine pubblico ma piuttosto all’ordine culturale di una comunità. In questo caso della comunità italiana, la quale legittimamente desidera continuare a riconoscersi come tale e quindi a conservare i propri valori e stili di vita. L’esigenza, per fare alcuni esempi, che le bambine non vengano rispedite a dodici anni nei propri Paesi d’origine per essere sposate contro la propria volontà, che nell’ambito familiare non sia impedito a nessuno di uscire di casa quando vuole e di apprendere l’italiano, che in generale vengano riconosciuti alle donne diritti e possibilità eguali a quelli riconosciuti agli uomini. È davvero così disdicevole o addirittura reazionario voler essere sicuri che chi acquista la cittadinanza italiana, i nostri nuovi concittadini, siano fermamente convinti delle esigenze che ho appena detto, che essi condividano questi elementi di base della cultura della comunità italiana, senza che ci sia bisogno che intervengano a ricordarglielo ogni due per tre carabinieri o magistrati? A me sembra di no."
Nemmeno a me . 


LaStampa.it

 Statisti e tronisti

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MATTIA FELTRI

Della legge sullo Ius soli si sono capite due cose. Prima, chi è contrario è molto contrario anche perché gli italiani sono contrari. Seconda, chi è favorevole è anche un po’ sfavorevole perché gli italiani sono sfavorevoli. Dunque: sarebbe una legge deplorata dagli elettori... la gente non capirebbe... adesso no vediamo più avanti... e così via. Tocca però ricordare un concetto forse fuori dalla portata di questi tempi farfalloni, ma abbastanza basilare in democrazia: una legge andrebbe votata se la si ritiene necessaria, e non votata se la si ritiene dannosa, al Paese però, non al consenso, e senza curarsi di che pensino gli italiani. Poi gli italiani decidono alle elezioni, e chiusa lì. 


Nel 1981, François Mitterrand si candidò alle Presidenziali promettendo l’abolizione della pena di morte e nonostante sessantadue francesi su cento fossero sostenitori del patibolo. Mitterrand tirò dritto, vinse, rimase all’Eliseo quattordici anni e oggi la maggioranza dei francesi la pensa come lui nell’81. Certo, si sta parlando dell’altro millennio, ma sono cose che succedono anche in questo. Ieri Angela Merkel ha ammesso che un milione di voti sono passati dal suo partito a AfD, il movimento di destra molto ostile agli immigrati. Ha detto che cercherà di recuperarli facendo un buon lavoro. E lì le hanno chiesto se intenda correggere la politica sull’immigrazione. «No, non torno indietro. La politica rimane quella, proverò a ottimizzarla». Sembrerà strano, ma fra un’idea e una poltrona, lo statista sceglie l’idea.

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