mercoledì 31 gennaio 2018

NON IMPORTA LA NORMALIZZAZIONE DEGLI ORFANI DI GRILLO : LORO RESTANO COMUNQUE DIVERSI

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Confesso che il pianeta 5 Stelle mi sfugge sempre di più.  Agli inizi, comprendevo che un personaggio noto, istrionico, fortemente provocatore ed empatico come Beppe Grillo potesse aver raccolto intorno al proprio Blog, diffusissimo, e al movimento poi creato da esso, il diffuso malcontento degli italici non più protetti da uno Stato spendaccione, pronto a garantire benessere o quantomeno tutele gratuite a pioggia.  La crisi economica, l'austerità conseguente, i tagli imposti dall'Europa e dalla BCE (per quanto in misura assai inferiore al necessario per intaccare seriamente il debito pubblico mostruoso che ci portiamo dietro proprio per finanziare quello Stato padre sprecone) hanno reso TUTTI gli italiani scontenti, non solo quelli che, a cena, a bordo piscina, nei ristoranti, erano nauseati dai modi volgari del Cavaliere e dei suoi elettori .
Il VAFFA DAY è la Bastiglia del Movimento5Stelle, il suo momento storicamente fondativo, e ci poteva stare.
Nel 2013, sulla scia del Tribuno Demagogo che prometteva di aprire il Parlamento come una scatola di tonno, il Movimento prende il 25% dei voti, in Italia più di tutti (ci vorrà il voto degli italiani all'estero per consentire il sorpasso da parte del PD bersaniano) e la gente non grillina si allarma.
A distanza di 5 anni molte cose sono cambiate.
Intanto, è morto Casaleggio, il guru del Movimento. Poi , a parte qualche importante exploit, come a Torino e soprattutto Roma (dove però ruolo fondamentale ce l'ha il sistema elettorale, col ballottaggio e il voto contro che in entrambi i casi ha portato i voti del centro destra ai candidati ortotteri), le elezioni territoriali non hanno visto risultatoni (esempio ultimo le regionali in Sicilia).
Infine, last ma certo non least, il defilarsi del fondatore, Grillo.
Insomma, tutta roba che farebbe pensare ad una flessione significativa dei pentastellati.
E invece no, i sondaggi li danno tutti al primo posto, ancorché con una percentuale inferiore al 30%, lontanissima, per fortuna,  da quel 40% che, non ho capito bene in base a quali calcoli, sembra che garantirebbero la maggioranza in Parlamento (a patto di riportare quella percentuale sia al Senato che alla Camera ).
Oltretutto, come nota Matta Feltri, attento - e criticissimo, va detto - osservatore del mondo stellato, nemmeno si può pensare che questo perdurante favore su scala nazionale sia attribuibile alla famosa "diversità" ortottera, e fa una serie di esempi attestanti la normalizzazione crescente del "mondo dei diversi".
Eppure non c'è nulla da fare. Se parli non con i "militanti", ma coi semplici simpatizzanti, che pure li voteranno, continuano a dirti che "almeno i grillini (ex, ma ancora forse non l'hanno messo a fuoco) sono diversi, onesti".
Io un sospetto ce l'ho, e che stavolta sono stati loro, quelli dei 5 stelle, ad aver trovato la promessa magica, quella che fa la differenza, ed è "il reddito di cittadinanza". 
In un'Italia dove il lavoro precario sta diventando la regola, dove non ci saranno pensioni future decenti, e la disoccupazione giovanile resta un guaio grave, cosa di più fantastico che promettere a tutti, solo perché "cittadini", un reddito a prescindere ?
Ma i soldi ? La risposta è sempre la stessa : li trovano, li hanno trovati per salvare le banche no ?  
Se è per questo, aggiungerei, li trovano pure per Alitalia, Ilva e non so quante altre realtà...
Preoccupiamoci. 

LaStampa.it

Ribelli nel mondo

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di MATTIA FELTRI


Ieri Luigi Di Maio era a Londra per rassicurare gli investitori internazionali già definiti da Beppe Grillo dei maiali. Sempre ieri lo stesso Di Maio ha chiuso ogni equivoco e detto che il Movimento è per l’obbligo dei vaccini, tutti. Ora penserete che si voglia fare dell’ironia. Oddìo, l’ironia va sempre bene, ma qui se ne farà poca. È che si notano alcuni cambiamenti fra la campagna elettorale di cinque anni fa, quando Grillo non voleva pagare il debito pubblico, e quella di oggi, in cui Di Maio spiega come conta di ridurlo; allora il Movimento non aveva leader, il leader era la rete nella sua sacrale volontà popolare, oggi il leader è Di Maio e depenna i candidati scelti dalla rete, se non gli garbano, e nomina tutti i capilista; allora si diceva noi al potere e gli altri in galera, oggi Di Maio propone accordi di governo anche a costo di cambiare il programma; allora il Movimento era diverso in tutto, oggi per Di Maio ha idee spesso simili agli altri ma più credibilità per avanzarle; allora l’Europa era un cadavere, oggi per Di Maio rimanerci è un valore; allora c’era il referendum per uscire dall’euro, oggi non c’è più.   


Si potrebbe andare avanti, ma basti questo per notare che il Movimento rimane un partito dai tratti eversivi (no alla presunzione d’innocenza, reintroduzione del vincolo di mandato), ma allora era rivoluzionario tendenza Pol Pot, oggi è rivoluzionario tendenza Mastella. Ci si può fare dell’ironia, oppure è solo una buona notizia: da sempre i ribelli vogliono cambiare il mondo, e poi il mondo cambia i ribelli.

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