mercoledì 24 gennaio 2018

SPERIAMO SIA COLPEVOLE


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In questi casi penso sempre la stessa cosa : speriamo che sia (fosse in questo caso) colpevole. 
E' insopportabile, almeno per quelli come me cui espressioni come "buttate via la chiave",  "dateceli a noi" , ma anche il giuridico "fine pena mai", danno l'orticaria, il pensiero che un innocente sconti una pena ingiusta. 
In questo caso, il padre di Cassino, accusato di aver usato violenza alla figlia 14enne (e forse prima a quella più grande), la pena se l'è inflitta da solo, uccidendosi.
Vedi, era colpevole, se no non si ammazzava mica...
Probabile.
Ma non certo. E già perché a volte le persone semplicemente non reggono l'urto di accuse così infamanti. 
Certo , se la ragazzina ha inventato o anche solo malinteso delle attenzioni espansive del padre, non vorrei essere nei suoi panni.
Oddio, non ci vorrei essere comunque, perché comunque quella che gli tocca è una tragedia non dimenticabile. 
Resta insopportabile il modo in cui queste cose vengono trattate, dai media, dal pubblico ma anche dagli inquirenti (problema vecchio). 
Lo sottolinea, come sempre in questi casi, Mattia Feltri.
Parole nel deserto, ma leggerle male non può fare.
Al limite resta inutile. 






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 L’Isola degli ignoti

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MATTIA FELTRI

Sarebbe forse ora che ci ponessimo il problema. Noi dei giornali abbiamo scritto e voi avete letto della ragazzina di Cassino, una ragazzina di quattordici anni che in un tema di scuola ha raccontato delle molestie subite dal padre. Per non rendere la ragazzina riconoscibile, i giornali non ne hanno pubblicato il nome. In compenso ne hanno pubblicato l’età, hanno informato che il padre è un agente di polizia penitenziaria, che la ragazzina ha quattro sorelle, la maggiore delle quali, ventottenne, passò dal suo stesso incubo. 
  

Ora, chiunque abiti a Cassino, che fa trentaseimila abitanti, ha capito perfettamente di chi si sta parlando. Era tutto così squadernato, così lampante che ieri mattina il padre ha preso uno spago e si è impiccato. E siccome niente basta mai, la notizia della morte è arrivata in quella che fu casa sua attraverso i siti Internet: hanno aperto e hanno visto. «Sono cinque donne sotto choc», ha detto l’avvocato, «si stanno adoperando per un funerale dignitoso, è una situazione surreale».
Poi ha parlato anche la mamma della ragazzina.
«Nemmeno si sapeva se era vero», ha detto. Sei semplici parole che dovrebbero essere il fondamento di una civiltà meno incancrenita della nostra. 


Non tutto è intrattenimento, non tutto quello che passa dalle nostre strade o dai nostri tribunali ci appartiene, sono le vite degli altri, e in certi casi, in certi momenti, andrebbero custodite con particolare cura. Quella era la storia difficile di una ragazzina e della sua famiglia, non era l’Isola dei famosi.

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