venerdì 2 febbraio 2018

AL SENATO CENTRODESTRA AVANTI. MA SERVE LA CAMERA

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Sono francamente sorpreso nel leggere i dati proposti da Repubblica in merito ai possibili risultati delle prossime elezioni, con la coalizione di centro destra data nettamente prima, favoritissima nei collegi uninominali, e in grado di avere la maggioranza in Senato e forse, anche se la cosa è più difficile, pure alla Camera. 
Ieri avevamo proposto l'articolo del giornale di Scalfari con le proiezioni su Montecitorio ( post https://ultimocamerlengo.blogspot.com/2018/02/ingovernabilita-sicura-dopo-il-4-marzo.html ) , oggi proponiamo quelle su Palazzo Madama.
La sorpresa nasce dal fatto che il campo per il quale pure propendo - da liberale, tendo verso il centro destra, con tutte le perplessità grandi del caso - non mi sembrava affatto in buona salute, con il Cavaliere inevitabilmente declinante ( 81 anni d'età e quasi 25 di esposizione politica sono tantissimi) , Salvini e Meloni poco "moderati", la forte concorrenza, anche tra gli elettori di destra, dei pentastellati (ancorché la maggioranza degli esponenti più in vista degli ex ortotteri penda a sinistra, però c'è l'eccezione non irrilevante di Di Maio, oggi leader elettorale).
Eppure, tutti i sondaggisti sono d'accordo nel dare la coalizione di centro destra avanti di circa 10 punti sugli avversari.  Il M5 Stelle ha la soddisfazione di essere il primo partito, con un lusinghiero 28%, percentuale che il PD raggiungerebbe solo con l'apporto dei piccoli satelliti della coalizione di centro sinistra. 
Tradotti in seggi queste percentuali sembrano poter portare Cavaliere e alleati ad avere una maggioranza non blindata ma sufficiente al Senato. Non così, come già rilevato, alla Camera dove all'alleanza di destra mancano 57 seggi, da ottenere in 87 collegi in bilico : non impossibile ma tosta. 
Non più facile peraltro è la realizzabilità del noto piano B di Forza Italia - e probabilmente anche del PD renziano, anzi, per il toscano si tratterebbe del piano A, per come sta messo... - e cioè, in mancanza di una vittoria autosufficiente della coalizione, provare a formare un governo di piccole intese (larghe mi sembra arduo definirle) col PDR.  
I lettori sanno che preferirei in realtà questa soluzione, che trovo male minore. Provo a spiegare il perché del mio punto di vista : vincere le elezioni non basta, questo è evidente, poi bisogna poter governare e per questo non bastano i soli numeri, condizione necessaria ma non sufficiente, serve una comune visione di Nazione ( termine che preferisco allo sfruttatissimo "paese") .
Ebbene, alla fine della fiera vedo più affinità, o minori diversità, tra FI e PDR che non tra il Cav e Salvini (e Meloni). 
Almeno per quanto riguarda temi essenziali come Economia, Previdenza, Europa e anche Immigrazione. 
E' anche vero che se il centro destra arrivasse ad avere i numeri per governare da solo, la spartizione di ministeri e segreterie probabilmente smusserebbe le divergenze tra alleati, ma forse i compromessi sarebbero più al ribasso. 
Certo, c'è anche il rischio, che per molti osservatori anzi è lo scenario più probabile, che nessuna di queste due opzioni si realizzi. I 5 Stelle, da primo partito, sognano di trovare a quel punto alleanze "con chi ci sta", e chissà, in caso di debacle renziana, cosa potrebbe accadere in casa PD. 
Provo ad immaginare : Renzi defenestrato, ritorno a casa di quelli di Liberi e belli, il PD di nuovo in mano alla sinistra e a quel punto un'intesa tra i democratici rivisitati e i pentastellati.
Non migliore un panorama che vedesse insieme DI Maio e Salvini...
In entrambi i casi, da brividi. 
Sperem di no.  


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LARGHE INTESE, MANCANO I NUMERI. 
AL SENATO DOMINA IL CENTRODESTRA 

I seggi sicuri sarebbero già 144. Il centrosinistra ne avrebbe 72. Per il Movimento 5Stelle la quota è di 52: i collegi uninominali certi su cui i grillini possono contare sono pochi

di LAVINIA RIVARA

 Larghe intese, mancano i numeri. Al Senato domina il centrodestra

ROMA - La simulazione sui collegi uninominali di Camera e Senato fotografa il centrodestra a un soffio dalla vittoria, ma anche una strada tutta in salita per un governo di larghe intese Pd-Forza Italia. Ora che si conosce la ripartizione dei collegi tra i singoli partiti è possibile simulare un calcolo dei loro seggi. Se si assegnano i collegi in bilico al candidato che ha anche solo un punto in più di vantaggio, e si sommano a quelli sicuri (uninominali e proporzionali): alla Camera Pd a 147 seggi, Forza Italia 141. Il totale fa 288. Se gli alleati dei dem (+Europa, Insieme e Civica popolare) convergessero con i loro 9 deputati e la quarta gamba del centrodestra facesse altrettanto con i suoi 16, si arriverebbe a 313 seggi. Ne mancherebbero tre per arrivare ai fatidici 316 necessari alla maggioranza, comunque una base fragilissima per il governo.
Per allargarla si dovrebbe ricorrere al soccorso, al momento improbabile, di Leu, Lega o Fratelli d'Italia.

Al Senato invece l'intesa sarebbe più fruttuosa: Pd e FI insieme arriverebbero a 148 seggi, ma con gli alleati toccherebbero quota 166, otto in più della maggioranza di 158. In altre parole, come spiega Salvatore Vassallo, ordinario di Scienza politica all'università di Bologna e autore della simulazione che pubblichiamo, "stante i sondaggi delle ultime due settimane, anche se nei collegi in bilico vincessero sempre i partiti potenzialmente interessati alle larghe intese, la maggioranza per una grande coalizione potrebbe non esserci".
Le stime dei collegi del Senato nella mappa qui sopra rafforzano invece l'ipotesi di una vittoria del centrodestra, che conterebbe su 144 seggi sicuri: 73 nel proporzionale e 71 uninominali (quelli colorati in blu nella mappa). Qui però è in gara anche in altri 27 collegi e in 14 di questi ha già un vantaggio, anche se inferiore a cinque punti.

Sud e Isole
Come per la Camera anche al Senato l'Ohio d'Italia - cioè l'area che fa la differenza - è il Sud, dove ballano 11 collegi tra 5Stelle e FI.
Per il Pd non ci sarebbe storia: sconfitta la sottosegretaria Bellanova che sfiderà D'Alema a Nardò (dove vincerebbe Cariddi di Nci) e il capogruppo del Pse a Strasburgo, Pittella.

Il centro
In Campania, Lazio, Abruzzo e Molise il centrodestra si aggiudica ben 20 collegi, i restanti quattro se li litiga con il centrosinistra. Tra questi quello di Bonino (Roma Gianicolense) con un testa a testa tra la leader radicale e Iadicicco (Fdi). Blindato Quagliariello (Nci) e la moglie di Mastella, Sandra Lonardo. Fuori gioco i 5Stelle compresi Taverna e Di Nicola.

Le regioni rosse
In Emilia, Toscana, Marche e Umbria il centrosinistra prenderebbe 11 collegi e combatterebbe in 8 col centrodestra. Sicuri i seggi di Renzi, della ministra Fedeli, della prodiana Zampa e di Casini (Civica e popolare). Anche qui i grilini fuori partita.

Il Nord

Qui il centrodestra è in nettissimo vantaggio con 36 seggi blindati, tra cui quelli di Ghedini, Ronzulli, La Russa, Romani, Rauti e Stefania Craxi. Il centrosinistra (con la Svp) si aggiudicherebbe solo i 5 del Trentino, e potrebbe giocarsela in altri quattro. Tra i collegi in bilico quello della ministra Pinotti, tra gli sconfitti l'ex sindaco di Trieste Illy. Zero per i grillini, fuori Paragone, Crimi e Toninelli.

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