giovedì 3 maggio 2018

ROMA SI SVEGLIA LEGGERA

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Da ieri mi sento più leggero. Eh si, la sola idea che la Maggica potesse vincere la Champions League rappresentava un incubo aleggiante, ancorché la forza, il cinismo e anche il potere manifesto del Real Madrid davano buone rassicurazioni, nello sciagurato caso di una seconda impresa giallorossa. Ma meglio non rischiare...
Ho già spiegato in passato le ragioni dell'anti sportivo tifo contro che mi anima contro i colori giallorossi : Juve Amburgo, la Signora, strafavorita, perde contro i tedeschi e i romanisti inaugurano la moda dei caroselli di auto che festeggiano in piazza la sconfitta di una squadra italiana, con i muri inneggianti a Magath, autore del gol della vittoria. 
Non era mai successo (naturalmente, basta iniziare : l'anno dopo i laziali festeggiavano allo stesso modo la vittoria del Liverpool in finale di Coppa dei Campioni...), ancorché, nell'Italia dei campanili, è piuttosto ipocrita predicare il tifo per le squadre italiane, che caratterizza veramente una minoranza piuttosto esigua.
Bene che vada, alla maggioranza importa solo e soltanto della propria squadra e non c'è mondiale della nazionale che non verrebbe sacrificato sull'altare di una vittoria del club del cuore.
Nel caso della Juve poi, c'è proprio l'odio contro.
Non c'è altra parola : Odio.
Chi non tifa per la Signora, la odia. Semplice.
Questo porta a ricambiare, però, almeno per quanto mi riguarda, non universalmente.
Io mi limito a Roma e Inter, nell'ordine.
Ho tifato per il Milan di Sacchi e di Ancelotti, e sono contento per lo più se le italiane vanno avanti, con l'eccezione di Fiorentina e, da un po', il Napoli, per le quali resto però indifferente.
Quando perde la Roma, sono contento, e mia mamma, che tiene tiepidamente per i lupi, mi ricorda che "non sono una bella persona".
Questa contentezza, puramente istintiva, quindi non controllabile, non mi obnubila il giudizio di merito e con altrettanta sincerità dico che la Champions della squadra capitolina è stata sorprendente, e certo migliore della nostra Juve ( potevamo essere eliminati negli ottavi dal Tottenham, che, secondo me, aveva meritato di più).
Sono arrivati meritatamente primi in un girone di ferro, battendo alla grande il Chelsea di Conte e relegando alla Europa League l'Atletico di Simeone ( che probabilmente vincerà quella competizione).
Nei quarti, impresa memorabile in rimonta contro il Barcellona, battuto per 3-0 all'Olimpico, dove aver perso, ma con risultato bugiardo, 4-1 all'andata.
In semifinale il Liverpool è stato alla fine più forte, peccando di presunzione all'andata, dove Klop ha fatto uscire sul 5-0 tutti i suoi migliori e rimediando due gol che hanno dato speranza - legittima, col precedente del Barca - ai romanisti .
Non comprendo peraltro i titoli dei giornali : Roma sfiora l'impresa...
Certo, se uno legge il risultato, 4-2 finale per i giallorossi, potrebbe pensare che bastava un altro gol per arrivare almeno ai supplementari.
MA questi due gol sono arrivati alla fine, l'ultimo, su rigore, a 30 secondi dal fischio finale, quindi a partita finita.
E infatti Naingolann, autore degli ultimi due gol, era palesemente rassegnato, così come i suoi compagni.
Poi ci sono le solite recriminazioni sugli errori arbitrali, che ci sono stati, e quindi i legittimi, e inutili, se e ma di tutte le partite di calcio.
Il fascino e la maledizione di questo gioco è il GOL, difficile da fare, e quindi gli episodi importanti possono essere sempre letti come determinanti...se l'arbitro avesse dato i rigori su El Sharawi e Dzeko, se Nainngolan  non avesse fatto l'errore del gol, se....
Cose anche vere, ma che fanno perdere di vista che l'altra squadra due gol te li aveva fatti, mettendosi in ampia sicurezza (la Roma, all'inizio del secondo tempo, ne doveva fare cinque...), e confermando la sua facilità a segnare ( e a prendere) reti.
Lucidissima, oltreché lodevolmente serena, l'analisi di De Rossi, grande giocatore e numero uno assoluto nelle interviste dopo partita (mai banale, sincero, tendenzialmente obiettivo) : il Liverpool va meritatamente in finale (anche Di Francesco sottolinea che i reds non hanno rubato nulla), ancorché resti il rammarico per valutazioni che, corrette, avrebbero potuto cambiare l'inerzia della partita.
Ma senza certezze e tanto meno isterie.  In questo, come spesso, ma non sempre purtroppo, avviene, le parole degli uomini di campo sono migliori non solo di quelle dei tifosi, e ci sta, ma anche dei dirigenti, che ci sta un po' meno.
Comunque, bravi De Rossi e Di Francesco - che vedrei benissimo sulla panchina della Juve, più di Inzaghino...- e un applauso alla Roma, che esce a testa alta dal torneo.
Trovate contraddizione ? Sbagliereste. Lo ripeto, un conto è la pancia, contenta per l'eliminazione dei lupi, un conto è la ragione, e quindi il giudizio su ciò che è stato.
Basta essere onesti e distinguere.





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Roma-Liverpool 4-2. Gol, errori e rimpianti giallorossi, la rimonta è solo a metà: a Kiev vanno i Reds

Troppi errori difensivi per la banda Di Francesco, la splendida corsa europea si ferma alla notte di Anfield. Saranno gli inglesi a sfidare la corazzata Real Madrid

di Luca Valdiserri
 
Il fulmine non cade mai due volte nello stesso posto. La Roma esce con una prova coraggiosissima, infliggendo al Liverpool la prima sconfitta di questa Champions, ma non ripete il miracolo dei quarti di finale e alla finale di Kiev, il 26 maggio contro il Real Madrid, ci vanno i Reds. Con merito per il gioco, tra andata e ritorno, ma anche con una grossa mano dell’arbitro Skomina e dei suoi assistenti, che non vedono due clamorosi rigori nel secondo tempo (non c’era l’offside di Dzeko, Arnold «para» un tiro di El Shaarawy) quando gli inglesi avevano abbassato il ritmo, come all’andata, pensando che la gara fosse già finita. La Roma non è stata eliminata dall’arbitro, che ha sbagliato anche sul rigore dato al 48’ s.t., ma viste le due semifinali si capisce perché le grandi storiche non vogliono la Var in Champions. Così il calcio perde credibilità.

Troppo pesante il 2-5 dell’andata, ad Anfield. Troppi gli errori anche ieri sera, in quella che doveva essere la partita perfetta. I due gol del Liverpool nel primo tempo sono stati regalati, anche se è corretto dire che il primo della Roma è arrivato con un autogol fantozziano. L’epilogo non toglie nulla allo straordinario percorso del gruppo di Eusebio Di Francesco, a cui ieri è mancata un po’ di fortuna e un po’ di furbizia. Alla società restano 95 milioni di euro tra premi Uefa e biglietti venduti (ieri record assoluto di incasso per una parità giocata in Italia: 5.545.187 euro), alla squadra un’esperienza straordinaria ai massimi livelli. Il prossimo step è non fermarsi al «grazie lo stesso», ma passare al «ci rivediamo l’anno prossimo».

Contro il Barcellona, la Roma aveva trovato il gol subito: al 6’, con Dzeko. Contro il Liverpool succede il contrario. Nainggolan perde male palla a centrocampo e si scatena la staffetta dei velocisti. Firmino serve Mané, che batte Alisson. È il 9’ e il Liverpool ha già fatto quello che serviva. È il primo gol subìto dalla Roma all’Olimpico in tutta la Champions, ma è anche il diciannovesimo segnato dal Liverpool in trasferta. 
Lovren centra Milner con un rinvio e il rimpallo si trasforma in autogol (15’). La debolezza del Liverpool è la difesa, ma l’attacco rimedia sempre. Dzeko non riesce a liberare l’area, caricato da Van Dijk, e fornisce un assist involontario a Wijnaldum che non sbaglia.
  

La ripresa della Roma merita l’ovazione finale. Di Francesco rischia tutto con il 4-2-3-1, Dzeko segna il suo ottavo gol e guida l’attacco che cresce di intensità. I gol di Nainggolan arrivano troppo tardi. Non c’è tempo per provare nemmeno l’ultimo assalto, ma solo chi non gioca mai a certi livelli non perde. Per ritornare nell’Europa che conta restano tre partite di campionato: Cagliari, Juve e Sassuolo. È questo il pane quotidiano, la Champions è stato un meraviglioso dolce da mangiare tutti insieme e sentirsi lo stesso, per una notte, cuore della città.

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