L'AZZECCAGARBUGLI |
Sono un cattivo avvocato ? Probabilmente. Ma magari sono anche poco partigiano....
Sono d'accordo con Polito laddove denuncia la possibilità per gli avvocati parlamentari di continuare a svolgere la loro professione trasformando anzi in preziosissima pubblicità il loro essere prossimi al Potere (per moltissimi in realtà non è così, però lo millantano).
Sono d'accordo con lui quando sottolinea come la nostra sia il negativo esempio di cosa è pronta a fare OGNI corporazione quando sente attaccate le sue prerogative.
Sono quindi d'accordo che in Italia il problema delle corporazioni sia tra i più grandi e difficili (impossibili finora) da risolvere.
Detto questo, ripropongo una questione alla quale mi piacerebbe venisse data una risposta.
Liberalizzare a me sembra una cosa positiva nel momento in cui si favorisce una pluralità di offerta alla domanda, in modo da creare una positiva concorrenza in termini qualità-prezzo.
LO si vede con i gestori di telefonia mobile....prezzi per tutte le tasche, campagne tariffarie che si rincorrono con promozioni a favore degli utenti (così almeno pare).
Tutto giusto. Il mercato poi fa la selezione migliore, espellendo i prodotti meno competitivi.
Bene.
Può essere applicato questo anche a professioni "sensibili" ? Bene o male un cellulare resta un cellulare...se è cattivo che danni ho oltre i 100, 200, 300 euro che ho speso ?
Ma un medico è la stessa cosa ? Un notaio che verifica la correttezza di una compravendita immobiliare che per tanti è l'acquisto della VITA ? Un avvocato il cui errore può costarci danni ingenti al patrimonio se non addirittura la libertà ? Un controllo sulla preparazione di questi professionisti è astrattamente sbagliata ?
Forse no. E del resto, faccio un esempio in campo economico, nella gare di appalto, non esiste una selezione di certificati di qualità per potervi accedere ? Spesso si, in quelli importanti SEMPRE. .
Indubbiamente si può obiettare che non sono gli esami attuali né la struttura presente degli Ordini Professionali a garantire questa qualità, e si direbbe il vero. Ma la soluzione allora sarebbe una riforma degli stessi aumentando i criteri selettivi anziché la liberalizzazione sic et simpliciter no ?
Insomma veramente qualcuno pensa che basti la laurea in legge per fare l'avvocato ? Quella in medicina per fare il medico ? E i cittadini sarebbero tutelati da una liberalizzazione siffatta ? Quanti sceglierebbero solo su una valutazione di tipo economico, salvo dolersi per l'imperizia del difensore ?
Io la mia idea l'ho già espressa : anche Giurisprudenza deve entrare tra le facoltà in cui è previsto il numero chiuso, e poi creare master di specializzazione autentici perché l'avvocato artigianale, tuttologo, non può essere più tollerato con la complessità della società odierna. Raggiunto ( o almeno provato in questo modo) un livello professionale decente, l'esame di abilitazione o no, l'Ordine forense o no diventano problemi secondari e anche eliminabili
Personalmente li abolirei, risparmiando così anche 200 euro al mese.....
Buona Lettura
Fin dai tempi di Azzeccagarbugli, c`è un tipo di avvocato che sta sul gozzo agli italiani. Ma ci vorrebbe un nuovo Manzoni per descrivere la specie professionale che ha proliferato in questi anni, anche a danno dei tanti colleghi che fanno solo e bene il loro mestiere: l`avvocato -parlamentare. Arruolati in gran numero in aule legislative che si occupano troppo di processi e di imputati, non paghi di poter scrivere leggi sulle cause che difendono e di essere perciò beneficiati da parcelle di sogno, i principi del foro che militano nel Pdl si sono a poco a poco trasformati in un vero e proprio partito nel partito. Al punto che ieri, mentre tutta Europa, i mercati internazionali, il Quirinale, Palazzo Chigi e il Parlamento senza distinzioni di schieramento chiedevano all`unisono una prova di serietà nazionale con l`approvazione rapida e senza giochetti della manovra finanziaria, eccoli balzare su a minacciare di far cadere il loro governo - e con esso il loro Paese - se dal decreto non saltano le norme di liberalizzazione che minacciano di abolire l`Ordine. Ottenendone ovviamente la «riscrittura».
Naturalmente tutti hanno diritto a difendere i propri interessi: gli avvocati come i notai, i pensionati come gli operai.
Solo che mentre queste due ultime categorie non sono rappresentate in Parlamento, le prime due sì, e anche abbondantemente. E dunque usano il proprio mandato elettorale per proteggere il loro interesse di categoria.
Il che invece è del tutto illegittimo. Secondo la nostra Costituzione, infatti, gli eletti in Parlamento Arroganza rappresentano la nazione, non l`Ordine cui sono iscritti. E il ministro La Russa, che prima che ministro della Repubblica si sente avvocato e dunque li difende, su quella Costituzione ha addirittura giurato.
Già l`avvocato-parlamentare gode di un privilegio che - ha di recente ricordato Franzo Grande Stevens - andrebbe eliminato come in altri Paesi: e cioè può continuare a esercitare anche durante il mandato, cumulando reddito a indennità, e anzi incrementando clientela e affari grazie al fatto di essere «onorevole», mentre accademici e magistrati almeno devono andare in aspettativa. Ma la prova di arroganza fornita ieri nel mezzo di una tempesta che minaccia i ben più miseri stipendi e risparmi di milioni di italiani resterà negli annali della Repubblica, anche perché suona la carica di tutti i corporativismi che hanno fin qui ricattato le maggioranze parlamentari di turno per impedire i processi di liberalizzazione delle professioni.
Eppure, nonostante tutto, c`è stato ieri qualcuno che ha dato una prova peggiore degli avvocati-parlamentari: e sono i sindaci e i presidenti di Provincia-parlamentari, una quindicina a Montecitorio, che hanno minacciato analogo disastro nazionale pur di non perdere il diritto al cumulo delle cariche e degli emolumenti. Il giorno che ci verrà restituito il diritto di sceglierci i nostri parlamentari, dovremo ricordarci di questo 13 luglio del 2o11.
Antonio Polito Corriere della Sera di oggi
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