lunedì 5 marzo 2012

NEL 2013 PDL E PD NON CI SARANNO PIù. NATI CON E CONTRO BERLUSCONI, FINIRANNO CON LUI.




In tempi non sospetti, il bravo Ilvo Diamanti (uno dei pochi giornalisti che rimpiango dei tempi in cui leggevo Repubblica) aveva pronosticato, Berlusconi ancora in sella, di come il definitivo tramonto del "berlusconismo" sarebbe stato un terremoto non solo per il PDL e il centro destra, ma per tutto il sistema che ormai sull'ANTI e sul PRO aveva fondato  la sua stessa ragione di esistere. Anche fuori della politica , nel campo dell'informazione, della satira, ci sarebbero state ripercussioni, e infatti si vede come gente come Santoro, ma anche la Dandini, la Guzzanti e tantissimi della stessa famiglia, siano in grande sofferenza, non essendoci più al centro della scena il nemico pubblico n. 1, da attaccare e dileggiare.
Sul tema adesso scrivono in tanti, osservando l'evidenza, PDL in disfacimento, PD in crisi acuta nel tenere insieme i pezzi privo del collante antiberluscoide. Diamanti lo scrisse tra i primi.
Le prossime elezioni amministrative  probabilmente confermeranno questo trend : PDL battuto ovunque, privo anche dell'alleanza con la Lega , PD vincente ma spesso costretto a votare candidati NON suoi, visto che nelle primarie la regola sembra ormai quella che il candidato della segreteria venga trombato : successe a Milano e Napoli lo scorso anno, è  successo a Genova e ieri a Palermo (ma al PD ci hanno pensato di regolarlo meglio l'accesso a queste primarie ? possibile che il candidato ufficiale faccia sempre questa brutta fine ??).
Delle mille anime del PD si è già parlato , le enumero alcune senza pretesa di completezza, mi perdoneranno quelli che dimentico : Bersaniani, Dalemiani (sempre di meno pare, anzi, che tra un po' ci sarà solo lui, l'ex "leader maximo"), Veltroniani, Lettiani, i giovani turchi con in testa Fassina, i Renziani, dalla costola di Renzi si è staccato il suo braccio destro unitosi con la Serracchiani, Franceschini si è avvicinato ad Enrico Letta, poi gli ex Margherita (quelli che non se ne sono già andati con Rutelli),  i moderati come Fioroni e Follini....
Smetto qui. Di fondo, l'esperimento PD appare ormai bello e defunto : la fusione DS - Margherita non è mai avvenuta veramente, e il partito democratico , che doveva costituire il superamento dell'area meramente socialista dei DS e cattolica popolare della Margherita per diventare una formazione PROGRESSISTA E RIFORMISTA MODERNA, è rimasto un'idea. Nella realtà, le due anime, quella di una sinistra tradizionale ancorché non massimalista, e quella moderata ancorché riformista non concordano su praticamente NULLA, come le diuturne contese sull'operato del governo Monti stanno lì a dimostrare.
Alla fine le varie anime o correnti riescono a trovare dei punti di fusione ma sempre alla fine contrapponendosi su due fronti netti e poco conciliabili. E quindi quelli pro Monti, che approverebbero una riforma del lavoro anche che toccasse l'articolo 18 e fosse avversata dalla segreteria, e quelli che sono sulla linea ortodossa del sindacato rosso.
Quelli che la cartolina di Vasto , e quindi l'alleanza alle prossime politiche con SEL di Vendola e l'IDV di DI Pietro la vedono come l'unica possibile, e quelli che la temono come la peste, prevedendo che possa ricompattare il centro destra in piena diaspora, e comunque riproporre i soliti problemi di non governabilità una volta vinte le elezioni. Preferibile quindi un'alleanza col terzo polo. Bersani spera di unire gli uni e gli altri (da Vendola a Casini passando per DI Pietro) , poi al resto Dio provvede.
E se Monti si dichiarasse disponibile per una leadership politica dopo quella tecnica ? Quasi metà PD sarebbe pronto a sostenerlo, mentre l'altra parte assolutamente no. Insomma se Sparta (il PDL) piange - e tanto !! - Atene (il PD) ha ben poco da ridere .
Il rischio vero, indicato da Diamanti tempo fa e oggi sottolineato da osservatori acuti come Panebianco, Polito, Galli della Loggia, è che entrambi i partiti maggiori NON sopravvivranno a Berlusconi. Si va verso il ritorno ad un sistema proporzionale molto frammentato, e una governabilità chimera.
Ma in fondo, forse, non sarà a quel punto un grandissimo problema : se le ultime riforme europee giungono in porto, il commissariamento vissuto nel pieno della crisi economica diverrà regola, e le decisioni verranno prese a Bruxelles, non più nel Parlamento nazionale.

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