giovedì 27 settembre 2012

CASO ILVA. RICUSARE LA TODISCO. NON E' GIUDICE SERENO




Com'è possibile continuare con la Todisco ? Questo Giudice ha fatto ben capire come la pensa. L'ha scritto ogni qual volta che ha potuto, finendo anche col prevaricare le decisioni del Tribunale del Riesame, laddove le stesse avevano modificato, come in loro potere, quelle del GIP.
Magari succederà ancora, visto che Ferrante, l'Amministratore Delegato dell'Azienda,  proporrà l'ennesimo ricorso. Il bello che Ferrante era stato nominato al posto dei proprietari, la famiglia Riva, proprio confidando che la sua serietà e affidabilità (trattasi di ex prefetto e uomo di passato specchiato ) avrebbe potuto garantire la giusta collaborazione tra Impresa e autorità preposte al controllo e alla osservanza delle norme di tutela...Pensate se non c'era lui...
La questione è nota. Così com'è , l'Ilva è una industria stranamente prospera (non ce ne sono molte in giro di questi tempi), che dà lavoro a decine di migliaia di addetti, più le altrettanto migliaia che vivono sull'indotto. E' il centro siderurgico più grande e importante d'Europa e , caso quasi unico, NON è in perdita. Tutto bene dunque ? No, l'Ilva inquina. Secondo i numeri contenuti nella perizia della Procura pugliese, il grado di emissione di sostanze nocive è causa di malattie cancerogene. Questi dati, nella misura emergente dalla detta perizia, sono contestati dagli esperti del Ministero dell'Ambiente, ma tant'è. Il compromesso proposto da Azienda e Governo è lo stanziamento di capitali (400 milioni da parte dell'Impresa, non so quanti dal Governo) volti all'ammodernamento degli impianti per ridurre drasticamente il tasso di inquinamento, con lavori che però dovrebbero essere condotti senza interrompere completamente la produzione. Non so come questo sia tecnicamente  possibile, ma loro dicono di sì : si può ridurre gradualmente e alternativamente l'uso degli impianti interessati, in modo da consentire gli interventi detti, senza  spegnere tutto. La produzione diminuirebbe ma non cesserebbe, e industria e lavoro sarebbero salvi.
Non si può, tuona la Todisco, perché non è concepibile che si accetti che , nel mentre tutto questo avviene, un tempo comunque non breve, la fabbrica continui ad inquinare e compromettere la salute delle persone.
Questo, senza contare, sempre secondo il GIP, che non è ritenuto possibile operare il risanamento prospettato attraverso le somme stanziate (400 milioni di euro vengono considerati pochi ) e che tecnicamente si possa comunque realizzarlo, se nel mentre gli altiforni restano accesi.
Ripeto, NULLA di nuovo. Sono MESI che le posizioni della Todisco sono queste.
Nel frattempo gli animi si inaspriscono, e non solo al vertice (procura, giudice, avvocati, governo, impresa , tutti democraticamente e meritatamente con la lettera minuscola ) ma per le strade, dove i sindacati sono divisi e anche la gente, con gli operai e le loro famiglie da una parte e quelli che ritengono che l'Ilva sia produttrice di morte senza se e senza ma.
Il contatto finora è stato evitato, ma se un giorno dovesse avvenire, le conseguenze saranno molto gravi.
Io ho letto molto ormai sull'Ilva, e credo che solo gli sciocchi possano avere posizioni manichee su una vicenda del genere (speriamo che non sia reato pensare che un giudice possa essere sciocco). E' evidente, lo è sempre stato, che l'industrializzazione ha portato l'inquinamento dell'ambiente. Da tempo, almeno in occidente (del tutto indifferenti alla cosa si mostrano i nuovi colossi economici, Cina e India in testa ) si cerca di raggiungere compromessi utili, aumentando i costi di produzione pur di garantire minori tassi inquinanti. MINORI, NON l'azzeramento, che finora sembra raggiungibile solo attraverso forme energetiche considerate più pericolose (il nucleare è "pulito", non inquina, finché è debitamente "ingabbiato", ma quando non lo è ? ) o meno efficienti e troppo costose.
Le auto elettriche esistono da anni, ne vengono prodotte anche decine di migliaia, ma nessuno le vuole a quei prezzi e con quelle prestazioni. Le energie alternative, eolico, solare, esistono, vengono utilizzate, ma ancora in misura assolutamente parziale, sempre per un discorso di costi ed efficienza che continua a favorire la scelta delle fonti vecchie. Tra un po' riaccenderemo i nostri riscaldamenti, e quelli a metano saranno ancora largamente inferiori rispetto a quelli a gasolio. E l'illuminazione notturna ? Quante strade restano pericolose perché è scarsa nelle zone più periferiche, per non parlare di quelle fuori dai centri urbani ? Ma ci si potrebbe permettere un'illuminazione assoluta , anche se favorirebbe la sicurezza?
Tutti questi esempi per dire a quelli come la Todisco che usare parole retoriche come "non si mercanteggia sulla salute" sicuramente fa effetto su tante menti semplici, ma la realtà è che questo "mercato", se così vogliamo chiamarlo, ma che più onestamente e semplicemente è l'umano compromesso,  siamo chiamati a farlo ogni giorno e quasi mai scegliamo la "Perfezione", perché non ce la possiamo permettere o perché tale non è , avendo costi parimenti alti e anzi peggiori. L'industrializzazione,  e il benessere conseguente, hanno portato l'inquinamento, senza dubbio. E una aspettativa di vita rispetto al prima di x volte aumentata. 
E così assistiamo al paradosso di un paese dove operai supplicano che vengano salvati i loro posti di lavoro in aziende stra-decotte (Alcoa, Carbonsulcis, solo per citare i casi oggi noti) , e il governo che si affanna a trovare soldi per allungare l'agonia, e altri operai scendono in piazza perché non vengano chiuse industrie che invece guadagnano ma inquinano troppo.
L'Ilva può anche chiudere, ma poi per coerenza le procure italiane si mettano ventre a terra a completare la deindustrializzazione italiana (che sospetto essere prospettiva niente affatto spiacevole per la signora e giudice Todisco ) mostrando la stessa etica rigidità per TUTTE le industrie italiane e  in tutti i settori producenti energia. Oppure ci si accorge che non è questa la strada, come non è fare finta di nulla, e che il piano di azienda e governo sull'Ilva va valutato senza pregiudizi politici o comunque ideologici.
Ma se un piano industriale, di risanamento, è valido o no, non è un giudice che lo deve decidere, ma chi ha la responsabilità della politica industriale del paese. 
Che ne assume la responsabilità davanti al Parlamento e ai cittadini elettori. E anche alla giustizia, un domani che si scopra che si sia "barato".
Ma oggi no. Un Giudice ha detto che così com'è l'Ilva inquinava troppo. Ok. Oggi azienda e governo presentano un piano industriale di risanamento. NON è il giudice che può dire si o no a questo.
Ognuno al suo posto.
La Todisco , lo ha già ampiamente dimostrato, non ci sa stare, pensa che il suo ruolo sia ALTRO.
Basta bacchettarla sulle dita come ha già fatto due volte il Tribunale del Riesame. Semplicemente, si ammetta che il giudice non è sereno, e la pratica venga assegnata ad altri.
Il teatro andato in scena finora, nuoce a tutti. Giustizia compresa.




1 commento:

  1. IN TUTTI QUESTI HANNI I POLITICI ERANO TROPPO OCCUPATI AI BACCANALI DI TIBERIO!!!

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