Molte le zone buie del racconto delle due quindicenni , studentesse di Udine, che hanno confessato l'omicidio di un uomo di 67 anni, Mirco Sacher, che aveva cercato di violentarle.
La notizie è di ieri e già l'avevamo postata ( http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2013/04/udine-due-adolescenti-confessano-di.html ) .
Oggi emerge qualche particolare in più delle dichiarazioni che le due ragazze avrebbero reso, e quindi i dubbi subito sorti.
1) un amico di famiglia, che in pieno giorno cerca di violentare le due ragazze
2) non si fa alcun riferimento ad un'arma, quindi in che modo un uomo, anziano, poteva immaginare di obbligare DUE ragazze a subire la violenza ?
3) Allo stesso tempo sembra difficile che le due adolescenti possano aver ucciso l'uomo soffocandolo...come pure avrebbero dichiarato
4) Perché la fuga in auto ? Cosa accade veramente nel tempo - ben 10 ore - che intercorre tra l'omicidio e la costituzione delle due giovani ?
5) Le famiglie ? Stando ai primi resoconti le ragazze escono dopo pranzo e alle due di notte si presentano ai carabinieri di Pordenone....I loro genitori e parenti non vedendole tornare a cena che fanno ? A convincere le due giovani a presentarsi ai CC sarebbe stato un ragazzo che conoscevano, che trovano sul treno per Mestre e a cui confidano il tutto. A lui. Nessun'altra persona più vicina ?
La sensazione che Thelma e Luise non dicano la verità è grande fin dall'inizio, e che nella vicenda sia implicato qualcun altro. Ma Isabella Bossi Fedigrotti, una scrittrice ospitata dal Corsera, ritiene di credere che possa essere tutto vero, e ci scrive un pezzo di colore sul "delitto primordiale", dove non ci sono buoni ma solo vittime.
Ecco, intanto, l'articolo di cronaca sul Corriere di oggi
VISITATE IN OSPEDALE A TRIESTE, UNA HA SEGNI COMPATIBILI CON LA COLLUTTAZIONE
Studentesse, famiglie normali
Tutti i punti oscuri del loro racconto
Dall'assassinio all'autostop, due ore di buco nel loro racconto
Il corpo dell'uomo di 67 anni ritrovato nei pressi di Udine
UDINE - Studentesse di un istituto professionale, Anna e Paola (nomi di fantasia) conoscevano bene Mirco il ferroviere. Era uno di casa, amico della nonna di Anna, ed era già successo che con la sua Punto le portasse in centro a Udine. «Quando non avevamo il biglietto dell'autobus», hanno detto agli inquirenti. S'incontravano, loro salivano e un paio di chilometri più in là scendevano. E tanti saluti. Nessuno aveva mai notato nulla di strano in quell'omone distinto che era Sacher, come lo descrivono i vicini di casa. Né la nonna di Anna, né i genitori, né il padre separato di Paola e i suoi due fratelli.
Amiche per la pelle, le due adolescenti sono figlie di famiglie definite «normali». Anna abita in un quartiere popolare, la famiglia di Paola in una villetta a schiera di un vicino rione. Non molto distante abitava anche la vittima, Mirco Sacher. Lui non si era mai sposato, non aveva figli. Chi lo conosceva lo descrive come un uomo solitario ma per bene. Cos'è successo, dunque, domenica pomeriggio nella compagna di Buttrio? Le ragazze dicono di avere reagito alla violenza dell'uomo. «Legittima difesa», secondo loro. Una delle due ha mostrato al pm i segni della colluttazione, confermati anche dai medici dell'ospedale di Trieste dove sono state portate entrambe prima dell'interrogatorio. Ma ci sono dei punti deboli nel loro racconto.
Ci si chiede come sia possibile che una persona anziana, fino a ieri irreprensibile, possa pensare di riuscire a violentare in pieno giorno due quindicenni che peraltro conosceva bene. D'altra parte, è difficile pensare anche che due ragazze esili come loro possano uccidere un uomo robusto come Sacher. «Ma che interesse avrebbero a confessare, seppure per legittima difesa, un delitto così atroce se non fossero state loro?», fa notare l'investigatore. Vogliono forse coprire qualcuno, qualche maggiorenne?
«Erano in tre nel luogo del delitto, lo dicono i testimoni», dicono gli uomini della Mobile di Udineguidati da Massimiliano Ortolan. Ci sono poi quelle due ore di buco che separano la fuga dalla campagna dal passaggio al vicino casello di Udine Sud, avvenuto alle cinque del pomeriggio. «Dove sono andate le studentesse in quel lasso di tempo?». Ma poi la folle corsa in auto di due minorenni. Possibile che una delle due sapesse guidare a soli quindici anni? E perché andare a Padova per poi spostarsi a Vicenza e di lì prendere il treno fino a Mestre?
Insomma, tutti interrogativi ai quali sta cercando di dare una risposta il pm di Trieste, che nella tarda serata di ieri aveva disposto per Anna il trasferimento in una casa di prima accoglienza, mentre si apprestava a interrogare separatamente Paola. Deve far luce sul delitto commesso da due quindicenni dell'amico della nonna.
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