Divertente e interessante , ancorché lunghetto, il pezzo che lo scrittore Sandro Veronesi scrive sul supplemento culturale del Corriere della Sera. La Lettura, in uscita la domenica.
La cosa curiosa, è che partendo dalla sua corretta e direi baale rilevazione, e cioè che le tasche delle persone possono essere MOLTO diverse, per cui quello che per la gente normale è tanto, per uno ricco è poco, io e lo scrittore arriviamo a conclusioni disgiunte.
Facendo un calcolo sui propri guadagni e quelli di Berlusconi, Veronesi conclude che premiare una olgettina per la partecipazione ad una delle feste di Arcore con 2.500 euro (la cifra che sarebbe emersa), al Cavaliere costa tanto quanto costerebbe a lui se destinasse, allo stesso scopo, 2,20 euro.
Ecco, questo dato, che a lasciato basiti alcuni miei amici che non hanno in favore il Berlusca (eufemismo...) ma che per 2,20 forse forse un giro all'Olgiata lo farebbero, , dovrebbe essere chiarito bene ai PM del processo Ruby, che ritengono inverosimile che queste regalie - in denaro, gioielli, aiuti - fossero, visto la loro entità, atti di generosità anziché mercimonio.
Lo sarà pure stato - e comunque da noi non sarebbe reato (Ruby a parte, perché per sei mesi minorenne...ma del rapporto sessuale tra i due non c'è prova....) - ma NON perché 2.500 euro non possono essere un mero atto di liberalità. Non lo sono per me, per Veronesi, e per la stragrande maggior parte delle persone. Non per uno che per anni è stato l'uomo più ricco d'Italia e inserito da Forbes tra i paperoni del mondo. Veronesi invece si concentra sull'aspetto "etico" e quindi sul potere corruttivo, in senso letterale e morale, non giuridico, di una ricchezza siffatta. Che è incontestabile, ma che non c'entra coi Tribunali.
Le considerazioni "altre" che Veronesi fa, hanno premesse logiche e conclusioni discutibili.
In buona sostanza, mi pare di capire, per eliminare la corruzione c'è un solo sistema : eliminare i ricchi, perché noi uomini siamo troppo deboli per non essere corrotti.
Può essere vero (e lo è....anzi è UNO dei motivi per cui i liberali e i liberisti vogliono che lo stato e la politica non gestiscano l'economia...) ma non vedo che nobiltà etica ci sia in un mondo raddrizzato per decreto anziché per volontà (e moralità) degli individui.
Comunque il pezzo, come detto, è scritto benissimo e ricco di spunti riflessivi.
Buona Lettura
LE OLGETTINE A 2,20 EURO
L’avvocato A. è un uomo molto ricco: il suo patrimonio personale ammonta a 70 milioni di euro e comprende ville, in città, in campagna e al mare, barche, macchine d’epoca e svariate altre proprietà — al netto dei gioielli e delle opere d’arte che, come si sa, non sono tracciabili. Ora, si dà il caso che un paio di volte al mese l’avvocato A. organizzi delle feste nella sua villa. Per amor di giovinezza e buonumore invita ogni volta un drappello di ragazze giovani e belle — laureate o studentesse universitarie, attrici, nipoti di capi di Stato stranieri — affinché, con la loro presenza, allietino lui e la brigata dei suoi ospiti. Le manda a prendere e, terminata la festa — durante la quale si è cenato, cantato, ballato e raccontato barzellette —, le fa riaccompagnare a casa: ma per mostrar loro la propria riconoscenza, per ricompensarle del gran dono che con la loro bellezza e freschezza esse apportano a quei convivi, non manca di consegnare a ognuna di loro una busta contenente del denaro. Le ragazze accettano le buste, ma per ritegno non le aprono in sua presenza, bensì in taxi, durante il viaggio di ritorno, o direttamente a casa; e quando le aprono vi trovano dentro due banconote, una da 20 e una da 50 euro.
Ecco, è questa — esattamente questa — la proporzione da considerare. Secondo la rivista «Forbes» il patrimonio personale di Silvio Berlusconi nel 2010 (anno ruggente del bunga-bunga) era stimato in 9 miliardi di dollari, che equivalgono a circa 7 miliardi di euro: 100 volte quello del nostro avvocato. Dunque i 7.000 euro che rappresentavano il forfait standard per la partecipazione alle cene eleganti di Arcore corrispondono, come incidenza sul patrimonio, ai 70 euro dell’avvocato A. E stiamo ancora parlando di un milionario: applicare questa conversione ai non-milionari produce risultati ancor più interessanti. Prendiamo me. Oggi come oggi il mio patrimonio personale è all’incirca 3.200 volte inferiore a quello di Berlusconi — nel frattempo sceso a 6,2 miliardi di dollari, cioè 4,8 miliardi di euro. Ciò significa che in ognuna di quelle buste, se organizzassi cene eleganti, invitassi le stesse ragazze e intendessi regolarmi esattamente come si regola lui, io potrei limitarmi a mettere (fate pure il conto) 2 euro e 20 centesimi. Significa che se avessi voluto ingraziarmi il senatore De Gregorio finanziando il suo movimento in cambio del suo appoggio al Senato (mi riferisco solo alla donazione «in chiaro» di un milione di euro, dato che al momento gli altri due milioni in nero di cui parla il senatore stesso non sono provati), avrei dovuto stanziare 312,50 euro.
Anzi, a calcolare bene, poiché il fatto risale al 2006, quando i miei genitori erano ancora vivi, e dunque il mio patrimonio personale non comprendeva la parte più consistente, ereditata dopo la loro morte, mentre il patrimonio personale di Berlusconi, sempre secondo «Forbes», ammontava a 11 miliardi di dollari, la scala da applicare non è quella di oggi, ma quella di allora, approssimativamente di 1 a 20.000 — quindi me la sarei cavata con 50 euro. Sempre applicando la proporzione a me stesso, i 36 milioni all’anno di alimenti che Berlusconi deve versare alla ex-moglie per decisione del tribunale datata 2012 (patrimonio stimato da «Forbes» 5,9 miliardi di dollari, cioè 4,6 miliardi di euro), per me, nell’anno della mia separazione, cioè il 2001, quando il mio patrimonio era ancor più esiguo dato che non avevo ancora scritto Caos calmo, con una scala che era circa di 1 a 25.000, sarebbero diventati 1.450 euro, cioè 120 al mese. Il prestito di 500.000 euro a Gianpi Tarantini in difficoltà economiche (2011, patrimonio 7,8 miliardi di dollari, cioè 6 miliardi di euro) a me avrebbe pesato per 125 euro. Il collier d’oro con pendente di diamantini regalato a Noemi Letizia nel 2009 per il suo diciottesimo compleanno (valore circa 6.000 euro, patrimonio del Cavaliere stimato da «Forbes» in 6,5 miliardi di dollari), ha avuto un impatto sulle sue finanze equivalente a quello che per me avrebbe una colazione con brioche e cappuccino. E così via.
Più sconvolgenti ancora sono i risultati se si applica la proporzione a un patrimonio ipotetico di 70.000 euro complessivi — casa e risparmi compresi e al netto di mutui e prestiti: senatori a 8,25 euro, olgettine a cena per 10 centesimi, ex-mogli sistemate con 45 euro almese, amici in difficoltà aiutati con tre monete da due euro: badate, non è un gioco, si tratta dell’unica vera lente compensativa attraverso la quale vanno considerate le cose — tutte le cose — quando si parla di Berlusconi.
È solo con l’aiuto di questa lente che possiamo capire quanto poco gli costi conquistarsi la riconoscenza e la fedeltà della gente. Certo, non solo a lui: tutti i possessori di grandi patrimoni sono accomunati dal privilegio di non sentire le spese che per la stragrande maggioranza di noi sono semplicemente impensabili. Ma tra essi (in Italia Ferrero, Del Vecchio, Armani, Miuccia Prada, Bertelli, Benetton, Pessina, Renzo Rosso e compagnia bella), Berlusconi è il solo che faccia attivamente politica — e la politica, molto più che l’industria, è basata sul consenso e sulla riconoscenza personale. E dunque l’impatto della sua ricchezza sugli affari per cui la gente normale tende a sentirsi riconoscente, combinato con la fama di «uomo generoso» che lo accompagna, va a costituire un potenziale corruttivo pressoché inarginabile.
Ho detto potenziale corruttivo, e per spiegare questa affermazione devo soffermarmi sul significato pieno e completo della parola «corruzione». Il verbo corrompere proviene dal latino corrumpere, e letteralmente significa «rompere in tante parti». L’estensione di questo significato conduce ai numerosi sinonimi riportati dai dizionari quali distruggere, alterare, contaminare, rovinare, guastare: in pratica significa pregiudicare, mediante opera di frammentazione, l’integrità di cose e persone. Non stiamo parlando di reati, dunque, ma di qualcosa di molto più profondo e strutturale — di etico.
Un bell’esempio si trova nel film di Steven Spielberg Prova a prendermi, del 2002, con Leonardo DiCaprio, che ricostruisce la vita del prodigioso truffatore minorenne Frank Abagnale jr. Il protagonista, infatti, ha per padre una simpatica canaglia, che nel film è interpretata da Christopher Walken: un bell’uomo, ricco di charme e di ottimismo, ma sfortunato e frenato nella corsa alla prosperità da un inestinguibile contenzioso col fisco, che lo condurrà alla rovina.
Quest’uomo insegna al figlio un trucco per ingraziarsi commesse, segretarie e impiegate di banca, che, combinato col suo bell’aspetto, gli permette di ottenere certi piccoli privilegi: prima ancora di esser stato notato tira fuori di tasca un braccialetto d’oro e poi avvicina la donna facendo finta di raccoglierlo da terra e sostenendo che le è caduto dal braccio. Se la donna, come spesso accade, si riprende il braccialetto, l’atto corruttivo si compie, producendo un duplice risultato: egli, l’impostore, passa per un uomo onesto e generoso che restituisce un oggetto di valore trovato per terra, mentre ella conosce la pochezza della propria rettitudine morale, dato che si scopre disposta ad accettare la restituzione di un gioiello non suo.
Se devi approfittarti degli altri, sembra dire questo insegnamento, è meglio che tu li faccia sentire in debito, o in colpa, o tutt’e due le cose, piuttosto che vittime. Nel film questo trucco non è di grande aiuto a Christopher Walken, segnato dal destino di perdente, ma l’uso che imparerà a farne il figlio, molto più dotato di lui, produrrà risultati assai interessanti. Manipolazione, condizionamento, trucchi da avanspettacolo, trasformismo, buone maniere: all’impatto con Frank Abagnale jr. l’integrità delle persone comuni — così sguarnite, sprovvedute, deboli, ingenue — se ne va in briciole senza che esse nemmeno se ne accorgano.
È fuor di dubbio, tornando a noi, che i soldi siano lo strumento più sicuro per mandare in pezzi la resistenza della gente, soprattutto se si è capaci di mettere in atto pratiche corruttive che possano essere spacciate per atti di generosità: nel momento in cui si compromette l’integrità dell’altro gli si offre anche, con un sorriso, la possibilità di illudersi di non averla affatto perduta, di averla al contrario donata — e nel frattempo il problema del mutuo sparisce, i debiti si ripianano, i provini vengono superati, i desideri si realizzano. A costui o costei non conviene far mente locale su quanto poco tutto questo costi al suo benefattore, su che razza di inezia sia per lui il gesto con cui si è guadagnato la sua riconoscenza: se la scala economica di riferimento rimane la sua, intorno al suo vendersi tutto risulta grande. Utilizzando il metodo della conversione collaudato in questo articolo ci si può fare un’idea di quanto invece, per le persone che dispongono di un patrimonio a nove zeri, sia insignificante. È la scoperta dell’acqua calda, me ne rendo conto, ma per come stanno andando le cose nel nostro Paese viene il dubbio che la cosa più appariscente di Berlusconi, la più ostentata e indiscussa e incontrovertibile, cioè la sua ricchezza, venga misteriosamente trascurata — e sia sottovalutato l’impatto corruttivo che essa è in grado di produrre sulla nostra vacillante integrità di popolo.
Ah, dimenticavo Balotelli: 6.250 euro al Manchester City per il cartellino (in cinque rate annuali di 1.250 l’una) più altri 937,50 di bonus, e un ingaggio lordo di 2.500 euro all’anno, posso permettermeli anch’io: la Yaris di seconda mano che ho comprato a mio figlio mi costa di più.
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